Eugenio Corti - La vita 4 - Il ritorno a casa e le prime opere (1945-1972)

A causa del proprio ragionato anticomunismo, lo scrittore cattolico rimarrà escluso dai grandi mezzi della comunicazione di massa e “ostacolato, in modo sistematico e mal dissimulato, dalla grande stampa e dal mondo della cultura, a quel tempo ormai fortemente orientati a sinistra”.
Autore:
Giacomino, Giovanna
Fonte:
CulturaCattolica.it

Nell’autunno del 1947, nonostante l’interesse per la giurisprudenza fosse ormai del tutto svanito, Eugenio Corti ottiene la laurea, a cui segue nel giugno dello stesso anno la pubblicazione presso Garzanti del diario della ritirata di Russia. Si tratta de “I più non ritornano”, suo “primo, dolorosissimo libro, scritto con l’intento di far conoscere e odiare la guerra” (1)
Subito dopo la laurea, Corti inizia la stesura del suo secondo libro, che narra le vicende della guerra di liberazione in Italia. Il libro uscirà nel 1951 con un titolo, “I poveri cristi”, che si rivela provvisorio; il lavoro verrà infatti ripreso e pubblicato nella versione definitiva nel 1994, con il titolo “Gli ultimi soldati del re”.
Nel frattempo, però, lo scrittore comincia a lavorare per la ditta paterna, pur non amando tale lavoro. Vuole infatti guadagnare uno stipendio per poter sposare Vanda, la bella ragazza umbra conosciuta nel giorno del suo ultimo esame all’università e che gli rimarrà accanto per tutta la vita. Di questo lavoro all’interno del settore amministrativo, Corti dice: “Me la cavavo malissimo: ho sempre operato molto mediocremente, perché non avevo il cuore a quelle cose…” (2). E' il 1951; Corti continuerà a lavorare presso la ditta paterna per una decina d’anni, attraversando un periodo di grave crisi della stessa.
In questi anni di lavoro, Corti si dedica ad un approfondito studio teorico e storico del comunismo: uniti alla sua personale esperienza in terra sovietica, questi studi gli permetteranno di capire cosa stia esattamente accadendo in Russia. Dopo aver reso conto delle vicende vissute in guerra, scrive Paola Scaglione, ora “lo scrittore porta avanti la propria lotta per la verità indicando gli orrori perpetrati nell’attuazione delle teorie marxiste”. (3). Frutto di questi studi sarà la tragedia “Processo e morte di Stalin”, opera teatrale scritta tra il 1960 e il 1961 e rappresentata nel 1962 al Teatro della Cometa di Roma. A partire da questo momento, a causa del proprio ragionato anticomunismo, lo scrittore cattolico rimarrà escluso dai grandi mezzi della comunicazione di massa e “ostacolato, in modo sistematico e mal dissimulato, dalla grande stampa e dal mondo della cultura, a quel tempo ormai fortemente orientati a sinistra”. (4)
Intanto matura il progetto di un romanzo che comprenda l’esperienza della sua generazione: tra il 1969 e il 1970, Corti decide così di troncare qualunque attività di ordine economico per potersi finalmente dedicare a tempo pieno alla propria vocazione, la scrittura.

NOTE
(1) P. Scaglione, Parole scolpite…, op. cit.,, p. 28
(2) Ibi, p. 29
(3) Ibi, p. 30
(4) Ibi, p. 31