Parravicini, Giovanna - Marija Judina. Più della musica
Ed. La Casa di Matriona € 20.00Con CD allegato
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Non mi capita abitualmente di recensire i libri, anche se mi accade sovente di leggerli, di imparare, di restare meravigliato di fronte alla grandezza di tanti uomini e donne che sanno comunicare un frammento incandescente di verità, che, solitamente, muove il cuore.
Del resto è evidente quanto ricordava il Papa Giovanni Paolo II parlando della bellezza, citando il grande poeta polacco Norwid: “il bello ci è dato per appassionarci al lavoro. E il lavoro è per la risurrezione”.
Ho iniziato a leggere la straordinaria biografia di Marija Judina, scritta da Giovanna Parravicini con profondità, passione e preparazione. E immediatamente ne sono stato conquistato. Si tratta di una vita, che si può solo raccontare, anzi si può e si deve solo incontrare: è quindi l’invito a fare, voi personalmente, quest’esperienza (facilitata inoltre dal fatto che, allegato all’agile testo, c’è un CD con alcune straordinarie esecuzioni di questo talento immortale).
Per conto mio vi riporto quello che mi pare il segreto di questa nobile vita: la fedeltà alla propria voce interiore e ai grandi maestri che ha incontrato (sono in questo testo citate queste affermazioni: «Sono cresciuta in mezzo a persone di eccezionale statura, a cui, come dicevano gli antichi, non sono degna neppure di sciogliere i lacci delle scarpe. Cerco di essere all’altezza della loro memoria»... «Sì, voglio mostrare alla gente che si può vivere senza odiare, pur essendo liberi e indipendenti. Sì, voglio cercare di essere degna della mia voce interiore».
È certo che la vita, se è vissuta in questo modo, è l’avventura e il miracolo della fecondità, come questa pagina autobiografica racconta:
«Nel mio gruppo c’era un “attaccabrighe”, un ragazzino di otto-nove anni praticamente senza famiglia, che viveva presso parenti che non amava e da cui non era amato di nome Akinfa; era indisponente, stuzzicava tutti, prendeva in giro i bambini ebrei, si azzuffava e così via. Noi tutti (e soprattutto io, che ne avevo la responsabilità!), cercavamo di esortarlo con la parola e con l’esempio. Ma una volta Akinfa passò tutti i limiti-picchiò uno dei compagni, prese a male parole gli adulti, commise un furtarello - e così fu “decretata” la sua espulsione. Quando venne il momento di eseguire la “condanna” - il momento del distacco - io, non so come, scoppiai a piangere. E a questo punto avvenne la “seconda nascita” di Akinfa! Scoppiò a piangere anche lui; chiese perdono tutti, rese la refurtiva e da quel momento mi seguiva sempre ovunque, nel campo, come un fedele cagnolino; e spiegava a tutti che “in vita sua” (!) non aveva mai visto una maestra che piangesse per il suo alunno: che piangesse, per dirla con le sue parole, “sull’anima e sulla vita” di un monello. Proprio questo era il senso del suo stupore e del desiderio di rimettersi sulla buona strada.»
In questo pianto riecheggia il pianto di Cristo sulla sua città, il pianto di tanti padri e madri sui propri figli, il pianto di fronte allo scempio di vite umane prodotto da quella terribile tragedia c’è stata la Rivoluzione Sovietica.
Che questo pianto, e la speranza sempre riaffermata di Marija Judina, ci accompagnino nel cammino della ricostruzione del nostro popolo.