I personaggi di G. K. Chesterton: l’ateo 2 – La messinscena della sfida a duello
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La sfida è rivolta a Dio, ed Egli non può essere rappresentato da dei cristiani tiepidi ma solo da uno come MacJan, un uomo determinato dal divino. Uccidendo in duello MacJan, il campione della Cristianità, Turnbull vuole gettare Dio fuori dal mondo. Se Dio deve essere gettato fuori dal mondo, è perché esiste: che quella di Turnbull sia una minaccia e un insulto, più che una reale incredulità lo chiarisce definitivamente un episodio che interviene durante la loro avventurosa fuga in cerca di un luogo che sostenga il peso del loro duello, giudizio che il mondo aborrisce. Esasperato dalle continue interruzioni, Turnbull, uomo di pratico buonsenso, escogita l’idea di travestire il loro duello filosofico da duello romantico, tale da non destare scandalo. Travestito da commerciante, con barba e capelli finti, inizia una discretissima corte ad una fanciulla cristiana, forte e modesta, che può vedere solo in chiesa. MacJan, travestito da malvagio conte finge di insolentirla (ad essere sinceri in modo assai poco convincente) cosicché Turnbull possa sfidarlo a duello senza che nessuno si senta in dovere di intervenire.
Mentre però il giorno fissato si avvicina, Turnbull continua a frequentare la chiesa per vedere la fanciulla di cui si sta innamorando. Essa rimane turbata nel notare che egli non si accosta al sacramento, soprattutto l’ultimo giorno prima di un duello che potrebbe anche essergli fatale. Preoccupata per lui lo invita dolcemente ad approfittare dell’ultima celebrazione. Messo alle strette, irritato dalla fede adamantina della fanciulla, egli si strappa il trucco, svela la messinscena e declama a gran voce il suo credo ateo:
“Ma io non amo Iddio, io non voglio trovarlo. Non credo di trovarlo là dove voi dite. [...] e vi affermo che Iddio è una menzogna e una favola, una maschera[...]”. (GKC, La Sfera e la Croce, pag. 189)
Quando Maddalena Duval obietta con candida fede che Dio esiste ed infatti essa ha toccato il Suo Corpo nell’Eucaristia proprio quella mattina
“Avete toccato un pezzo di pane!”, urlò Turnbull furiosamente.
La ragazza non si lascia però soverchiamente turbare.
“Voi credete che non sia che un pezzo di pane?” domandò Maddalena mentre un leggerissimo tremito le agitava le labbra.
“So che non è che un pezzo di pane.”
Ella ebbe un franco sorriso e gli domandò: “E allora perché rifiutate di mangiarlo?”. (Ibidem, pag. 191)
Turnbull alquanto scosso tace ed essa incalza con candida logica e fa notare che egli non aveva motivo di rifiutare di condurre fino in fondo la sua recita, profanando l’altare, se realmente lo credeva vuoto; e che non c’era motivo di indietreggiare così furiosamente davanti alla richiesta di mangiare un pezzo di pane, se lo si ritiene realmente solo un pezzo di pane.
“Voi piombate qui, voi e il vostro MacJan, e vi mettete delle barbe e dei capelli falsi per battervi. Voi asserite di essere un viaggiatore di commercio francese; il povero MacJan è costretto a travestirsi da nobile gaudente senza patria. Il vostro piano riesce; vi provocate in modo convincentissimo; organizzate un duello proprio rispettabile: quel duello che da tanto tempo state cercando deve avvenire domani in condizioni di sicurezza e di sincerità assolute. E poi, voi strappate la vostra parrucca, distruggete il vostro piano e abbandonate il vostro compagno, solamente perché io vi domando di entrare in un edificio e di mangiare un pezzetto di pane? E osate affermare che non c’è nessuno al di sopra di noi? E giurate di esser certo che non c’è nulla su quell’altare che voi fuggite?”. (Ibidem, pagg. 191-192).