Eugenio Corti - L’opera 4 - Un testimone senza compromessi

«Il mancato riconoscimento da parte della “repubblica delle lettere” non mi tocca affatto, perché il mio vero premio l’ho già ricevuto in anticipo: la vita, di cui godo ogni giorno»
Autore:
Giacomino, Giovanna
Fonte:
CulturaCattolica.it

Essendo un cantastorie cristiano, poi, Corti inizia le sue prime due opere rivolgendosi alla Madonna perché, constata, “credo che nessuna storia umana, soprattutto se è storia di prove e sofferenze – è il caso delle mie opere “I più non ritornano” e “Gli ultimi soldati del re” – possa essere raccontata senza un richiamo di partenza alla Madre lasciataci dal Signore in croce”. (1) Questa centralità della Madre celeste non è però condivisa da tutti; le ragioni commerciali, anzi, spesso ne inducono la censura:
“Nel 1993 ho presentato a un’importante casa editrice il dattiloscritto de “Gli ultimi soldati del re”. Dopo l’esame del testo, un funzionario mi ha comunicato che il giudizio era “decisamente positivo”, ma che l’opera sarebbe stata accettata solo a condizione che ne togliessi due brani troppo scopertamente cattolici, i quali “avrebbero scontentato i possibili lettori laici”: uno era la dedica alla Madonna. Ovviamente ho ritirato il dattiloscritto e l’ho offerto alla più piccola ma anche più intelligente casa editrice Ares, che volentieri l’ha accolto”. (2)
Eugenio Corti non ha dubbi, e anche di fronte alle perplessità della risoluta moglie Vanda, che avanza dei dubbi sulla decisione di trascurare tanti potenziali lettori che avrebbero comunque potuto trarre dall’opera delle idee corrette sulla nostra storia recente, egli ribadisce che “non posso far torto a mia Madre, neanche per dare testimonianza”. (3) Deciso, prosegue nella propria battaglia per la verità, anche se questo significa continuare a trovarsi contro chi gestisce la vita culturale italiana, perché “quando mi presenterò nel mondo “di là”, l’unico attestato positivo che potrò portare con me sarà di avere combattuto per il Regno: magari male, ma senza compromessi, neanche piccoli”. (4) Del resto, se gli si chiede di ripercorrere i giorni della propria esistenza, egli non appare né stanco né sfiduciato da questa situazione, ma al contrario risponde:
“Dalla sacca mi sono salvato, non sono rimasto là sulla neve cadavere come tanti miei compagni: in tal modo mi è stata data un’intera vita da vivere. Con le sue sofferenze, certo, ma anche con i suoi doni, alcuni davvero grandi, come l’amore, la famiglia, certe amicizie sincere, la nobile esaltazione che accompagna il lavoro creativo. Ѐ per questo che il mancato riconoscimento da parte della “repubblica delle lettere” non mi tocca affatto, perché il mio vero premio l’ho già ricevuto in anticipo: la vita, di cui godo ogni giorno”. (5)

NOTE
1. P. Scaglione, Parole scolpite…, op. cit., p. 54
2. Ibidem
3. Ibidem
4. Ibidem
5. Ibi, p. 80