“Il Cavallo Rosso” di E. Corti - Manno Riva

Manno è convinto per tutta la sua vita che il Signore gli abbia dato un compito.
Autore:
Tressoldi, Alessia
Fonte:
CulturaCattolica.it

Manno vive dagli zii Gerardo e Giulia Riva perché rimasto orfano quand’era ancora piccolo. E’ un ragazzo molto intelligente e sensibile, soprattutto alla bellezza della cultura greca, alla quale paragona molto spesso la realtà in cui vive. Studente di architettura, all’inizio del romanzo si trova a Pesaro alla scuola ufficiali d’artiglieria. Segue i ragazzi dell’oratorio, a cui fa catechismo insieme a don Mario. E’ il primo ad essere chiamato alle armi, visto che è il maggiore dei fratelli Riva.
Quando giunge la notizia dell’entrata in guerra, Manno viene spedito in Africa, sul fronte libico. Il 6 maggio 1943 le truppe italiane cessano il fuoco contro gli Alleati, che il giorno dopo conquistano le città di Le Kram e Tunisi. Manno scappa insieme ad altri sette compagni con una barca, destinazione Sicilia. Dopo un viaggio colmo di rischi, arrivano all’isola, dove vengono accolti dalle truppe italiane. Dopo essersi presentato al comando di Piacenza, avendo dei giorni di licenza, Manno decide di fare visita al cugino Ambrogio, che sta soggiornando per un periodo di convalescenza a Riccione, dopodichè si reca a Nomana.
In paese vi è un’enorme quantità di sfollati, tra cui anche la nipote della signora Eleonora, che abita a I Dragoni: Colomba. Scoppia l’amore tra i due, tanto che in poche settimane si fidanzano. Ma Manno è presto spedito in Grecia. Nell’incontro prima della partenza, Ambrogio percepisce che quella è l’ultima volta che vedrà suo cugino.
E’ il 4 settembre 1943. Manno sbarca a Porto Edda. I militari in Albania vivono da insabbiati, non c’è molto da fare e così egli passa le giornate esplorando quella parte di territorio e facendo esercitare il proprio squadrone, per non lasciarsi trovare impreparato. In Albania ci sono partigiani nazionalisti, comunisti e ballisti.
L’8 settembre, in seguito all’armistizio, gli Italiani si ritrovano sia i Tedeschi che i partigiani contro. Hitler comanda che non vi siano prigionieri: anche gli ufficiali vanno giustiziati. Manno e gli altri Italiani si trovano vicino al porto, quindi sono i primi ad essere rimpatriati, dopo alcune settimane di attesa in Albania. Arrivano al porto di Brindisi, dove si è instaurato il governo, con il re, il principe e Badoglio. Gli italiani rimasti in Albania vengono uccisi nella battaglia di Corfù.
Il 20 ottobre il governo legittimo italiano dichiara guerra alla Germania. Manno organizza con dei volontari il “Primo raggruppamento motorizzato” italiano, in linea nel settore della Quinta armata americana. Si trovano nella zona di Montelungo, uno degli avamposti di Montecassino. Alle prime luci del giorno 8 novembre 1943 inizia la battaglia. Manno perde l’uso delle mani nel momento in cui gli scoppia accanto un ordigno mentre sta risalendo a mani nude la montagna. Ma non si dà tregua e continua a condurre il suo plotone, che senza di lui sarebbe perduto: è la loro bandiera. All’ennesimo ordine di avanzata Manno esce allo scoperto con i suoi urlando: “Savoia! Savoia!” e improvvisamente si accascia al suolo colpito da una raffica. Sente un fruscio e spalancando gli occhi vede il suo angelo custode.
Manno è convinto per tutta la sua vita che il Signore gli abbia dato un compito. Vacilla nel momento in cui perde l’uso delle sue mani, perché non riesce a capire come possa essere strumento della Provvidenza senza le mani. Gli si fa chiaro nel momento in cui accasciato al suolo capisce che sta per morire. Lui è una bandiera: la Provvidenza l’ha destinato a collaborare all’inizio della risalita, al recupero dell’Italia dalla palude. Negli ultimi attimi di coscienza ringrazia Iddio per questo compito così grande. In seguito, grazie anche alla sua azione si formerà il Corpo Italiano di Liberazione.
La notizia della morte di Manno avvenuta nel novembre 1943 giungerà tramite Luca (che si trova in quel periodo a Brindisi per alcune commissioni) solo alla fine della guerra, nel 1945, a un anno e mezzo dalla sua morte.