Eugenio Corti – L’opera 2 – Verità e bellezza

"Le mie due colonne sono – o almeno io cerco che siano – la verità e la bellezza. Una delle soddisfazioni maggiori, nello scrivere, la provo quando riesco ad afferrare la verità e a renderla compiutamente, con forza. Per presentarla agli altri, però, è indispensabile anche la bellezza: ogni pagina deve incantare, affascinare".
Autore:
Giacomino, Giovanna
Fonte:
CulturaCattolica.it

Ciò che conta per Eugenio Corti, dunque, è che quanto scrive serva alla battaglia per la verità:
A volte mi succede di paragonare i miei scritti agli archi romani, opere tutto considerato piuttosto singolari, consistenti in due sole colonne che in alto si fondono tra loro: le mie due colonne sono – o almeno io cerco che siano – la verità e la bellezza. Una delle soddisfazioni maggiori, nello scrivere, la provo quando riesco ad afferrare la verità e a renderla compiutamente, con forza. Per presentarla agli altri, però, è indispensabile anche la bellezza: ogni pagina deve incantare, affascinare”. (1)
Una bellezza che nei romanzi di Corti assume una forma concreta attraverso i suoi personaggi femminili, che occupano sempre una parte di notevole rilievo nelle sue opere. La donna è infatti per lo scrittore il culmine assoluto della bellezza: “non esiste nel creato qualcosa di più bello di una bella donna” (2), spiega. Di una tale bellezza, sottolinea l’autore, non si può fare a meno, a patto però che essa non venga “imbestialita”, ovvero ridotta alla sola materia, perchè “se non si vedono le donne in modo casto, si perde troppo di loro”. (3) Ne deriva, come rileva Paola Scaglione, una “sorta di continua, appassionata dichiarazione d’amore per la donna, tanto energica e pulita quanto scevra di ogni moralistica reticenza”. (4)
Ciò che più colpisce nella narrativa di Corti, oltre alla verità e alla bellezza che ne traspaiono, è quel suo “riuscire a svelare quanto più di profondo anima la realtà di ogni giorno” (5), quella capacità di raccontare con verità l’uomo, ogni uomo; ne sono testimonianza i sentimenti di commozione e gratitudine che accomunano le molte lettere ricevute da Corti. (6) Nelle vicende private dei tanti personaggi dei suoi libri passa qualcosa di universale che dà senso alla storia intera. Il realismo, a volte crudo, che anima la sua scrittura, non lascia che siano l’amarezza e il vuoto l’ ultima parola sulle vite dei protagonisti. Scrittore cristiano, Corti sa che il giudizio ultimo verrà dalla misericordia, ed è questa la certezza che consente all’uomo di sperare e che regola la sua esistenza e il suo lavoro di scrittore. Così, come ricorda la Scaglione, “senza riserve o vani moralismi” l’autore può render conto di ogni vicenda umana, riportandone non solo il male in tutta la sua tragicità ma dando spazio anche al bene, sempre e ultimamente presente. Per questo motivo la conclusione di molti dei suoi lavori, compreso Il cavallo rosso, conduce il lettore alle soglie del Paradiso, luogo in cui “l’umano si rivela nella pienezza della felicità senza fine”. (7)
Per Eugenio Corti, infatti, “il senso ultimo delle vicende umane si illumina solo accogliendo come punto di vista quello dell’eternità” (8): alla luce di ciò, non è difficile intuire che l’irruzione di questa prospettiva eterna nella vita degli uomini è ciò che pone, nell’agire e nello scrivere di Corti, l’affermazione del Regno come punto d’arrivo. Lo stesso autore rivela: “per me una delle cose più consolanti di tutto il Vangelo è quella promessa che il Signore riconoscerà i Suoi. Ecco, sta qui il fondamento della mia speranza […]”. (9) Per questo, memore della promessa fatta a Maria, la sola cosa che gli preme si riconosca è il suo aver partecipato, come un vero soldato, alla battaglia per il Regno: “non dico certo di avere combattuto bene, ma di avere combattuto sì”. (10)

NOTE
(1) P. Scaglione, Parole scolpite…, op. cit., p. 52.
(2) Ibi, p. 53
(3) Ibidem
(4) Ibi, p. 52
(5) Ibi, p.15
(6) Tra i molti esempi presenti all’interno del libro di Paola Scaglione e raccolti in appendice, si consideri questo contributo di una lettrice italiana: “Le sono grata per l’eccezionalità del suo romanzo: perché non ne ho letto un altro altrettanto interamente commovente, nel senso più vero dell’aggettivo, capace cioè di muovere il cuore, il pensiero, l’azione”; ibi, p. 147. Molto significative, a tal proposito, sono anche le parole di Cesare Cavalleri contenute nella presentazione de I giorni di uno scrittore: “Credo che Eugenio Corti sia uno degli scrittori più sommersi dalla corrispondenza dei lettori, talmente è forte, arrivati all’ultima pagina di un suo libro, l’impulso di prendere carta e penna non solo per esprimere gratitudine e ammirazione, ma anche per chiedere un consiglio, per condividere un dolore o una gioia, per confermare che sì, la vita è proprio così come Corti l’ha scritta”; P. Scaglione, I giorni di uno…, op. cit., p. 5
(7) P. Scaglione, L’opera di Eugenio Corti…, op. cit., p. 104
(8) P. Scaglione, Parole scolpite…, op. cit., p. 158
(9) Ibi, p. 81
(10) Ibi, p. 15. A tale proposito cfr. anche p. 61