Il CALENDARIO DEL MARCIAPIEDAIO: un manuale elettronico per la formazione permanente degli adulti
La questione che ci poniamo è importante. Chi è il Marciapiedaio?Il Marciapiedaio è IL SOGGETTO PORTATORE DELLA CULTURA POPOLARE EUROPEA CON RADICI CRISTIANE, la tipologia di persona che siamo e che vogliamo meglio conoscere e riscoprire proprio oggi, in un contesto culturale che, seguendo la linea di tendenza fondamentale dell’età moderna, la vorrebbe superare negandola e proponendoci una visione dell'uomo che rinuncia consapevolmente alla sua storia cristiana e greco-giudaica.
L’allusione al marciapiede sta a significare l’attenzione ai problemi della quotidianità, la concretezza, l’esperienza immediata della bellezza e della solidarietà umana, l’ammirazione/diffidenza per le elaborazioni teoriche e scientifiche degli uomini dell’accademia.
Il marciapiedaio, infatti, è molto attento alla ricerca scientifica e filosofica più alte, ma nello stesso tempo ne prende le distanze quando non ne coglie tutta la pregnanza e la ricaduta sulla vita di tutti i giorni.
Il marciapiedaio è attento alla dimensione religiosa della vita (dipendenza da Dio e affermazione di un senso di tutte le cose), ma la vede soprattutto in quei personaggi storici che la realizzano in forma profetica nella loro esperienza.
Il marciapiedaio cerca dei maestri non degli intellettuali, persone cioè che non si affidano alla forza delle istituzioni e all’elaborazione della dottrina per affermare la loro autorità.
Detto in altri termini il marciapiedaio è LA VERSIONE POPOLARE DELL'UOMO EUROPEO DI CULTURA secondo la definizione di cultura data dal vocabolario Treccani:
“s. f. [dal lat. cultura, der. di colere «coltivare», part. pass. cultus]. – 1. a. L’insieme delle cognizioni intellettuali che una persona ha acquisito attraverso lo studio e l’esperienza, rielaborandole peraltro con un personale e profondo ripensamento così da convertire le nozioni da semplice erudizione in elemento costitutivo della sua personalità morale, della sua spiritualità e del suo gusto estetico, e, in breve, nella consapevolezza di sé e del proprio mondo”.
Il marciapiedaio cioè è un soggetto che si radica in modo talvolta inconsapevole, più attraverso la sua esperienza e partecipazione popolare che non le sue letture più o meno raffinate e aggiornate, nelle radici storiche e filosofiche della cultura europea.
Le radici
Il marciapiedaio (l'uomo della civiltà europea occidentale) viene da molto lontano e probabilmente supererà le continue crisi in cui versa la nostra epoca.
Le sue radici storico-teoriche sono di lungo periodo e possono permanere in modo sotterraneo, come i fiumi del Carso, anche dentro società ed esperienze ad esse ostili.
Quella che chiamiamo normalmente cultura popolare (musica, storia, devozione popolare, dialetti, canzonette, ecc..) è il suo abituale contesto di vita, da cui assimila le conoscenze e le emozioni di cui ha bisogno.
Tali radici sono: a) la ragione, b) la concezione dell'uomo come persona, c) l'atteggiamento scientifico–tecnologico, d) l'esperienza della memoria storica come punto di partenza per la progettazione del futuro, e) l’esperienza della bellezza come armonia e f) l'esperienza del bene come più alta realizzazione di sé in uno Stato costruito sul diritto naturale e rispettoso dei diritti dell'uomo e dei vari gruppi sociali che lo abitano.
Tali radici hanno trovato nella storia la possibilità di meglio caratterizzarsi, di integrarsi secondo modalità molto diverse, di animare esperienze molto varie, assumendo così molteplici determinazioni. Esse, perciò, non sono da assolutizzare, né da intendere come affermazioni valoriali da usare per giudicare altre esperienze come inferiori.
Sono infatti radici che determinano un campo di esperienza, la cui fecondità storica non si è spenta, ma di cui è ancora vivo anche il ricordo dei più brucianti fallimenti.
Occorre perciò far tesoro delle lezioni della storia, cercando di leggere in essa le principali vicende che il marciapiedaio (cioè il nostro uomo europeo occidentale) ha vissuto per trarne le dovute indicazioni per il presente e per il futuro.
Questo Calendario/Almanacco ha perciò una duplice valenza. Da un lato vuole offrire il risultato di un'esperienza di ricerca durata una vita, prima scolastica e poi professionale da insegnante di Storia e Filosofia, in modo ordinato e sintetico; dall'altro vuole individuare il bagaglio culturale necessario oggi per muoversi nel cambio di civiltà in una situazione nuova caratterizzata da una cultura che cerca di azzerare la memoria e di svalutare il tentativo di risposta che l'uomo europeo e occidentale ha dato mentre costruiva una civiltà che fino a qualche anno fa' si presentava (e lo era veramente) come tra le più alte mai costruite.
Quella che stiamo vivendo è una società caratterizzata da punti forti di esperienza:
- l'umanesimo europeo cristiano (uomo come persona non individuo né classe),
- gli stati di diritto e le istituzioni internazionali,
- la dinamicità del libero mercato,
- la consapevolezza della storicità dei valori pur nell'affermazione dell'universalità della verità,
- le grandi sintesi del pensiero liberale e socialista,
- le conquiste della scienza e della tecnica,
- la possibilità di controllare lo spirito umano per portarlo a traguardi di felicità attraverso tecniche psicologiche e sociologiche,
- le grandi realizzazioni spirituali del Cristianesimo e delle religioni.
Ma è anche caratterizzata dall'impossibilità di dare una fondazione razionale a tali valori. Stiamo vivendo un tempo, non sappiamo quanto lungo, di progressivo e veloce disgregamento delle visioni del mondo, nel quale però gli elementi costitutivi in campo cercano nuove sintesi entro le quali conservare e potenziare il valore che ci avevano fatto intravedere: il meglio di tutto quello che l'uomo occidentale ha saputo realizzare anche attraverso il confronto con le altre civiltà, che si presentano più chiare al nostro sguardo in seguito al fenomeno ambivalente della globalizzazione.
E' quindi molto chiaro che non è più tempo di rifiutare o accettare in toto ma di fare un'attenta opera di discernimento capace di trattenere il buono all'interno di nuove sintesi, anche quando il disgregarsi del vecchio ti sembra così determinante e rilevante da farti perdere la speranza di poterne uscire e da farti credere di essere inserito in un processo irreversibile cui è inutile cercare di mettere un freno.
Sto pensando concretamente all'incapacità del sistema istituzionale mondiale (ONU, ecc..) di limitare i danni (guerre varie anche per l’accaparramento di materie prime) fatti dall'economia capitalistica finanziarizzata (multinazionali e grande finanza internazionale soprattutto) nella sua espansione globale o anche all'impossibilità di realizzare la compatibilità tra sviluppo economico e difesa della natura e dell'ambiente, oppure alla mancanza di energia con la quale gli stati e le istituzioni mondiali affrontano il problema degli squilibri che portano una parte grande degli uomini a vivere in condizioni di assoluta miseria e una parte molto più piccola di essi a disporre di mezzi enormi e di ricchezze smisurate, senza che neppure venga in mente di modificare lo stile di vita di tutti; oppure infine all'indebolimento, fino alla distruzione, di quelle esperienze come la famiglia e la Chiesa, che avevano rappresentato (e possono rappresentare ancora) un luogo di educazione fondamentale per l'uomo occidentale.
Un simile atteggiamento di discernimento per realizzarsi concretamente richiede due elementi, che sono offerti dal Calendario/Almanacco:
a) innanzitutto una capacità di memoria, una volontà di mantenere ciò che nel passato ci ha testimoniato qualche aspetto di vero, di bene, di giusto, di bello nella consapevolezza che nulla si deve perdere se lo coltiviamo nella nostra memoria, perché rappresenta il punto di riferimento al quale aggrapparci e sul quale costruire le "cose nuove" (Rerum novarum diceva il papa Leone XIII nel lontano 1891 in piena rivoluzione industriale) che sono destinate a svelarci i nuovi orizzonti cui tutti aspiriamo;
b) ma è anche necessario scegliere i contenuti della memoria e perciò avere criteri ben definiti, una "filosofia" capace di sottoporre a critica il pensiero diffuso dominante che invece determina in modo integrale la nostra vita se noi lo lasciamo svolgere secondo i ritmi e i contenuti che ci investono in una quantità tale da impedirci di riflettere sulla loro qualità.
Occorre cioè imparare a fare un lavoro culturale quotidiano sulla qualità delle informazioni ricevute, della memoria da acquisire e dei valori per i quali vivere.