Pasolini in Friuli 15 – L’impegno per l’autonomia del Friuli

Lottare per l'autonomia friulana è una delle possibilità attuabili per continuare ad affermare quegli ideali per cui Guido ha combattuto in guerra, ma anche un'opportunità per volgere lo sguardo alla gioventù friulana che, priva di possibilità, è costretta ad abbandonare la propria terra per andare viers Pordenone il mont.
Autore:
Chieco, Mariella
Fonte:
CulturaCattolica.it

A questo punto, si apre un nuovo capitolo della vita di Pasolini, il suo impegno politico per l'autonomia del Friuli, che poggia su questa tragedia privata e «che si amplifica collegandosi alla tragedia della "meglio gioventù"». (126) Lottare per l'autonomia friulana è una delle possibilità attuabili per continuare ad affermare quegli ideali per cui Guido ha combattuto in guerra, ma anche un'opportunità per volgere lo sguardo alla gioventù friulana che, priva di possibilità, è costretta ad abbandonare la propria terra per andare viers Pordenone il mont.
Già nel manifesto dell'Academiuta, Pasolini aveva accennato al suo impegno civile:
“(...) la nostra estetica non si chiude in se stessa, essendo un'estetica del cuore non del cervello, e perciò configurerà a sé l'arte; configurerà a sé la politica”. (127)
Il 30 ottobre 1945 Pasolini aderisce prima personalmente, poi sottoscrivendo tutta l'Academiuta, all'Associazione per l'Autonomia Friulana. L'interesse di Pasolini era restituire un'identità linguistica al Friuli, salvaguardandola dalla contaminazione con lo «strambo veneto». (128) C'è il solito, urgente desiderio di salvare la storia, la densa tradizione friulana, mentre a gravitazione dei parlanti verso Venezia avrebbe significato la genesi di «un Friuli anonimo, vagante, privo di coscienza». (129) In molti friulani invece, la convinzione di
“(...) essersi spostati verso la più progredita Venezia li riempie di una baldanza incapace di dubbi: e li fa una delle genti più liete d'Italia. Eccoli compensati: se da secoli nessuno di loro è passato alla storia, tuttavia il lavoro e la gioia quotidiani dà loro un ebbro senso di immutabilità”. (130)
Questo accontentarsi non può essere accettato dal militante Pasolini, la «meglio gioventù» deve essere educata ad avere coscienza delle proprie capacità, «mal represse» (131) da voluttuosi e inconsistenti godimenti.
Ma - ed è qui l'epilogo tragico degli anni friulani - il grande amore per la sua terra non sarà ricambiato da quella gente non disposta a trattare la sua diversità che dà scandalo che come un pretesto per non immedesimarsi fino in fondo nel cuore dell'esperienza poetica e della passione pedagogica del giovane educatore. Persino lo sguardo appassionato ai contadini friulani, alla gente umile di Casarsa, che lo indurrà ad abbracciare l'ideale del partito comunista nel 1948, verrà come imprigionato, schiacciato nell'ideologismo per il quale verrà accusato e stimato, ma ancora una volta, forse in una singolare comunanza di destino con Guido, addirittura tradito. (132)

Jo i ài crodùt in te,
sigùr di podèi crodi ta la vita
dal Mond (...)
Ma tu se i àtu fat,
ciera cristiana, par distudà chel fòuc
ch'i ti às impijàt ta la me ciar
quan'ch'i crodevi un zòuc
amati? Nuja (...)
Non ti pos perdonàighi tu, Friùl
cristiàn, a un che la to lenga sclava
ta un còur cialt di peciàt al disperava.

Cansiòn, sviàla lajù
dulà che dut a è fer. Non disi nuja:
no ài àgrimis pì a recuardàmi
di ches vivis ciampagnis, co na passiòn pì viva a mi li suja.
Ti sos l'ultin suspìr in ta un lengàs
Colàt da nòuf ta còurs dismintiàs
”. (133).

NOTE
126. Cfr saggio di Domenico Canciani dal titolo Lingua, autonomia, `patria": brevi note su alcuni interventi del Pasolini friulano, in AA. VV., Pier Paolo Pasolini. L'opera e il suo tempo, Cleup Editore, Padova 1983
127. Academiuta di lenga furlana, in «Stroligùt», agosto 1945; ora in P. P. PASOLINI, Saggi per la letteratura e l'arte, cit., p. 74.
128. Cfr. Di questo lontano Friuli, cit., p. 220.
129. Che cos'è dunque il Friuli?, «Libertà», 6 novembre 1946; ora in Un paese di temporali e di primule, cit., p. 251.
130. Di questo lontano Friuli, cit., p. 220.
131. Cfr. I colori della domenica, «Il Messaggero Veneto», 13 luglio 1947; ora in Un paese di temporali e di primule, cit., p. 135.
132. Quasi contemporaneamente all'iscrizione al partito comunista, Pasolini sottoscrive le dimissioni dall'Associazione per l'Autonomia Friulana, intuendo le strumentalizzazioni a cui il partito democristiano friulano sottoponeva il problema dell'autonomia. Questo allontanamento verrà giudicato dai membri di quel partito, e in particolare da don Marchetti, come un'abdicazione dell'ideale stesso dell'autonomia del Friuli per asservire un indottrinamento teorico. Ci sembra, tuttavia, di poter compendiare la "risposta" di Pasolini in queste sue parole: «Si è detto che ho tre idoli: Cristo, Marx , Freud. Sono solo formule. In realtà il mio idolo è LA REALTÀ» (in Pier Paolo Pasolini par lui même, in «Avant-scène», Parigi, novembre 1969).
133. Cansiòn, in P. P. PASOLINI, Tutte le poesie, tomo I, cit., p. 98. Trad.: "Io ho creduto in te, / sicuro di poter credere nella vita / del Mondo (...). / Ma tu che cosa hai fatto, / terra cristiana per spegnere il fuoco / che hai appiccato alla mia carne / quando credevo un gioco / l'amarti? Nulla (...) / non puoi perdonare tu, Friuli, / cristiano a uno che la tua lingua schiava / liberava in un cuore caldo di peccato. / Canzone, vola laggiù / dove tutto è fermo… Sei l'ultimo sospiro in una lingua / caduta di nuovo in cuori dimenticati".