Lo Spirito che rende con-corporei a Cristo

Fonte:
CulturaCattolica.it
don Silvestro Gherarducci, Madonna in trono con san Giovanni Battista e san Paolo

Lo Spirito ci rende “con-corporali” a Cristo (cf Ef 3, 6) Nei corpi dei cristiani abita lo stesso Spirito che ha risuscitato il corpo di Cristo (cf Rom 1,4; 8, 9-11); a cominciare dal battesimo, ricevuto «in un solo Spirito per formare un solo corpo» (1Cor 12, 13; cf Rom 6, 3s).La radice più profonda di tale sorprendente designazione è il Sacramento del suo Corpo, l‘Eucaristia, dove Cristo ci dà il suo Corpo e ci fa il suo Corpo: «Poiché c‘è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un solo corpo» (1Cor 10, 17); mangiare la cena del Signore è mettersi «in comunione con il corpo e il sangue di Cristo» (cf 1Cor 10, 16s). I nostri stessi corpi non vanno profanati, perché «i vostri corpi sono membra di Cristo» (cf 1Cor 6, 15s). Sempre «in un solo corpo», quello di Cristo morto e risorto, avviene anche la riconciliazione – con Dio e tra di loro – tra il popolo d‘Israele e quello pagano (cf Ef 2, 11-18; Col 1, 22).
Di questo Corpo del Risorto, personificato nella Chiesa, Cristo è il Capo, fonte e garanzia
di unità e maturazione dei suoi membri, «al fine di edificare il corpo di Cristo» (Ef 4, 12), «cercando di crescere in ogni cosa verso di Lui, che è il capo, Cristo» (v. 15). Egli, infatti, è «costituito in tutte le cose a capo della Chiesa, la quale è il suo corpo, la pienezza di Colui che si realizza interamente in tutte le cose» (Ef 1, 22s; cf Col 1, 18-20; 2, 19). Ed è proprio come Capo della Chiesa, che Cristo Signore va realizzando la sua Signoria anche su tutto l‘universo (cf Ef 1, 23; Col 1, 19s).

La comunione di vita con il Capo del Corpo della Chiesa non è quindi un fatto che si realizza solo a solo con Lui (come Plotino concepiva l‘unione dell‘uomo con Dio), ma è comunione con tutti coloro che la fede e il battesimo hanno, in virtù del suo Spirito, incorporato a Cristo: «Noi tutti siamo un solo corpo in Cristo, siamo membri gli uni degli altri» (Rom 12,5, cf Ef 4, 25). Perciò nella esperienza di Chiesa già si attua il passaggio, dalla dispersione e dalla frammentazione, all‘unità e all‘armonia tra genti provenienti da disparate culture e religioni, di ceti sociali in conflitto, connotata da sessi diversi: «Non c‘è più né giudeo né greco; non c‘è più né schiavo né libero; non c‘è più né maschio né femmina: tutti voi siete uno in Cristo Gesù» (Gal 3, 28; cf Rom 10, 12; 1Cor 12, 13; Col 3, 11). È; più che un‘appartenenza della Chiesa a Cristo, ma una forma di immedesimazione e di equiparazione, quasi una estensione della personale presenza di Cristo nel mondo.
Non è unità di tipo soltanto psicologico ma – diremmo noi - ontologica; è realtà sociale del tutto inedita e inclassificabile. Appartiene al mistero della novità cristiana, che è data e cresce nello Spirito. Per Paolo la comunità cristiana è la lettera di Cristo, scritta da Lui, «non con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente; non su tavole di pietra, ma sulle tavole di carne dei vostri cuori» (2Cor 3, 2s). La comunità – che trova in lui il padre «che vi ho generato in Cristo Gesù mediante il Vangelo» (1Cor 4, 15) – supera l‘alleanza scritta sulle tavole mosaiche (cf Es 24,12) e realizza quella promessa con Ezechiele (cf 31,12) e a Geremia (cf 31, 37). Essa costituisce il germe, profezia e sacramento del Regno, che alla fine dei tempi si manifesterà in tutto il suo splendore e definitività.
Non è unità esclusiva ed escludente, perché tutte le genti possono accedere al nuovo popolo di Dio (cf Ef 3, 6-9); e non è uniformante, perché lo stesso Spirito del Padre e del Figlio, con libertà e fantasia, ha distribuito a ciascuno diversi carismi, ministeri, funzioni e operazioni, nei quali l‘unico Spirito «opera tutto in tutti » e «per l‘utilità comune» (1Cor 12,4-11; e Ef 4, 4-6). È; importante che i carismi non diventino motivo di lacerazione: «È; forse diviso il Cristo?» (1Cor 1, 13). Paolo insegna che è necessario “conservare l‘unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace: un solo corpo, un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati” (Ef 4, 3s). È; questa una unità che non appiattisce la vita ecclesiale in un unico modo di operare, ma concede spazio al dinamismo imprevedibile delle manifestazioni carismatiche, fonte di energie vitali sempre nuove: «Non spegnete lo Spirito!» (1Tes 5, 19). Ma «tutto si faccia per l‘edificazione» (1Cor 14, 26), senza ristagni, senza fughe e senza strappi nel tessuto ecclesiale.