“Il Cavallo Rosso” di E. Corti – Sintesi della trama 1
La storia del romanzo ricopre un arco temporale che si sviluppa tra il 1940 e il 1974; essa attraversa così i grandi avvenimenti che in quegli anni hanno sconvolto il mondo.- Autore:
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La storia del romanzo ricopre un arco temporale che si sviluppa tra il 1940 e il 1974; essa attraversa così i grandi avvenimenti che in quegli anni hanno sconvolto il mondo. Il nucleo principale del racconto è formato dai Riva, una famiglia di industriali cattolici che vive a Nomana, nel cuore della Brianza. La famiglia Riva è composta dal pater familias Gerardo, dalla madre Giulia, da Manno, il cugino che essendo rimasto orfano vive con loro, e dai 7 figli: Francesca, Ambrogio, Pino, Fortunato, Alma, Rodolfo e Giuditta. Le vicende personali di questi personaggi si intrecciano poi con quelle degli amici più cari, tra cui Michele, Stefano, Pierello e Luca, le loro fidanzate e famiglie e alcuni personaggi storici come don Carlo Gnocchi, padre Gemelli e Togliatti.
La narrazione si apre con una scena agreste ambientata nella campagna della Nomanella, piccola frazione alle porte di Nomana. Siamo alla fine del maggio 1940; il diciannovenne Stefano Giovenzana e suo padre Ferrante, contadini, stanno finendo di falciare il prato. Stefano aspetta intanto l’arrivo dell’amico Ambrogio Riva, che sta tornando in anticipo per le vacanze estive dal collegio S. Carlo di Milano a causa della minaccia della guerra che incombe sull’Italia. Di lì a poco, infatti, il destino di questi ragazzi e di tutti gli altri personaggi del romanzo sarà sconvolto dall’entrata in guerra dell’Italia; questo avvenimento, sulle tracce dei giovani briantei impegnati sui diversi fronti del conflitto mondiale, condurrà da questo momento in poi la narrazione.
Stefano Giovenzana entra a far parte di uno dei reggimenti più prestigiosi dell’esercito, il Terzo reggimento bersaglieri, e viene mandato sul fronte russo; Ambrogio invece, essendo studente, viene momentaneamente risparmiato. Ha tempo, dopo le vacanze estive, di trascorrere qualche mese all’Università Cattolica di Milano, facoltà di Economia, insieme all’amico e compagno di collegio Michele Tintori, che sceglie di frequentare Giurisprudenza. A febbraio però riceve anch’egli la cartolina di richiamo alle armi: entra a far parte dell’Ottavo Reggimento Artiglieria Pasubio e parte per il fronte russo nel giugno del 1942.
Tornando alla famiglia Giovenzana, ad essa appartengono anche due delle figure femminili di maggior carica espressiva del romanzo: la mamma Lucia (nel romanzo spesso chiamata, in dialetto, mamm Lusìa) e la sorella maggiore di Stefano, Giustina.
I nomi di molti personaggi del romanzo, e soprattutto le loro storie, sono veritieri. Un esempio è Stefano Giovenzana: per questo personaggio, l’autore si è ispirato a una famiglia di contadini che abitava alla Besanella, nel romanzo trasformato in Nomanella (il cognome Giovenzana è stato invece conservato uguale). Il figlio ha fatto veramente parte del Terzo reggimento bersaglieri ed è, come accadrà a Stefano in una delle pagine più commoventi del libro, veramente scomparso nella ritirata sul fronte russo. Anche la sorella Giustina, nella realtà Dina, è realmente esistita: la sua descrizione, come quella dei genitori Ferrante e Lucia (nella vita reale Piero e Marcellina) è il più fedele possibile alla realtà. La ragazza morì realmente di tisi prima della fine della guerra, e il suo fidanzato, nel romanzo Luca Sambruna, continuò ad andare a trovare ogni domenica i genitori di lei alla cascina della Besanella/Nomanella.
Luca Sambruna è uno dei protagonisti del romanzo, la cui figura è ispirata a due persone reali del paese di Corti: un contadino, poi alpino, morto al fronte russo, e un giovane operaio, Umberto Terenghi. Ne Il cavallo rosso, Luca lavora come meccanico nella ditta dei Riva ed è fidanzato con la sorella di Stefano, Giustina. Al richiamo alle armi, egli viene arruolato nel corpo degli alpini della Tridentina, divisione Morbegno, con le nappine bianche, famosi per annoverare tra i cappellani don Carlo Gnocchi.
Nell’opera di Corti non viene raccontata una Brianza totalmente contadina. Come in quella reale, infatti, in essa coesistono pacificamente le tracce del passato agricolo e le fabbriche: “[…] questo è un romanzo della vita in un mondo industrializzato”, avverte l’autore; “l’antica realtà contadina, comunque, si faceva sentire ancora, soprattutto nella mentalità della gente”.