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I personaggi di G. K. Chesterton: il patriota 1 – Adam Wayne

Autore:
Platania, Marzia
Fonte:
CulturaCattolica.it
L'amore del vero patriota, che non ha condizioni perché è basato sul fatto che la patria è la patria, è indistruttibile, indipendentemente da ogni avvenimento e da ogni sconfitta, ed è inoltre in grado di rispettare le ragioni delle altre nazionalità.

Il personaggio che ci permette di delineare il tipo umano del patriota è Adam Wayne, il protagonista del romanzo “Il Napoleone di Notting Hill", primo romanzo di Chesterton. La Notting Hill del titolo è un piccolo quartiere di Londra. Il soprannome di Napoleone è in parte attribuito al protagonista con pieno merito a causa delle sue imprese militari, d'altra parte contrapponendosi con la sua aura di grandiosità a quella piccola e banale dicitura “'di Notting Hill" introduce fin dal titolo il paradosso su cui è giocato tutto il romanzo. Ne diamo in poche parole la trama. Un re umorista, il cui personaggio analizzeremo in seguito, reintroduce per scherzo, in una Londra del futuro, le municipalità medioevali, dotando ogni quartiere della sua autonomia, di un sindaco e di tutto un complicato sistema di riti, di apparato iconografico e di leggende inventate alla bisogna. In questa situazione scoppia tra Notting Hill e i quartieri di North, South, West Kensington e Bayswater, una guerra originata dal fatto che i sindaci di questi ultimi hanno in cantiere la costruzione di una nuova strada che dovrebbe passare per Notting Hill, distruggendone il cuore, un viottolo di nome Pump Street. (Ci piace vedervi anche un gioco di parole: "Pump" si traduce pompa, come è appunto il cuore, anche se la vicinanza dell'acquedotto giustifica il nome con minor poesia).
Notting Hill, inferiore come forze, vince grazie al suo eroismo e all'abilità strategica del suo condottiero, non prima però che il sentimento patriottico eccitato dagli scontri abbia trasformato in realtà quelle usanze municipali che erano state introdotte per burla, e fino ad allora sopportate con sdegno dai cittadini londinesi.
E' evidentemente un paradosso chiamare patriota non colui che difende la patria intesa come nazione, ma colui che ne difende una fetta minuscola, composta appena di quattro botteghe, un vicolo, le nove strade che vi conducono, l'azienda del gas e la torre dell'acquedotto, inventario con cui si esauriscono i possedimenti che formano Notting Hill, difesa fino alla morte da Adam Wayne.
Ancora più paradossale che il patriota sia tra i personaggi positivi di Chesterton, che fu aspramente pro-boero durante la guerra che contrappose l'Inghilterra ai coloni africani e che non vide mai con favore né l'idea dell'Impero britannico su cui non tramonta mai il sole, polemizzando per questo con Kipling e con i politici dell’epoca, né quelle teorie, in voga al suo tempo, che giustificavano la superiorità inglese con la dottrina delle razze. Qui Chesterton dimostra la sua tempra di fine pensatore, introducendo una distinzione tra due atteggiamenti che sembrano a prima vista uguali, ma sono ad un esame più approfondito addirittura contrari. Da un lato c'è il patriottismo vero, dall'altro un patriottismo deteriore che Chesterton chiama Jingoismo; il Jingoista è colui che esalta la sua patria per questa o quella ragione, perché è grande come un impero o perché è abitata da Germani, razza superiore, ragioni nelle quali fa consistere la sua superiorità rispetto alle altre nazioni. Proprio questo suo essere fondato su ragioni particolari rende però l'amore del Jingoista per la propria patria inferiore a quello del vero patriota, il quale ama la sua patria perché è la patria, perché vi è nato (e parimenti suppone ed ammette che tutti amino la loro patria, poiché vi sono nati). E' un amore inferiore perché non è e non può essere assoluto, dipende da ragioni ed è quindi in balia delle teorie e degli eventi: che accadrà all'amore di colui che ama l'Inghilterra perché germanica se si stabilisse che è invece celtica o latina? E all'amore di colui che ama l'Inghilterra perché è un impero, il giorno che l'Inghilterra dovesse perdere il suo? Se si ama la propria nazione solo perché è la più potente se ne dovrà amare una diversa dalla propria, se risultasse essere più potente. L'amore del vero patriota, che non ha condizioni perché è basato sul fatto che la patria è la patria, è indistruttibile, indipendentemente da ogni avvenimento e da ogni sconfitta, ed è inoltre in grado di rispettare le ragioni delle altre nazionalità. Il vero patriota può così anche parteggiare per i boeri, se essi hanno ragione, anche contro le pretese della propria nazione: chi ama è infatti autorizzato a criticare e correggere.
Sciolto il secondo paradosso, torniamo al primo, quello implicito nel titolo: perché una patria così piccola e poco gloriosa per questo Napoleone inglese? Una esile traccia per risolvere questo interrogativo è contenuta in un articolo di Chesterton intitolato “Il teatrino giocattolo”, in cui il nostro autore loda appunto il teatrino di cartone dell'infanzia perché “riducendo la scala degli eventi esso può introdurre eventi ben più grandi” (GKC, Saggi scelti, pag. 280), mentre
I grandi imperi sono necessariamente prosaici, perché va al di là delle possibilità umane inscenare una epopea su tale vasta scala” (ibidem pag. 281).
La piccolezza della patria di Adam Wayne proietta paradossalmente l'intera vicenda su scala cosmica. Anche il cosmopolita, che rifiuta il concetto di patria come nazione, è nato in una certa via, ha giocato in una certa piazzetta; anche lui avrà portato tutti i suoi giochi sul divano, fingendo che il pavimento fosse il mare e il divano ciò che restava del mondo, perché
I fatti dimostrano chiaramente che il fanciullo è positivamente innamorato dei limiti” (GKC, Autobiografia, pag. 107).
Un quartiere natale è qualcosa che tutti hanno avuto, una patria particolarissima e insieme universale. Al di là del risvolto politico, che qui non ci interessa, fa conto osservare che ciò che definisce il patriota non è solo un certo atteggiamento verso la patria, ma è un certo modo di concepire il mondo. Modo che Chesterton ritiene in accordo alla realtà dei fatti, fruttuoso di risultati e foriero di gioia e di bellezza. Il capitolo intitolato "La condizione mentale di Adam Wayne" ci introduce al vivo del problema. Parlando dei tentativi poetici di Adam Wayne l'autore ci dice:
Quando parla agli uomini la Natura indossa una sua maschera[...] Per un poeta nato tra le colline del Cumberland la Natura sarebbe un paesaggio di rocce disegnate su un orizzonte tempestoso. Per un altro, nato nelle pianure dell’Essex, la Natura sarebbe una distesa di splendide acque e di fulgidi tramonti. Pertanto agli occhi di quel Wayne la natura equivaleva a una fila di tetti color viola e di lampioni giallo limone, il chiaroscuro della città. Esaltare le ombre e i colori della città non gli sembrava buffo, né intelligente; non aveva mai visto altre ombre, né altri colori, sicché li celebrava perché erano ombre, perché erano colori” (GKC, Il Napoleone... pagg. 88-89).