Cap. 4 Padre Cristoforo e Lucia: paternità e figliolanza

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Anche il quarto capitolo si apre con una descrizione paesaggistica, ma, mentre nel primo capitolo lo sguardo era pacifico e quasi contemplativo, ora il quadro si colora degli effetti autunnali di una natura che risente del lungo periodo di carestia; ma soprattutto sembra che questo sfondo sia come una preparazione dolente all'ingresso nella scena di un altro dei personaggi più significativi del romanzo.

Si tratta di padre Cristoforo, che si affretta sollecito alla casa di Lucia perché ha saputo della situazione.

Naturalmente il Manzoni si sente in dovere di spiegare tale sollecitudine e ci parla della storia tormentata del personaggio.

Ma, prima di soffermarmi sulla storia, vorrei un momento riflettere su Lucia che pensa a lui come all'unico che possa offrire una soluzione alla difficile situazione e sullo stesso padre Cristoforo che non esita a venirle in aiuto.

Credo che questa confidenza filiale e paterna dell'uno e dell'altro personaggio meriti un po' di attenzione.

Lo stesso Manzoni la spiega con tutta la storia di Lodovico, diventato frate in seguito a una vicenda che l'ha visto protagonista di un duello doppiamente mortale. Ma piuttosto che accettare acriticamente la giustificazione dell'autore, credo sia necessario cogliere il messaggio nascosto di questo rapporto di paternità e figliolanza che lega Padre Cristoforo e Lucia.

Lucia è evidentemente orfana di padre e come si sa la figura del padre è essenziale nella vita di una persona, non solo di un bambino (perché anche gli adulti in fondo non sono altro che dei bambini cresciuti). E la figura del padre è quella che ha innanzitutto il compito di introdurci nella conoscenza della realtà totale e nel rapporto adeguato con essa. Tale figura non può quindi essere relegata al semplice concepimento, anche perché la realtà è sempre nuova e richiede una capacità di accoglienza e di giudizio che non si impara una volta per tutte. Occorre che ci sia sempre, nel presente, un punto di riferimento, preferibilmente affettuoso e capace di accoglierci e perdonarci anche nei nostri errori; in fondo è questo ciò di cui abbiamo bisogno per vivere: di uno che ci ami, ci stimi e ci perdoni… Solo da questo tipo di rapporto infatti può nascere una visione positiva della realtà anche nelle situazioni più difficili.

Ecco il Padre, - che è segno di una paternità più grande che è quella di Dio -, è proprio questo nella sua accezione più vera, e non è indispensabile che sia per tutta la vita il padre naturale. Si può essere realmente padri, in un modo molto più difficile e gratificante, se si ha consapevolezza e la volontà di aiutare a maturare, nella conoscenza e nell'affronto adeguato della realtà, i figli naturali e non… che son poi tutti figli di Dio.

In tale contesto si capisce la posizione di Lucia, che ha certo la madre che ha il compito della tenerezza e dell'affettività che consola; ma il compito del padre, che è roccia cui aggrapparsi, è per lei realizzato dal padre spirituale, padre Cristoforo appunto.

Padre Cristoforo ha invece tutta una storia travagliata di un padre che, vergognandosi di essere mercante, ha voluto educarlo come i migliori cavalieri e nobili del tempo; e così l'ha introdotto in un mondo di orgoglio e presunzione nel quale il giovane Lodovico si trova a disagio; al punto che gli era saltata la fantasia di farsi frate: si trattava però di vaghe fantasie che non avrebbero avuto realizzazione se non fosse intervenuto quel fatto drammatico che l'ha reso, suo malgrado, responsabile di due omicidi.

Ma una volta presa la decisione, nulla lo farà desistere dal suo desiderio di emendarsi e di vivere docilmente la nuova strada che la Provvidenza gli ha indicato e che è appunto quella della paternità spirituale.