Pasolini a partire da Pasolini 6 – Rispetto del giudizio del mondo

Pasolini non ha osato scandalizzare del tutto - forse anche perché "nessuno capirebbe" - i nuovi potenti della cultura e della politica italiana: e di questo chiede coraggiosamente e amaramente perdono.
Autore:
Bocchini, Mirella
Fonte:
CulturaCattolica.it

Per concludere questa prima parte dell’analisi: al di là dei contenuti (un posto rilevante occupa ancora il tema dell’amore al "povero", cioè al sottoproletariato), una cosa ci ha più acutamente toccato in questa poesia (“Saluto e augurio”, ne “La nuova gioventù”): la serietà della sua umiltà.
La serietà povera, dolorosa delle ultime strofe in cui P. confessa il PROPRIO “rispetto del giudizio del mondo”. Non certo evidentemente di quello fascista, vecchio borghese, magari ammantato di clericalismo, che ha sfidato e disprezzato da sempre. Di chi allora? Sembra lecito supporre che la paura sia nei confronti di quel mondo laico-progressista (complice e integrato col sistema neocapitalista), al cui mezzo plauso, alla cui dubbia ma ostentata amicizia gli era pur così difficile, forse, rinunciare. Ai Moravia e ai Pannella, per intenderci.
Egli ci dice quindi anche la PROPRIA integrazione e contraddizione, il proprio stare al gioco - per stanchezza, per fragilità ("nervi indeboliti") - di quei "leaders dell'Acculturazione", da cui sapeva così bene di essere usato.
Dunque P. ha gridato: ha osato scandalizzare, ha lanciato parole “diverse” e ha sostenuto contrattacchi stizzosi e interminabili di abortisti, femministe, intellettuali di sinistra offesi. Eppure ci dice - lui stesso - che non ha osato scandalizzare del tutto - forse anche perché "nessuno capirebbe" - i nuovi potenti della cultura e della politica italiana: e di questo chiede coraggiosamente e amaramente perdono.
Noi abbiamo cercato di capire.