Cap. 4 Mentre Lodovico diventa padre Cristoforo...
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Mentre lasciamo che il Manzoni ci racconti come il giovane Lodovico diventa padre Cristoforo, può essere interessante soffermarsi su certe considerazioni del nostro autore, che davanti ai drammi di coscienza, coinvolgendosi pienamente con la storia dei personaggi, ricorda tutta la serietà della vita. Ma sono diversi i metodi con cui si accosta alle vicende dei suoi personaggi: è stato detto infatti che il metodo della conoscenza è imposto dall'oggetto.
Il primo - e ne abbiamo già accennato - è la sana ironia, così abituale in Manzoni, che è segno di accoglienza ed abbraccio della fragilità umana in una com-passione che ricorda che siamo tutto fratelli.
La vita è però una cosa seria e ci sono dei momenti in cui bisogna affrontarla senza disperarsi, ma guardando in faccia alla realtà per quello che è, e non per quello che noi vorremmo che fosse: sono i momenti dell'azione o del tentativo di affrontare la situazione in modo positivo; e sono i momenti che vedono i protagonisti del romanzo misurarsi dignitosamente con forze apparentemente più potenti. In tale contesto Manzoni si limita a descrivere i fatti rispettando la serietà dell'impegno consapevole del personaggio: e questo è il secondo metodo, imposto dall'oggetto.
Quando poi si tratta di affrontare la malvagità pura e fine a se stessa, Manzoni , senza voler dare alcun giudizio morale, si limita a guardare dolorosamente e descrivere fedelmente quello di cui è capace l'animo umano, che non obbedisce ad altri che a se stesso.
Tornando all'ironia, constatiamo che è privilegiata dall'autore come metodo di affronto di tutte le umane fragilità, cioè in quelle situazioni in cui il personaggio è in balia di avvenimenti che non riesce a controllare o non riesce ad investire di un giudizio consapevole.
E in questa linea si pone tutta la vicenda del padre di Lodovico. A proposito di questo, la prima reazione divertita che viene spontanea e immediata anche al lettore più inesperto è relativa a tutta la circospezione da lui creata circa le proprie origini di mercante. Ma sarebbe interessante chiedersi il perché di tanto dramma rispetto ad un passato ritenuto disonorevole.
Già: perché vergognarsi del proprio passato? Perché è così difficile riconciliarsi anche con la propria storia di errori?
Credo che la risposta sia proprio la concreta mancanza di un padre e la incapacità di trovare una reale consistenza al proprio esistere. Perché una figura paterna è quella che ci aiuta a capire il senso vero della nostra vita e della realtà; e proprio per questo aiuta a non considerare nessuna circostanza, anche apparentemente negativa, come nemica.
Ma se non esiste una visione esauriente della realtà e del suo significato si è inevitabilmente preda delle mode e delle convenzioni sociali del tempo e dello spazio in cui viviamo: così capita appunto al padre di Lodovico.
Anche il giovane Lodovico vive il dramma del padre, ma in modo molto più profondo. Vi è un'inquietudine esistenziale, che nasce dolorosamente da un cuore che vorrebbe esprimersi nel tentativo maldestro di diventare un protettor degli oppressi e un vendicatore dei torti, e che è costretto per amor della giustizia a vivere co' birboni.
In tutta questa insolubile contraddizione, che lo trova profondamente insoddisfatto, accade l'inevitabile: il duello con un nobile prepotente accompagnato dai suoi bravi e l'uccisione dell'avversario. E profondamente umano e doloroso è il vivo ricordo de l'alterazione di quel volto, che passava in un momento, dalla minaccia e dal furore, all'abbattimento e alla quiete solenne della morte: è stato un fatto tragico in cui Lodovico ha una responsabilità oggettiva agli occhi della legge; però anche lo sguardo, solo lo sguardo, del nemico che trascolora nella morte, da lui causata in un concitato momento di smemoratezza, diventa uno strumento per la sua nuova nascita, per la sua conversione, perché gli mostra la realtà sotto una luce diversa e più drammaticamente vera.
Concludendo: tecnicamente sembra siano diversi i metodi con cui Manzoni presenta i suoi personaggi; in realtà quello che lo muove è un unico profondo amore, pieno di compassione e di rispetto, per i suoi personaggi, (dietro i quali si nascondono sicuramente delle persone ben precise e forse la sua propria persona) nei confronti dei quali non usa mai il moralismo impietoso, tanto caro a chi, anche nei nostri tempi, non sa rapportarsi con la realtà propria e altrui se non in modo violento e chiuso ad ogni tentativo di comprensione.