Pasolini in Friuli 12 – Da Casarsa a Versuta: una nuova esperienza educativa
Pier Paolo vive, tra questi miseri casolari, la più appassionante esperienza didattica della sua carriera scolastica.- Autore:
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Nell'ottobre del 1944, dopo un rastrellamento dei Tedeschi che più degli altri ha messo in pericolo la vita dei giovani casarsesi, Pier Paolo e sua madre Susanna decidono di rifugiarsi a Versuta, una località campestre nei pressi di Casarsa, meno esposta a bombardamenti e a rappresaglie.
“La mattina del 10 settembre 1944, fui svegliato dal suono della sirena; dovevano essere circa le nove; dopo pochi minuti (...) gli aeroplani erano già su C. e cominciarono a bombardare la stazione (...). Cominciò il nostro sfollamento da C. a V., dove io, fin dall'ottobre del '43, (...), avevo affittato una specie di granaio, nel quale avevano trovato rifugio i miei libri e nel quale io ero già stato a dormire in certe notti in cui si sospettavano rastrellamenti. (...) Il sedici del mese io e mia mamma facemmo il nostro ingresso a V., con tutto il nostro linguaggio familiare, il nostro orgoglio ancora senza incrinature(...)”. (99)
La vita a Versuta va avanti diversamente rispetto all'ordine borghese, tanto silenzioso e funzionale, di Pier Paolo e della madre. Qui la gente, pur nell'estrema semplicità del vivere giornaliero, non si lascia travolgere passivamente dalle cose, anzi, «le decanta, le declama, è impegnata in una continua ed assordante lotta con esse». (100)
Pier Paolo vive, tra questi miseri casolari, la più appassionante esperienza didattica della sua carriera scolastica; quei figli di contadini, più ingenui, dalle menti più incondite dei ragazzetti borghesi di Casarsa, rappresentano per lui l'oggetto di una straordinaria dedizione.
D'altronde lo stesso Pasolini, per bocca di Don Paolo, personaggio di Romàns afferma:
“Può educare solo chi sa cosa significa amare, chi tiene presente la divinità”. (101)
Una paideia in cui eros evoca sophia, nel nesso tra l'amore di educatore e la coscienza come mania della verità. Alla luce di questo, non possiamo guardare la dolorosa tensione amorosa di Pasolini, prescindendo dalla sua passione per il destino e la formazione culturale dei suoi ragazzi.
A Versuta Pier Paolo insieme alla mamma continua l’”insolita” esperienza della scuola privata; le lezioni si tenevano in un misera stanza che serviva da cucina e da camera da letto, ma “quando venne la bella stagione (...) andammo a far scuola in quel casello tra i campi di cui ho già parlato. Era molto piccolo e ci si stava appena; ma spesso uscivamo sul prato e ci sedevamo sotto i due enormi pini sfiorati dal vento”. (102)
“Pasolini estende il suo progetto poetico anche a questi contadini, che nella loro inferiorità culturale rappresentavano i compagni ideali e perfetti delle sue giornate; con pazienza li accompagna alla scoperta di sé e del loro mondo, con attenzione ascolta i loro pensieri e le loro parole, incantevolmente intrisi di imperfezione”. (103) Sente la vivezza dei sentimenti rampollare in loro «in un friulano che è l'equivalente del sole, dell'asfalto, dei campi deserti, della piazza vibrante di colori».(104) Si fa più chiara in Pasolini l'importanza, l'assoluta necessità di raccontare il Friuli «più perfetto» attraverso i «canti del popolo friulano», attraverso le voci, se pur imperfette, dei ragazzi nel cui «sentimento profondo sono una cosa sola coi monti o coi campi in cui vivono» (105):
“Ecco dunque le cose concrete, rituali e impoetiche che egli assumeva nei giri impacciati del suo «linguaggio mentale» e affondava negli indistinti e precipitosi batticuori; ma quale poeticità non avrebbe pervaso quel suo discorso interiore (...), se fosse stato possibile trascriverlo per intero e con capillare verismo su una pagina stenografata (...)? Cosa c'è di più poetico di questo «pensare» di un giovane contadino che senza sfuggire (...), alle formule dell'idioma, si getta negli spazi del pensabile (...)? Ed è proprio questa la parte di sé (della sua carne) che egli non conosce, benché sia tanto radicata nella materia profonda, indistinta, attiva e puramente vitale del suo ambiente; è questa la corporeità dei sentimenti, questa polpa della vita giovanile che egli ignora e di cui sente il peso umiliante, ipoteca di ignoranza, e quindi approssimazione, assenza, scontento”. (106)
NOTE
99. Appendice ad «Atti impuri», in PASOLINI, Romanzi e racconti 1946-1961, tomo I, cit.,p.146
100. Atti impuri, in ibid. p. 62. Ribadiamo che la nostra attenzione sull'autore verte soprattutto ad una analisi del periodo dell'esordio poetico e intellettuale in Friuli, dunque, gli anni che vanno dal trasferimento definitivo a Casarsa all'episodio di Ramuscello.
101. P.P. PASOLINI, Romàns, Guanda, Parma 1994.
102. Atti impuri, in P. P. PASOLINI, Romanzi e racconti 1946-1961, tomo I, cit., p. 25.
103. Cfr. Un coetaneo ideale e perfetto, ne « Il Mattino del Popolo», 22 settembre 1948; ora in P.P, PASOLINI, Un paese di temporali e di primule, cit., p. 150.
104. Cfr. ibid, p. 150.
105. Il Friuli, in Un paese di temporali e di primule, cit., p. 200.
106. Dopocena nostalgico, «Il Mattino del Popolo», 13 ottobre 1948, in Un paese di temporali e di primule, cit., p. 153.