Pasolini in Friuli 8 – Nel 1943 definitivamente a Casarsa
Il '43 è l'anno dell'abbraccio al Friuli: Pasolini, infatti, si stabilisce definitivamente a Casarsa, insieme con la madre e il fratello Guido. Fuggire dai bombardamenti di Bologna è il motivo più plausibile.- Autore:
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“(...) I soj tornàt di estàt.
E, in miès da la ciampagna,
se misteri di fuèjs!
E àins ch'a son passàs!
Adès, eco Fevràr,
sgivìns, ledris moràrs...
mi sinti cà ta l'erba,
i àins passàs par nuja”. (66)
Il '43 è l'anno dell'abbraccio al Friuli: Pasolini, infatti, si stabilisce definitivamente a Casarsa, insieme con la madre e il fratello Guido. Fuggire dai bombardamenti di Bologna è il motivo più plausibile (67), anche se con questo trasferimento ciascun membro della famiglia ha un desiderio da esaudire.
Ma scrive Amedeo Giacomini:
“Aveva lasciato Bologna, non per paura dei bombardamenti, ma per una sorta d'atto d'amore nei confronti del materno villaggio contadino, per ritirarsi in quel «paese dell'anima» a verificare concretamente, nel quotidiano, la validità e lo spessore delle tensioni ideologiche, poetiche e sentimentali che allora lo appassionavano” . (68)
Con la sistemazione definitiva a Casarsa, la terra friulana diventa esclusivo luogo di elezione che implica, necessita un impegno totale. In una lettera a Fabio Luca Cavazza del febbraio del 1943 dice che occorre dedicarsi «a problemi di educazione». E' il periodo in cui il direttore politico del “Setaccio”(69), Giovanni Falzone, punta i piedi di fronte all'impostazione data dal giovane Pasolini alla rivista. Nella stessa lettera a Cavazza, Pier Paolo scrive: “Ho pensato a lungo sul da farsi; e mi sono convinto di questo, che non dobbiamo cedere. Abbiamo parlato a lungo (...), della missione educatrice della nostra generazione, ed ora che abbiamo un mezzo per poter attuare questo - una goccia nell'oceano - perché dovremmo arrenderci?" (70). Con il precipitare degli eventi, le restrizioni sull'uso della carta provocano la scomparsa di molte riviste, e anche del "Setaccio". Ma se a Pasolini, in questo momento, viene a mancare il mezzo, gli restano un luogo, dei volti a cui rivolgere la sua passione educativa.
“La libertà è un nuovo orizzonte (...). Sento nelle narici un odore fresco di morti; i cimiteri del Rinascimento hanno la terra appena smossa e recenti le tombe. E noi abbiamo una vera missione, in questa spaventosa miseria italiana, una missione non di potenza o di ricchezza, ma di educazione, di civiltà (71). Casarsa, «topos del vagheggiamento giovanile di una terra mitica, pura» (72), non è più un'isola di pace, non è più il sereno rifugio di un tempo:
“O sen svejàt
Dal nòuf soreli!
O me cialt jet
Bagnàt di àgrimis!
Cu n' altra lus
mi svej a planzi
i dìs ch' a svualin
via coma ombrenis”. (73)
NOTE
66. Fevrar, in P. P. PASOLINI, Tutte le poesie, tomo I, cit., p. 26. Trad.: "Sono tornato d'estate. / E in mezzo alla campagna, / che mistero di foglie! / e quanti anni sono passati! /Adesso ecco febbraio, / canali, pianeli, gelsi... / Mi siedo qui sull'erba, / gli anni sono passati per nulla".
67. La scelta di Casarsa, stimata come luogo più tranquillo e sicuro dove attendere la fine guerra, ci lascia un po' titubanti. Per quel che concerne le bombe, Casarsa, essendo un importante nodo ferroviario, vi era più esposta di Bologna. A partire dal 1943, fu sottoposta a bombardamenti quotidiani che quasi la distrussero. Per quel che riguarda Casarsa, obbiettivo militare per eccellenza: cfr. AA. VV., Ciasarsa, cit.
68. Pasolini a Casarsa: quasi un racconto, di Amedeo Giacomini, in TONUTI SPAGNOL, La cresime e timp piardut, Edizione Concordia Sette, Pordenone 1985, p. 7.
69. Il “Setaccio" era lo stanco bollettino della Gioventù del Littorio bolognese che subì un vero e proprio colpo di mano da parte del pittore Italo Cinti, antifascista, il quale, raccolse intorno a sé un gruppo di giovanissimi, tra cui Pasolini, Fabio Mauri e Fabio Luca Cavazza, proiettati alla creazione di una cultura in vista del dopoguerra. Il "Setaccio" divenne un vaglio delle intelligenze. Pasolini vi pubblicò le sue poesie in friulano, cioè in uno di quei linguaggi particolaristici che il fascismo voleva abolire.
70. In PASOLINI, Lettere 1940-1954, cit., p. 156.
71. A Luciano Serra, Casarsa, agosto 1943, in PASOLINI, Lettere 1940-1954, cit., p. 185.
72. Cfr. La meglio gioventù, GIUSEPPE MARIUZ, Campanotto Editore Udine, Udine 1993, p. 32.
73. Alba, in P. P. PASOLINI, Tutte le poesie, tomo I, cit., p. 209. Trad. "O petto svegliato / dal nuovo sole! / O mio caldo letto / bagnato di lacrime! / Con un'altra luce / mi sveglio a piangere / i giorni che volano / via come ombre".