Cap. 7 Renzo si improvvisa "violento"

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Mentre Lucia accetta di buon grado gli incoraggiamenti ad aver fede del buon cappuccino, Renzo e Agnese, al pari di molti cristiani "fai da te" che sono esistiti in tutte le epoche, continuano a coltivare il loro progetto e riescono a tenerlo nascosto a padre Cristoforo.
Ma Lucia, speranzosa in quel tenue filo di cui ha parlato il suo padre spirituale, crede di potersi opporre alle nozze clandestine. Renzo che la conosce bene, improvvisa, quasi istintivamente una reazione abbastanza violenta lasciando immaginare chissà quali terribili iniziative nei confronti di don Rodrigo: "La farò io, la giustizia, io! E' ormai tempo (…) lo libererò io, il paese: quanta gente mi benedirà…! E poi in tre salti! (…) E bene! Io non v' avrò; ma non v'avrà né anche lui. Io qui senza di voi, e lui a casa del…"
Naturalmente la reazione di Lucia, ma anche di Agnese, è prevedibile: ambedue cercano di calmarlo, di distoglierlo dai suoi sconsiderati progetti, ma l'unica cosa che può calmare Renzo è la promessa, strappatale a malincuore, che Lucia fa di accettare il progetto del matrimonio clandestino.
Gradevolissima a questo punto è la sosta che Manzoni propone al lettore per invitarlo alla riflessione. Ecco quel che dice a proposito di Renzo: In mezzo a quella gran collera, aveva Renzo pensato di che profitto poteva esser per lui lo spavento di Lucia? E non aveva adoperato un po' d'artifizio a farlo crescere, per farlo fruttare? Il nostro autore protesta di non ne saper nulla; e io credo che nemmen Renzo non lo sapesse bene. Il fatto sta ch' era realmente infuriato contro don Rodrigo, e che bramava ardentemente il consenso di Lucia; e quando due forti passioni schiamazzano insieme nel cuor d'un uomo, nessuno, nemmeno il paziente, può sempre distinguer chiaramente una voce dall'altra… Ma anche per Lucia non manca la benevola considerazione: Qui l'autore confessa di non sapere un'altra cosa: se Lucia fosse in tutto e per tutto, malcontenta di essere stata spinta ad acconsentire. Noi lasciamo (…) la cosa in dubbio.
C'è in queste riflessioni tutta l'umanità di Manzoni, che sa perfettamente come il cuore umano sia davvero un guazzabuglio all'interno del quale è proprio difficile orientarsi; e d'altro canto i nostri personaggi non sono tanto impegnati a fare un'analisi dei propri sentimenti, quanto piuttosto a vivere delle circostanze che li hanno colti di sorpresa.
In tali circostanze non si improvvisa una reazione, ma ognuno reagisce secondo il proprio temperamento e le proprie convinzioni; ecco perché importante che ognuno abbia un patrimonio di educazione e di esperienza che gli permetta di non essere totalmente in balia di situazioni incontrollabili.


Lucia, come s'è visto, sa dare un giudizio chiaro, anche se la situazione si rivela tale che non le è possibile far seguire al giudizio il comportamento, proprio perché deve tener conto dei fattori in gioco, e, istintivamente, sceglie il male minore; con quale autocoscienza lo stesso Manzoni non dice (e non potrebbe dirlo); ma appare in tutto coerente con il personaggio che finora abbiamo conosciuto.
Come appare coerente con se stesso anche il giovane Renzo, che è certamente un bravo giovine, ma, essendo più impulsivo, sa usare questo aspetto del suo temperamento per ottenere quel consenso che altrimenti Lucia forse avrebbe negato. E anche per lui Manzoni concede il beneficio del dubbio, non tanto per non volerlo giudicare, quanto piuttosto per l'impossibilità di passare al vaglio in modo esauriente i meandri della coscienza: scelta questa, volutamente esplicitata, per aiutare il lettore a riflettere proprio sul mistero insondabile del cuore di ogni uomo.