“Il Cavallo Rosso” di E. Corti – Pierello Valli 2
Pierello giunge trepidante a casa. Passando di fronte all’immagine della Beata Vergine di Caravaggio ha la cognizione che il suo ritorno sia legato al pregare instancabile della madre di fronte a quella nicchia.- Autore:
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Una sera, mentre i prigionieri riposano in un capanno accanto alla strada principale, Pierello e Tadeusz incontrano Edvige, una deportata polacca del podere Hufenbach. Lei racconta allora la triste storia che l’ha portata ad abbandonare la signora e i suoi figli lungo la strada. Tadeusz e Pierello decidono di fuggire e di andare a recuperare la vedova. La trovano insieme ai suoi figli nel punto in cui Edvige li aveva lasciati. Dopo varie peripezie per fuggire ai controlli trovano la famiglia Hufenbach e camuffati si incolonnano insieme agli altri profughi diretti alla laguna di Koenigsberg. Arrivano alla Vistola il 2 febbraio 1944, dove vengono accolti da un servizio per l’assistenza dei profughi ben organizzato. Pur essendo la vedova protestante, ringrazia insieme a Pierello la Madonna di Czestochowa, alla quale il soldato si era affidato all’inizio del viaggio. Nel frattempo in Germania gli aerei anglo-americani stanno scardinando la linea ferroviaria.
Con la fine della guerra, grazie al lavoro della Commissione Pontificia, Pierello rientra a Nomana. Sulla strada del ritorno a casa c’è anche il tempo per analizzare la situazione verificatasi a Praga, con la rivolta degli Ungheresi contro i Tedeschi, che per liberare le strade si erano messi a sparare sulla popolazione.
Arriva a Lodosa, frazione di Nomana. Pierello giunge trepidante a casa, dove incontra per strada la sua sorellina di sei anni. Passando di fronte all’immagine della Beata Vergine di Caravaggio ha la cognizione che il suo ritorno sia legato al pregare instancabile della madre di fronte a quella nicchia.
Riinizia così la vita che aveva lasciato quattro anni prima. Rientra a lavorare alla ferriera di Sesto, si innamora della Luisina e così l’autore con un salto di trent’anni ce lo fa rincontrare nel 1974. Pierello si è sposato con la Luisina e ha avuto tre figli: due figlie e un figlio, Taddeo. Attraverso la storia di quest’ultimo ci viene presentata la situazione giovanile di quegli anni. Infatti Taddeo, chiamato così in nome della profonda amicizia dell’ex-soldato con il prigioniero polacco Tadeusz, è una testa calda. Nonostante ciò che ha vissuto e visto il padre, decide di schierarsi con il Partito comunista ed è uno dei capi delle rivolte studentesche in atto in quegli anni.
“Cosa diavolo stava succedendo in fin dei conti, si può sapere? Dopo la guerra il benessere di tutti era cresciuto, il popolo, gli operai, erano arrivati – lavorando sodo, si capisce, e sacrificandosi - ad avere l’appartamento e la macchina, e potevano mandare i loro figli all’università: tutte cose un tempo assolutamente impensabili. La gente avrebbe dovuto essere contenta, avere finalmente il cuore in pace, e invece… Non solo succedeva che i figli si ribellavano ai genitori e alle istituzioni, come il suo Taddeo, ma la più parte della gente anziché contenta sembrava diventata più rabbiosa. Volevano sempre di più, e sempre più presto, e lavorando di meno…Ci s’erano messi senza misericordia anche i sindacati: da quando quelli cristiani e quelli rossi si erano collegati insieme, prendevano le imprese per il collo in una maniera tale che le cose dovevano finire male per forza… E infatti molte fabbriche, pur seguitando ad alzare i loro prezzi per pagare quelle paghe incessantemente crescenti, non ce la facevano più, e chiedevano soldi al governo per tirare avanti, e più d’una chiudeva: avevano chiuso la vecchia filatura sul Lambro dove un tempo lavorava sua moglie Luisina, e anche il nuovo salumificio di Nomana, mentre altre fabbriche – come la Motta a Milano – erano occupate in permanenza dagli operai che seguitavano a fare cortei. “ Dovevate avere criterio quando era il momento, invece di fare i cortei adesso” pensò Pierello. Ma cos’è che stava succedendo infine? Possibile che gli uomini non dovessero mai, proprio mai, aver pace? ”. (E. Corti, Il cavallo rosso, pag.1254).