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Corti, Eugenio - «Io ritornerò» Lettere dalla Russia 1942-1943

Fonte:
CulturaCattolica.it
Edizioni Ares, € 14,00
A cura di Alessandro Rivali

Ho conosciuto personalmente e apprezzato Eugenio Corti, certo per la bellezza di quanto ha scritto, in particolare il «Cavallo rosso», ma tutta la sua opera (e ho ricordi personali indimenticabili), ma soprattutto per la sua capacità di amicizia e di ascolto.
Tutte le volte che lo ho incontrato mi ha sempre stupito la sua curiosità, il suo interesse per quanto facevo, il lavoro sul sito CulturaCattolica.it, le scelte pastorali, la mia destinazione da Brugherio a San Marino.
E sono lieto di poter invitare tutti a leggere le sue «Lettere dalla Russia 1942-1943», perché sarà l'esperienza di un incontro. L'incontro con un uomo che dalla fede profonda ha acquistato una passione per la vita e un impegno per la verità e l'umanità, ogni umanità, con partecipazione e compassione.
Leggendo queste pagine (che aiutano a comprendere come il suo capolavoro, «Il cavallo rosso», nasce dalla vita vissuta e dalla drammatica esperienza della guerra) ci si accorge di quanto vero sia stata l'affermazione di Giovanni Paolo II nella sua «Lettera agli artisti», quando affermava che la prima opera d'arte è la vita stessa dell'artista.
Leggendo questa lettera al padre in occasione del compimento dei suoi 21 anni, si riesce a intravvedere la statura umana, oltre che artistica, di Eugenio.

«Mi pare di sentire ancora le parole che tu papà mi dicesti il giorno in cui ti comunicai che dovevo andare soldato (una sera di Febbraio, ero appena tornato dall’Università, tu eri al tuo tavolo, nello studio): “Con questo tu cessi di essere un ragazzo, diventi un uomo: ricordatelo!”. E io ho sorriso, come sempre. Quante volte ti sei inquietato per questo mio modo di fare! Dicevi che prendevo tutto alla leggera. Non è vero: io sono sempre tranquillo, papà, perché sono preparato per la vita, così semplicemente. Gli anni che ho passato in Collegio non li ho persi. E vado incontro al futuro serenamente. Se esser uomo vuol dire essere pronto per la vita, è già molto tempo, papà, che io sono un uomo. Da quando? Non lo so nemmeno io. Questo te lo dico oggi, papà, giorno in cui, avendo compiuto i ventun anni, sono uomo anche secondo la legge.
Ma non per questo cambierò. Se presto, volendo il Cielo, sarò Ufficiale, e potrò avere nelle mie mani la sorte di molte vite e di molte famiglie quindi, io non cambierò: ho sempre davanti a me la frase del Vangelo: “Se non diventerete tutti come questi fanciulli, non entrerete nel regno dei Cieli!”» (lettera del 18 gennaio 1942).