Cristo al centro del mistero

Fonte:
CulturaCattolica.it
Cristo Pantocratore, Cefalù. Messina

Paolo – «l’infimo tra tutti i santi» - è più che mai convinto di essere «diventato ministro per il dono della grazia di Dio», perché fosse manifestato anche a tutti i pagani un eterno «mistero, non manifestato agli uomini delle precedenti generazioni», ma che «al presente è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito» (Ef 3, 3-11; cf Col 1, 26s). È un ”proposito”, un ”progetto” che si va realizzando dagli inizi della storia della salvezza, è stato «attuato in Cristo nostro Signore» (Ef 3, 11; Rm 8, 28s; 2Tim 1,9; 1Cor 2, 6-16), prosegue nella vita della Chiesa e si manifesterà pienamente alla fine dei tempi.
Nel suo epistolario, il nome menzionato più spesso dopo quello di Dio (più di 500 volte) è quello di Cristo (380 volte). È chiarissimo in lui che il valore fondante e insostituibile è la fede in Cristo: «L’uomo non è giustificato dalle opere della Legge, ma soltanto per mezzo della fede in Gesù Cristo» (Gal 2, 16; cf Rom 3, 28. 34). Ed è proprio questa anche la sua esperienza personale: «Questa vita che io vivo nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me» (Gal 2, 20).
Paolo sa che gli «è stata concessa la grazia di annunciare ai Gentili le imperscrutabili ricchezze di Cristo» (Ef. 3,8), nella «larghezza, lunghezza, altezza e profondità» (Ef 3, 18) del suo mistero: il vero Adamo, in grazia del quale su tutti gli uomini è stata riversata in abbondanza la vita nuova (cf Rom 5, 12-20).
Nell’unico piano di salvezza (cf Ef 1, 9-12) concepito fin dall’eternità dalla sapienza amorevole del Padre, Cristo Gesù – morto e risorto – detiene l’assoluto primato e la centralità. La sua è una singolarità incomparabile: Egli è il principio unificante e vivificante (cf Col 1, 17s), dal quale scaturisce ogni realtà creata; con Lui il tempo raggiunge la sua pienezza (cf Gal 4,4); «in Lui tutte le promesse di Dio sono diventate si» (cf 2 Cor 1, 19s) e «in Lui abita corporalmente tutta la pienezza della divinità» (Col 2, 8); Gesù glorioso ha ricevuto il nome che «sta sopra tutti i nomi» (Fil 2,9) e tutto in Lui sarà ricapitolato alla fine dei tempi (cf Ef 1,10). A tale riguardo, il più esemplare dei tre inni cristologici è quello contenuto nella Lettera ai Colossesi (cf ”Letture”, 4, pp. 47-52).

Lo stesso Gesù - «nato da una donna» (Gal 4,4), morto in croce e risorto il terzo giorno – preesiste dall’eternità: precede l’opera della creazione e partecipa all’azione divina che trae dal nulla ogni creatura, terrestre e cosmica; di esse è l’unico Signore, «in tutto il primeggiante» (Col 1, 18). L’universo intero e tutta la vicenda degli uomini trovano in Lui origine, modello e scopo del loro esistere; da Lui dipende il loro permanere nell’esistenza. Egli è «l’immagine del Dio invisibile» (Col 1,15) e – nell’ordine della creazione - «in Lui sono state create tutte le cose» (Col 1,16), «tutte sussistono in Lui» (Col 1,17; cf 1Cor 8, 6) e «in Lui piacque a Dio di far abitare ogni pienezza» (Col 1,19). E – nell’ordine della redenzione e della grazia – in Lui ogni realtà è stata riconciliata al Padre (cf Col 1,20), per opera sua «abbiamo la redenzione, la remissione dei peccati» (Col 1, 14; cf anche Gal 3, 13; Rom 5, 6-11; ecc.).