“Il Cavallo Rosso” di E. Corti – Pino Riva
Anch’egli, come suo fratello Ambrogio, frequenta il collegio S. Carlo di Milano. E’ il più spiritoso e il più anticonvenzionale della famiglia Riva.- Autore:
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Incontriamo Pino all’inizio del romanzo mentre, quindicenne, recita il santo rosario con la famiglia. Anch’egli, come suo fratello Ambrogio, frequenta il collegio S. Carlo di Milano. E’ il più spiritoso e il più anticonvenzionale della famiglia Riva. A scuola, unico tra i figli di Gerardo, Pino non prende bei voti. La sua mentalità induttiva inoltre lo porta a stravaganze e lo determina a intrupparsi con le più disparate compagnie, senza pregiudizi ma anche senza discernimento. Così, unico tra i fratelli, e in contrasto anche con l’ambiente di Nomana in cui i maschi d’ogni condizione arrivano di norma vergini al matrimonio, Pino a diciotto anni ha già sperimentato il rapporto carnale, con conseguenti pentimenti, crisi e ricadute, che solo don Mario, suo confessore, conosce. Essendo ancora minorenne non viene chiamato ufficialmente alle armi, anche se il suo è uno spirito da combattente, o meglio da “rivoluzionario”.
Un giorno mentre è in visita a Stresa all’ospedale militare dove suo fratello Ambrogio è ricoverato, in seguito a una ricaduta dovuta alle ferite riportate durante la ritirata di Russia, entra in contatto con i partigiani facenti capo a Beltrami. Essendo studente di medicina (anche se al primo anno), viene “arruolato” come medico di campo. Dopo pochi giorni dal suo arrivo scoppia una grande battaglia tra partigiani e fascisti, e lui si ritrova a dover curare un ferito molto grave, che poco dopo, durante la ritirata viene abbandonato, con un ultimo pensiero alla madre. Beltrami è ucciso. Cercano allora rifugio dai partigiani comunisti, ma a Pino non piace la prospettiva di affidarsi a loro, così dopo sole due settimane “di naia” viene mandato in licenza. E’ il 14 febbraio 1944.
Tornato a Nomana e ricevuta una strigliata dai genitori, Pino inizia a studiare seriamente medicina, deciso a migliorare le sue conoscenze nel minor tempo possibile. Nell’aprile del 1944, richiamato con un escamotage dai partigiani, torna a combattere agli ordini di un nuovo capitano: Marco (alias Alfredo Di Dio). Porta con sé anche il suo amico Sép, il quale dopo poco tempo, diserta e raggiunge i partigiani comunisti, poiché erano molto più violenti e combattivi. Pino, invece, è molto contento del nuovo comandante, il quale parla continuamente di Dio, la sua passione:
“Il compito di loro tutti non era soltanto la liberazione della patria dall’oppressione tedesca, era anche il recupero del popolo alla sua civiltà più autentica, che è quella cristiana. Del resto – egli asseriva - da Cristo in poi non ci può essere vera civiltà in opposizione ai principi del cristianesimo, e ricordava che l’Italia era stata grande solo quando era stata anche realmente cristiana”. (E. Corti, Il cavallo rosso, pagg. 755-56).
Presto però Pino si scontra con il peccato dell’uomo e la sua sfaccettatura più temibile in guerra: lo spirito di vendetta. In entrambi gli schieramenti prende piede la legge del taglione. Marco avverte questo modo di combattere come un elemento demoniaco, così chiede al vescovo di Novara due cappellani che si adoperino per riportare gli animi inaspriti alla carità eroica cristiana. Dopo una vittoria sui fascisti e l’entrata da trionfatori a Domodossola, per cui la stampa parla di opera pia dei partigiani, l’11 ottobre i Tedeschi e i fascisti avanzano. In loro aiuto giunge la Luftwaffe. E’ una strage. Marco è disperso e i profughi (più di dodicimila persone) si rifugiano in Svizzera; Pino è salvo con loro.
Con la liberazione nell’aprile del 1945 iniziano i rientri. Pino e Sép si incontrano alla dogana di Ponte Chiasso al momento del rimpatrio.
Nell’autunno del 1945 ricominciano le lezioni all’università. Pino frequenta la facoltà di medicina, sempre più deciso a diventare medico, grazie anche all’esperienza avuta con i partigiani. Conseguita la laurea nel 1948, Pino decide di partire come medico volontario per l’Africa, dove lo raggiunge poi il fratello Rodolfo, frate missionario.