Pasolini a partire da Pasolini 4 – Il sentimento della vita
La strada del cambiamento REALE non può dunque passare attraverso contrapposizioni aprioristiche: ma solo attraverso un “atteggiamento rivoluzionato”, un “criterio di vita” radicalmente rovesciato - che parte appunto da una percezione nuova degli altri e delle cose - in cui le persone possano RITROVARSI INSIEME, in un comune cammino.- Autore:
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Ma il poeta è andato oltre (almeno negli ultimissimi anni della sua evoluzione ideologica). Ha scoperto che la strada del cambiamento REALE non può dunque passare attraverso contrapposizioni aprioristiche: ma solo attraverso un “atteggiamento rivoluzionato”, un “criterio di vita” radicalmente rovesciato - che parte appunto da una percezione nuova degli altri e delle cose - in cui le persone possano RITROVARSI INSIEME, in un comune cammino.
"È sufficiente che solo il sentimento/ della vita sia per tutti uguale:/ il resto non importa".
Un cambiamento di mentalità che inventi una qualità di vita diversa, e perciò apra finalmente lo spazio di un confronto vero. Ma questa novità può partire, per P., solo da un ricupero dell'antico: da un riaffondare nella “sapienza santa” di rapporto con il cosmo (i campi, i ceppi, il sole, la pioggia, ecc.) e le persone (padri, madri, figli) che sono stati il patrimonio di realtà popolari che ci hanno preceduto - e di cui lui, Pasolini, ha precisa e bruciante memoria, perché l'ha vissuta nel Friuli della sua infanzia e prima giovinezza.
Oggi è il tempo di difendere, conservare, pregare: non ha paura il poeta di usare e di ripetere - come una preghiera appunto - questi verbi odiosi, provocatori per il buon senso progressista.
È naturalmente facilissimo - e infatti è stato fatto in continuazione dagli intellettuali italiani - bollare
affermazioni simili di “svolta reazionaria”, di primitivismo sentimentale astratto dai problemi e dalla “storia concreta” del presente.
Ora non neghiamo che nell’equivoco del primitivismo P. sia effettivamente caduto, ma riguardo a un altro discorso (il mito della supposta innocenza del sottoproletariato), e per di più un discorso da lui ormai ampiamente e apertamente abiurato negli ultimi scritti. (Vedi: «Scritti corsari» e «Abiura» dalla «Trilogia della vita», introduzione al volume «Trilogia della vita» (che raccoglie le sceneggiature di «Decameron», «I racconti di Canterbury» e «Il fiore delle mille e una notte»).
Quanto dice invece sul recupero della tradizione e della ORIGINE (per sé e per tutti) non coincide con il mito suddetto: ed è molto comodo per i critici dei quotidiani confondere o assimilare le due cose. Pure il poeta con lirica incisività ha spiegato: “Non rimpiango una realtà ma il suo valore. Non rimpiango un mondo ma il suo colore”. ("Ciant da li ciampanis", ne "La nuova gioventù" - Sezione seconda - Nuova forma de «La meglio gioventù»). Come dire: piantatela di prendermi per un imbecille che non conosce la dialettica storica.
È il significato dell'antico da recuperare, non meccanicamente la ripetizione (d'altronde impossibile) delle sue forme.