Un Don Camillo a Cervia, di Pierre Laurent Cabantous

«Signore, se è questo ciò che accadrà, cosa possiamo fare noi?”
Il Cristo sorrise: “Ciò che fa il contadino quando il fiume travolge gli argini e invade i campi: bisogna salvare il seme. Quando il fiume sarà rientrato nel suo alveo, la terra riemergerà e il sole l’asciugherà. Se il contadino avrà salvato il seme, potrà gettarlo sulla terra resa ancor più fertile dal limo del fiume, e il seme fruttificherà, e le spighe turgide e dorate daranno agli uomini pane, vita e speranza. Bisogna salvare il seme: la fede. Don Camillo, bisogna aiutare chi possiede ancora la fede e mantenerla intatta. Il deserto spirituale si estende ogni giorno di più, ogni giorno nuove anime inaridiscono perché abbandonate dalla fede. Ogni giorno di più uomini di molte parole e di nessuna fede distruggono il patrimonio spirituale e la fede degli altri. Uomini di ogni razza, di ogni estrazione, d’ogni cultura”.»
(da Giovannino Guareschi, Don Camillo e don Chichì, in Tutto Don Camillo. Mondo piccolo)

Un Don Camillo a Cervia, di Pierre Laurent Cabantous - Ed. Itaca
Fonte:
CulturaCattolica.it

Bello e istruttivo.
Credo commenterebbe così, Giovannino Guareschi, terminato di leggere “Un don Camillo a Cervia” di don Pierre Laurent Cabantous.
Bello e istruttivo.
Amava esprimersi così rispetto alle cose fatte bene, all'arte, alla letteratura che “serve”. Bella e istruttiva.
Non è l'unico, intendiamoci, Giovannino Guareschi, a pensarla così. Alessandro Manzoni, tanto per dirne uno, per i suoi “Promessi Sposi” si era proposto «l'utile per iscopo, il vero per soggetto, l'interessante per mezzo». Perché chi ha a cuore la Verità (la maiuscola non è un refuso!) del bello e basta non si accontenta. E neanche dell'interessante, del piacevole, se non si legano all'utile, all'edificazione, perché nella vita siamo chiamati a crescere un po' ogni giorno, ad edificare, un passetto alla volta, la nostra umanità.
Questo, ci aiuta a fare il libro scritto da don Pierre Laurent: 19 brevi dialoghi con… Gesù, proprio come il don Camillo di guareschiana memoria; dialoghi che partono sempre dalla vita quotidiana di un prete che ama il contatto con la sua gente, e sulla vita quotidiana si fermano a riflettere.
E' di origini francesi, don Pierre Laurent, parroco a Cervia, e la Francia che ha nel sangue è la Guascogna. Un po' si coglie, tra le righe, questa sua indole da guascone, a volte irruenta. Ed è uno spettacolo (letteralmente!) vedere come il Signore gli tiene testa… amorevolmente; come lo smorza, come leviga certi aspetti del suo carattere, che pur sono tra quelli che più apprezza chi conosce questo sacerdote coraggioso (e poco politicamente corretto) che non solo in chiesa, ma anche nei social, Facebook e Twitter, non si sottrae mai dall'esporsi con parole chiare sui temi e gli eventi scottanti del presente.
Bella e istruttiva pure la sua presenza nei social, che inizia ogni mattina con il Vangelo del giorno e trova modi sempre nuovi per tenere saldo il connubio tra fede e cultura. Perché – chi si muove tra i nuovi media lo sa -, per un sacerdote come lui c'è modo e modo anche di stare nei social: da preti piacioni, alla ricerca del consenso, di aumentare i followers, di conquistare like, o ricordando che il compito è ribadire con forza e con chiarezza la verità umana e cristiana, testimoniando la fede come criterio di giudizio e orientamento per la vita tutta intera.
Questi 19 dialoghi, che ora sono stati pubblicati da Itaca, nascono proprio così: post su Facebook non nati a tavolino, non frutto di discussioni teologiche, ma scritti quasi di getto dopo una riflessione sui fatti appena accaduti. Una riflessione che spesso nasce passeggiando, con il rosario in mano, tra un Pater noster e un'Ave Maria, perché i dialoghi con Lassù non sono mai elucubrazioni mentali, ma sgorgano da fonti vive, che sono il silenzio e la preghiera.
E sono stati i lettori a chiedere a don Pierre Laurent di raccogliere questi brevi scritti, queste “catechesi con il sorriso” e pubblicarli perché restino. Perché Facebook e i social tanto sono utili per farci stare connessi e “sul pezzo”, tanto dimenticano. I post restano, è vero, ma scivolano via, perché altri hanno scritto, altro si è aggiunto. Chi invece legge questi brevi racconti, queste catechesi sui temi più vari, che poi sono i grandi temi della vita e della fede, ha voglia di riprenderli in mano, di andarseli a rivedere. Lì dentro ci sono le verità del Vangelo senza annacquamenti, c'è il Magistero della Chiesa, c'è la Tradizione di un popolo che lì va a pescare, quando perde la strada, e non nei post degli intellettuali à la page, neanche se si dicono cattolici.
E poi c'è, in questo libricino da regalarsi e da regalare, la cosa più bella che ho trovato, la cosa che più invidio a don Pierre Laurent: il suo amore di figlio per Gesù e Sua Madre. Un amore vivo, che si coglie in ogni pagina.
Chi legge capisce che non sono finzioni letterarie, questi suoi dialoghi, ma sono un metodo, sono la sua vita. E vorrebbe avere una fede così.
C'è un'ultima cosa che vale la pena ricordare. Tutto il ricavato della vendita di questo libro è destinato al restauro della chiesa del Suffragio, a Cervia.
«Non nobis, Domine, non nobis, sed nomini tuo da gloriam»