La chiesa degli Apostoli

Fonte:
CulturaCattolica.it
Anonimo italiano, 1360, Paolo tra angeli e santi

Già ai tempi di Paolo, l‘unica Chiesa vive nelle Chiese locali, anche in quelle da lui stesso fondate, in regioni tra loro lontane e con caratteristiche diverse.
Al loro interno emergono già i primi elementi di organicità: con gli “apostoli” collaborano i “vescovi” (chiamati anche “presbiteri, anziani”), incaricati di vigilare e assistere le comunità dei “santi, battezzati” (cf Fil 1,1; Tito 1,5), assistiti dai “diaconi” (cf Fil 1,1; 1Tim 3, 1-13). A questo proposito, alle immagini del corpo si aggiungono quelle del tempio e della costruzione: la pietra angolare è Cristo, a fondamento i profeti e gli apostoli; è sempre Cristo-Capo a garantire consistenza e crescita coerente, nutrimento, articolazioni e legamenti (cf 1Cor 3, 16; Ef 2, 20; 4, 11; Col 2, 19).
Per quanto riguarda la già emergente funzione autoritativa di Pietro nella Chiesa apostolica, anche l‘autorevolissimo Paolo gli riconosce una posizione speciale: a tre anni dalla conversione, va «a Gerusalemme da coloro che erano apostoli prima di me» (Gal 1,17); e dopo tre anni ci ritorna, «per consultare Cefa e rimasi presso di lui quindici giorni» (v. 18). Nella Chiesa madre, insieme a Giacomo fratello di Gesù e Giovanni figlio di Zebedeo, Pietro costituiva allora le «colonne», una specie di troika di «persone ragguardevoli». Con loro, dopo 14 anni (attorno al 49), Paolo concorda la decisione che riconosce la sua missione ai pagani non circoncisi, «per non correre il rischio di correre o di avere corso invano» (cf Gal 2, 1-10).
Esponendo ai Corinti il credo predicato da lui, riconosce a Pietro il privilegio di essere stato il primo dei Dodici ad aver visto il Risorto (cf 1Cor 15, 3-5).
Tutto ciò non impedirà a Paolo di «opporsi a viso aperto, perché (Pietro) era evidentemente nel torto» (Gal 2,11) nella fiera disputa di Antiochia circa la condivisione della mensa fra cristiani provenienti dall‘ebraismo e dal paganesimo (cf Gal 2, 11-14). Il comportamento ambiguo di Pietro, infatti, poteva trascinare, proprio per la sua riconosciuta autorità, altri leaders cristiani., Barnaba compreso. L‘obbedienza e la comunione, nell‘unità della verità di fede, sono dunque compatibili con la critica a comportamenti non edificanti dei singoli, anche se preminenti nelle Chiese. Del resto, Paolo – apostolo per vocazione – non mancherà di ritenersi uguale agli altri apostoli (cf 1Cor 9, 5; Gal 2, 6-9), ai quali ricorderà di non dovere a loro il suo vangelo (cf Gal 1, 1. 17. 19); anche a lui - «l‘infimo degli apostoli» (1Cor 15, 9) – è stata infatti affidata la missione di essere testimone del Risorto (cf At 26, 16).