Pasolini a partire da Pasolini

Sempre più si rivelano profetiche alcune intuizioni di questo intellettuale scomodo, inclassificabile in schieramenti, “inquieto ed inquietante”.
Autore:
Bocchini, Mirella
Fonte:
CulturaCattolica.it

Novembre 1975: di Pasolini sembra ormai sia stato detto proprio tutto.
Assolto, in occasione della sua triste morte, da vecchi nemici dei giornali di centro destra, viene esaltato e pianto oggi da quegli “amici” di sinistra che, nei mesi scorsi, spesso più che discutere le sue argomentazioni, l’avevano più o meno apertamente screditato con pesanti attacchi personali.
Giustamente Rossana Rossanda sul “Manifesto” (3 novembre 1975) rileva con ironia questa “commossa unanimità”, e lo stiracchiamento che da molte parti si fa per annettersi il letterato-regista di genio, per riassorbire quella coscienza inquieta, inquietante tutta l’intellighenzia italiana.
Ma a nostro avviso tale esaltazione è ancora più strana - cioè più subdola - di quanto indichi la Rossanda.
Essa parte infatti da una CENSURA di doppio tipo: o nel senso che elogiatori di P., da veri sbadati, dimenticano, tacciono proprio le sue affermazioni più scomode. Oppure laddove queste son troppo note perché sia possibile ignorarle, vengono catalogate subito senza curarsi di rintracciare il filo logico e le motivazioni.
Ecco perciò che a una certa serie di prese di posizioni dell’ autore si appiccica subito l’ etichetta di “obiettivamente reazionarie” (e ciò si affretta a fare la Rossanda nella seconda parte del suo articolo, in compagnia degli extraparlamentari).
Ma la catalogazione più frequente è sotto la voce: “incertezze e contraddizioni” (ad esempio Gramigna del “Giorno”, i radicali, “l’Unità”): dove contraddizione vuole ovviamente dire quello che per il critico di turno è diverso da quel che pensa lui o il suo partito (e non ciò in cui il poeta contraddice se stesso, la propria logica le proprie convinzioni).
Noi battiamo un’altra strada: tentiamo di ascoltare un uomo che ha molto sofferto e spesso ha rischiato.
Crediamo che la MISERICORDIA - che è il modo con cui Dio si rapporta all’uomo - sia l’unica esperienza vitale capace di produrre cultura, poiché unico autentico approccio conoscitivo (modo per conoscere).
Crediamo ancora che attraverso l’atteggiamento della misericordia sia possibile parlare di P. - e di qualunque altra persona o cosa - con serietà, senza moralismi di destra e di sinistra. O almeno con minori pre-giudizi.
Durante il lavoro ci siamo accorti, non senza commozione, che il poeta ha fatto di questa tesi culturale una sua fondamentale battaglia.
Siamo ben coscienti di aprire un discorso senza alcuna pretesa di esaurirlo: innanzitutto perché è radicalmente impossibile esaurire il mistero di un uomo. In secondo luogo perché ci atterremo come tema ad alcuni aspetti della concezione di P. sull’uomo, sulla storia e sulla attuale società.