Cap. 5 L'ombra sinistra di don Rodrigo
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Abbiamo modo di conoscere finalmente don Rodrigo: ci è presentato nel suo mondo tetro e incapace di accoglienza, e anche l'atmosfera del banchetto che si svolge nel palazzotto sembra dominata in ogni particolare dalla sua inquietante e prepotente presenza.
E' proprio vero: ciascuno di noi può, con il suo modo di essere, investire l'ambiente circostante e condizionarlo in bene o in male. Noi ci illudiamo di poter nascondere agli altri quel che c'è nel nostro cuore… oppure non ci interessa nemmeno nasconderlo, per una orgogliosa tracotanza; ma l'atmosfera intorno a noi si colora dei nostri sentimenti, magari inespressi a parole; e così accade che ciascuno crei intorno a sé un clima che poco o tanto influisce sull'ambiente in cui viviamo. Il bene, come il male (che può essere voluto o semplicemente può essere mancanza di bene), è diffusivo di sé e nostra è la responsabilità: nessuno può essere autorizzato a dire: "Io non c'entro".
E' così che l'ombra sinistra del temperamento disumano e cinico di don Rodrigo copre anche quei vecchi che, perdute le zanne, parevan sempre pronti, chi nulla nulla gli aizzasse, a digrignar le gengive; donne con certe faccie maschie, e con certe braccia nerborute, buone da venire in aiuto della lingua, quando questa non bastasse… Cioè condiziona tutte quelle persone che vivevano all'ombra del suo sinistro palazzotto.
Come s'è detto, è in corso un banchetto, che, nonostante le apparenze, sarebbe improprio definire allegro: domina è vero la spensieratezza o meglio l'incoscienza animalesca degli ospiti, radunati unicamente per la solita abbuffata, - alcuni semplicemente per far numero, altri per una connivenza colpevole con le nefandezze del signorotto di paese -, ma il tutto è sinistro e greve.
Certo in quella accozzaglia di persone c'è qualche risata sguaiata e spensieratamente inconsapevole: non c'è comunque né gioia, né serenità. E anche la discussione che vi si svolge è assolutamente indice della superficialità , dell'egoismo o della presunzione dei vari commensali.
In mezzo a questo strano banchetto piomba il nostro padre Cristoforo, nei cui confronti l'accoglienza vorrebbe sembrare almeno formalmente corretta, ma è davvero ingiuriosa anche se si ostenta una maldestra riverenza.
C'è a un certo punto una riflessione che mi pare degna di essere sottolineata: L'uomo onesto in faccia al malvagio, piace generalmente (non dico a tutti) immaginarselo con la fronte alta, con lo sguardo sicuro, col petto rilevato, con lo scilinguagnolo bene sciolto. Nel fatto, però, per fargli prendere quell'attitudine, si richiedon molte circostanze, le quali ben di rado si riscontrano insieme.
Mi sembra che questa affermazione sia particolarmente attuale, se anche nel secolo successivo Raissa Maritain scriveva: "La vergogna non è sempre segno di cattiva coscienza. Se mi accorgo che qualcuno ha un pensiero disonesto a mio riguardo, arrossisco io. Se uno mente, abbasso gli occhi io…".
Credo che sia utile sfatare la convinzione che esistano "gli eroi senza macchia e senza paura" e che la giustizia sia sempre riconosciuta e riverita: forse qualcuno vorrebbe farcelo credere, ma siamo in uno di quei periodi bui della storia in cui, più che mai, la menzogna stravolge tutto e rischiamo di perderci nei meandri dell'inganno. Si è riusciti anche ad instillare il dubbio che certe legittime esigenze siano da censurare; e purtroppo domina, in tutti gli strati della società, una gran confusione alimentata dal relativismo etico che la fa da padrone.
Ma tornando a Padre Cristoforo, che pure ha compreso molto bene chi è l'avversario, (che avrà, anche lui, cristiana comprensione da parte dell'autore nel momento più tragico della sua vita… ma non anticipiamo i tempi) è evidente che non si dà per vinto, perché ha chiaro il suo obiettivo e affronta la situazione con coraggio, accettando l'umiliazione di un trattamento sottilmente irrispettoso.
Tutto questo cosa ci può insegnare? Credo che non sia difficile prima o poi imbattersi nella odiosa prepotenza di chi, in modo spudorato, crede di poter disprezzare impunemente la verità.
Che fare davanti ad un simile comportamento? ci si può nascondere? Purtroppo non si può sfuggire alla responsabilità di operare per la difesa di ciò che è giusto e buono, come non ci si può nascondere a se stessi. E ciò esige sacrificio, come ogni cosa vera che Dio ci concede di conquistare.
Può infatti essere molto rischioso, perché non si sa mai a quale perfidia può arrivare il prepotente… però non mi pare che ci sia altra soluzione che salvi la nostra dignità di persone.