Siamo solo noi - Vasco Rossi
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Questa emblematica canzone di Vasco Rossi costituisce a ben guardare una provocante fotografia della condizione esistenziale di molti giovani di oggi e ancor più un'espressione schietta dello stato d'animo di molti altri ancora. Essa dovrebbe farci riflettere.
Appare chiaro lo stato di solitudine, di non senso, di abbandono, di violenza, di ripiegamento su se stessi che caratterizza questo stato di vita. È la conseguenza della negazione di ogni reale possibilità di risposta agli interrogativi umani.
Due poesie, una di Pascoli e l'altra di Pavese, ci aiutano a comprendere meglio queste osservazioni.
"Fratello, ti do noia se parlo?"
"Parla: non posso prender sonno". "Io sento
rodere, appena..." "Sarà forse un tarlo..."
"Fratello, l'hai sentito ora un lamento
lungo, nel buio?" "Sarà forse un cane..."
"C'è gente all'uscio..." "Sarà forse il vento..."
"Odo due voci piane piane piane..."
"Forse è la pioggia che viene giù bel bello".
"Senti quei tocchi?" "Sono le campane".
"Suonano a morto? suonano a martello?"
"Forse..." "Ho paura..." "Anch'io". "Credo che tuoni:
come faremo?" "Non lo so, fratello:
stammi vicino: stiamo in pace: buoni".
"Io parlo ancora, se tu sei contento.
Ricordi, quando per la serratura
veniva lume?" "Ed ora il lume è spento".
"Anche a que'tempi noi s'avea paura:
sì, ma non tanta" "Or nulla ci conforta,
e siamo soli nella notte oscura".
"Essa era là, di là di quella porta;
e se n'udiva un mormorìo fugace,
di quando in quando". "Ed or la mamma è morta".
"Ricordi? Allora non si stava in pace
tanto, tra noi..." "Noi siamo ora più buoni..."
"ora che non c'è più chi si compiace
di noi..." "che non c'è più chi ci perdoni" (Giovanni Pascoli, I due orfani, dai Primi poemetti).
"Qui è tutta la sorgente etica del pascoli. Nel grande enigma di una vita di cui non si conosce il senso il terribile frutto è la solitudine, e nella solitudine la paura. L'unico rimedio è stare vicini gli uni agli altri: siamo più buoni. Di che cosa si avrebbe bisogno? Di perdono. È l'esigenza che l'essere, il reale sia perdono - questa è un'intuizione veramente eccezionale" (Le mie letture, p. 47).
La solitudine è comunque la grande conseguenza della negazione della Presenza, del Mistero come presenza enigmatica ma amica, di un Tu buono su cui ultimamente si fondi la speranza e la possibilità di un destino per sé e per gli altri.
È quello che troviamo nella poesia di Cesare Pavese:
"Tu sei come una terra
che nessuno ha mai detto.
Tu non attendi nulla
se non la parola
che sgorgherà dal fondo
come un frutto tra i rami.
C'è un vento che ti giunge.
Cose secche e rimorte
t'ingombrano e vanno nel vento.
Membra e parole antiche.
Tu tremi nell'estate".
Subito, ecco la opzione negativa: "tu sei come una terra che nessuno ha mai detto". In realtà ci sei, dunque dipendi da qualcosa di Ultimo; per negarlo, devi rinnegare questo "Tu" - che è la parola più secondo natura emergente dalla profondità delle tue origini. Ed è rinnegare la natura dire: "Tu non attendi nulla".
Così non c'è per te nessuna cosa vivente: "cose secche e rimorte", foglie senza rami e senza tronco, secondo l'idea biblica del salmo, per cui per l'uomo senza Dio tutto è polvere, ogni granello è puramente giustapposto all'altro, senza nesso. "Membra e parole antiche": non un corpo, non un discorso - tutto arriva da un vortice precedente, senza senso.
Ed ecco la contraddizione che macina tutto, il turbine ininterrotto dell'abisso: "tu tremi nell'estate". L'estate è calda, e tu hai freddo, tremi, non puoi agire, costruire. L'unico calore, infatti, che può rendere costruzione il passato nel presente, è il riconoscimento di una pienezza di intelligenza e di amore, di "significato" in quel "fondo da cui sgorghi", così come esige la totalità dello sguardo della umana coscienza.
Testo della canzone
Siamo solo noi che andiamo a letto la mattina presto
e ci svegliamo con il mal di testa
siamo solo noi che non abbiamo vita regolare
che non ci sappiamo limitare, siamo solo noi
che non abbiamo più rispetto per niente neanche per la mente
siamo solo noi quelli che poi muoiono presto
quelli che però è lo stesso.
Siamo solo noi che non abbiamo più niente da dire
dobbiamo solo vomitare
siamo solo noi che non vi stiamo neanche più ad ascoltare
siamo solo noi quelli che non hanno più rispetto per niente
neanche per la gente
siamo solo noi quelli che ormai non credono più a niente
e li fregano sempre.
Siamo solo noi che tra demonio e santità è lo stesso
basta che ci sia posto
siamo solo noi quelli che facciamo colazione anche con un toast, del resto,
siamo solo noi quelli che non han più voglia di far niente,
rubano solamente,
siamo solo noi generazione di sconvolti
che non ha più santi nè eroi...
Siamo solo noi!!!