I personaggi di G. K. Chesterton: l’uomo comune 3 – La memoria storica
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La prima caratteristica dell'uomo comune, notiamo è la differenza tra lui e il figlio della rivoluzione industriale: egli costruisce da sé quello che gli serve, e attraverso il lavoro delle proprie mani imprime la propria personalità sul mondo che lo circonda: egli possiede il proprio spazio e gli strumenti della propria sopravvivenza. I suoi rapporti umani sono così determinati più da autentica socievolezza che dalla pratica necessità di procurarsi dei beni o del denaro per procurarsi quegli stessi beni. Dalroy cha non perde occasioni per inventare ballate, sfida spesso i suoi compagni ad una gara poetica, e non a caso una delle prime canzoni di Pump si intitola "Contro i droghieri" ed esalta contro lo spirito capitalista del droghiere interessato solo al guadagno, la calda e fumosa atmosfera dell'osteria, dove ciò che conta è stare insieme e l'oste o qualcun altro offre spesso un giro a tutti.
La seconda caratteristica dell'uomo comune è quella che dà a Pump il suo carattere distintivo e ne fa, a mio giudizio, uno dei più esilaranti personaggi di Chesterton: ed è la conoscenza di quello che potremmo chiamare il folklore locale, se non addirittura la storia locale: Pump conosce tutti i pettegolezzi, tutti gli avvenimenti degni di nota accaduti nello spazio di cinquanta miglia intorno alla sua osteria; sa tutto di tutti. La sua conversazione si riempie così di velati e per gli altri incomprensibili accenni a episodi del passato, che egli dà per scontato che tutti sappiano, cosa che non è. Ogni sua osservazione accende così una curiosità spesso lasciata allegramente inappagata e mille storie degne di essere raccontate affiorano ad ogni passo nella sua conversazione. Il ricordo di tutto ciò che è accaduto, la Storia, riposa tranquillo nella sua memoria, e da questa ricca messe di esperienze egli pesca il materiale per i suoi giudizi e i mille espedienti con cui portare avanti il "volo" della sua amata osteria, spesso traendo fuori dai guai anche il suo impulsivo amico. La fonte della cultura dell'uomo comune non è così la scuola né i libri o i giornali, la sua cultura non è quella di Lord Ivywood “Lord Ivywood aveva la debolezza propria degli uomini che vivono soltanto di libri: egli ignorava non dico il valore di altre fonti di informazione, ma perfino la loro esistenza. Così Pump sapeva che Lord Ivywood lo considerava un perfetto ignorante”. (GKC, L’osteria volante, pag. 65)
Tuttavia Lord Ivywood stesso manca rispetto a Pump di una fondamentale qualità: “L'accortezza di osservare nella loro realtà certe cose che altri generalmente osservano solo nei quadri o di cui sentono solo parlare”. (Ibidem, pag. 66).
La cultura di Pump è così una conoscenza fattuale, operativa. Chesterton lo ha descritto furbo come Pan, dio dei boschi e della natura, Dalroy gli si rivolge dicendogli: “Voi siete assai più saggio di Ulisse”. (Ibidem, pag. 84).
La saggezza dell'uomo comune è saggezza che nasce dalla storia, è il distillato delle esperienze di vita di un intero popolo, è la saggezza dei proverbi e delle tradizioni, che non è svilita rispetto alla cultura dei libri, ma esaltata. E' un ricco deposito da cui si può sempre attingere, anche soltanto un espediente: “Noi abbiamo fatto proprio come la lepre. Siamo ritornati sui nostri passi. Nove volte su dieci è la cosa migliore che nelle nostre circostanze, si possa fare. Il parroco Whitelady faceva sempre così quando gli davano la caccia perché rubava i cani. Io ho seguito le sue tracce: è sempre bene andare dietro ai migliori esempi”. (Ibidem, pag. 80. Non ci è purtroppo dato sapere perché il parroco rubasse i cani).
Un altro episodio emblematico è quello in cui Dalroy sfida Pump e Wimpole, che abbiamo già conosciuto trattando del poeta, in una gara poetica: scrivere una ballata sul perché le strade inglesi siano così tortuose nel loro tracciato. Pump rimane ultimo e viene sollecitato con impazienza dagli altri due “Humprey Pump, che stava scarabocchiando alla luce del fanale, alzò il capo e disse molto avvilito: "Sì, ma ho un enorme svantaggio su di voi. Io SO perché le strade fanno tante curve!". (Ibidem, pag. 328).
La sua canzone inizia: “La strada voltò da prima a sinistra /dove la pietraia di Pinker faceva una spaccatura / il sentiero voltò poi a destra / perché il mastino aveva l'abitudine di mordere / poi a sinistra a motivo dell'altura scivolosa / poi di nuovo a destra...”
E prosegue per tante strofe che gli altri due angosciati da tanta pedantesca precisione, lo interrompono a mezzo. Ogni avvenimento ha lasciato una traccia sul paesaggio, che per gli altri è muto, ma che parla a Pump della storia che lo ha forgiato: una storia che nulla dimentica, tornando indietro fino alla colonizzazione dei Romani, artefici dell'unico pezzo di strada rettilineo; presenza centrale per Chesterton nella storia inglese, perchè segno della appartenenza dell'Inghilterra alla storia europea e quindi alla Europa cristiana, contro le tentazioni dell'insularismo.