Cap. 6 Don Rodrigo e padre Cristoforo, due diverse passioni a confronto

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E' incredibile, ma quando il male è radicato in una vita responsabilmente immemore del proprio e dell'altrui destino di bene, finisce per creare intorno a sé una solidissima corazza, che nemmeno la più accecante verità può scalfire.
Padre Cristoforo, sostenuto da una passione per la giustizia e per la verità, si trova a dover affrontare il mediocre tirannello di paese, animato anch'esso da una passione, che non è altro che un capriccio, le cui conseguenze non lo sfiorano nemmeno.
Si può diventare così: invaghiti dei propri capricci e sordi alla verità e alla giustizia; incapaci di gustare il bello e il buono, che pure esistono, ma restano nascosti agli occhi di chi si è incamminato per la strada del cedimento alla propria istintività, al proprio orgoglio, al proprio egoismo. Lo capiva anche il poeta latino Terenzio, che malinconicamente riconosceva: Nihil humani a me alienum puto (nulla di tutto ciò che è umano può essermi estraneo, cioè: può avere la mia connivenza o scelta colpevole).
In questo sesto capitolo vediamo smascherata in modo decisivo la mediocrità irresponsabile di don Rodrigo che ha deciso esser lecito quel che a lui piace.
Certo è duro per padre Cristoforo dover subire l'ambiguità offensiva dell'interlocutore; e, per amore di vera giustizia, per amore del destino di Lucia, accetta tutto finché c'è uno spiraglio di speranza nel ravvedimento di don Rodrigo. Ma è costretto ad esplodere davanti all'evidenza del persistere del proposito odioso di don Rodrigo, facendo così riemerger l'uomo vecchio che si ritrova finalmente d'accordo col nuovo.
A questo punto non c'è più spazio per la circospezione del frate e per le ambigue allusioni del tirannello… Che fare? Solo la fede di padre Cristoforo può autorizzarlo a quella terribile predizione che don Rodrigo superstiziosamente interrompe; e a questo punto ciascuno dei due interlocutori si rivela pienamente per quello che è: don Rodrigo è stato sufficientemente descritto, perciò non mi soffermo ulteriormente su di lui, ma padre Cristoforo ci mostra come un temperamento fondamentalmente irruente e incontrollato possa, con la conversione, purificarsi e trasfigurarsi nella carità cristiana.