Pasolini a partire da Pasolini 3 – Omologazione e morte del popolo

È ormai ben noto il giudizio del poeta sulla nostra società: inebetita dal consumismo, massificata in falsa "unità" dalla scuola di stato e dai mezzi di comunicazione, quanto disgregata invece dalle strutture e dall'inesistenza di significati comuni - vissuti.
Autore:
Bocchini, Mirella
Fonte:
CulturaCattolica.it

La razionalità, illuminista o marxista, che i "padri hanno cercato" - e a cui P. stesso aveva aderito con entusiasmo critico - non basta più a comprendere né a cambiare il mondo: ha mostrato il suo fallimento, la sua FISSITA', incapace di produrre storia nuova ("Son tutte cose del passato").
Proprio il 30 ottobre 1975, sul giornale "Il mondo", P. aveva scritto al laico Calvino: "Risulta evidente che tu ti appoggi a certezze che valevano anche prima. Le certezze laiche, razionali, democratiche, progressiste. Così come sono non valgono più. Il divenire storico è divenuto, e quelle certezze sono rimaste com'erano".
È ormai ben noto il giudizio del poeta sulla nostra società: inebetita dal consumismo, massificata in falsa "unità" dalla scuola di stato e dai mezzi di comunicazione, quanto disgregata invece dalle strutture e dall'inesistenza di significati comuni - vissuti.
In una tale società dunque, come più volte egli ha denunciato in forte polemica con tutta la sinistra italiana, le distinzioni "fascista", "borghese", "progressista", persino "comunista", sono in gran parte o totalmente formali: anzi vengono usate in continuazione come ingiurie astratte, puri strumenti di violenza e di esclusioni reciproche, all'interno di una logica di vita borghese generalizzata.
Insomma oggi, per il poeta, TUTTI sono o rischiano di essere fascisti: cioè MORTI.
Vogliamo verificare? Ecco un brano fra i tanti: nella lirica "Agli studenti greci, in un fiato" (“La nuova gioventù” – sezione “Tetro entusiasmo”, op. cit.), il poeta giunge a gridare che i vecchi fascisti possono uccidere e ferire ma sono "meglio di coloro che comandano in questo grigio giorno dell'avvenire. I fascisti non toccano l'anima" (del popolo). Oggi invece il popolo "comincia a morire. Qualcuno ha toccato la sua anima. Vecchi e giovani vivono, brutti e cattivi, come in un sogno", "come rinnegati, per quel po' di ricchezza e libertà" che gli hanno dato “e non per buon cuore i vecchi Antifascisti che sono i veri Fascisti... che sono i leaders dell'Acculturazione, e non solo toccano le anime, ma se la succhiano al centro come vampiri”: i leaders del "sesso in permesso". Credo superfluo ogni commento.