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I personaggi di G. K. Chesterton - L’investigatore 6 - Il delitto nasce dalla libertà

L'origine del male è nella scelta della volontà, che Dio creò e volle libera. La dottrina della Caduta risponde all'interrogativo di Giobbe; certo non in maniera esauriente, poiché si tratta comunque di un Mistero: ma essa dice all'uomo tutto ciò che egli ha bisogno di sapere: che è libero, libero di tenere occhi e cuore spalancati alla Sua Presenza, o chiusi e ciechi, di guardare gli angeli con occhi di bambino o di ornitologo, di fare il male, oppure di non farlo.
Autore:
Platania, Marzia
Fonte:
CulturaCattolica.it

Certamente una falsa dottrina rende più facile il delitto: "L'uomo che effettivamente vive soltanto per questo mondo, e non crede in nient'altro, e per il quale il successo ed i piaceri mondani sono tutto quello che egli può trarre dal nulla, è colui che effettivamente sarebbe capace di qualunque cosa se corresse il pericolo di perdere tutto il suo mondo e di non poter salvare nulla. Non è l'uomo rivoluzionario, ma l'uomo rispettabile che commette ogni sorta di crimini". (GKC, I racconti di Padre Brown, pag. 751).
Tuttavia il mistero del male ha la sua sorgente nella volontà. Padre Brown si scaglia contro la superstizione magica, quando si imbatte in una famiglia che trema sotto il peso di una maledizione, secondo la quale uno dei suoi membri impazzirebbe uccidendo la moglie, per poi uccidere se stesso: "Un uomo non può essere costretto da nessun destino a cadere nel più piccolo peccato veniale (per non accennare nemmeno a delitti come il suicidio e l'assassinio). Non potete esser forzato a fare cose cattive contro la vostra volontà". (Ibidem, pag. 559).
Quando il medico di famiglia legge la leggenda della maledizione in chiave di ereditarietà, come un tipo di follia provocato dalla consanguineità, Padre Brown insorge contro le false filosofie che nascondono sotto il loro manto fumoso la realtà del delitto: "Io non saprei scegliere tra la vostra superstizione scientifica e quell'altra, quella magica. Mi sembra che tutte e due riducano la gente allo stato di paralitici nell'impossibilità di muovere braccia e gambe, o di salvare se stessi, né quanto al corpo, né quanto all'anima. [...]. E non voglio scegliere tra due strade sotterranee di superstizione, che entrambe finiscono nel buio. E la prova è questa: che siete tutti completamente all'oscuro di quel che realmente accadde in questa casa. [...]. Fu un delitto; ma il delitto dipende dalla volontà, e Dio la creò libera." (Ibidem, pag. 564).
Mette appena conto notare che Padre Brown interpreta l'incapacità di leggere la realtà del dottore come un effetto della sua superstizione scientifica. La chiave di tutto sta in quell'ultima frase: Dio la creò libera.
L'origine del male è nella scelta della volontà, che Dio creò e volle libera. La dottrina della Caduta risponde all'interrogativo di Giobbe; certo non in maniera esauriente, poiché si tratta comunque di un Mistero: ma essa dice all'uomo tutto ciò che egli ha bisogno di sapere: che è libero, libero di tenere occhi e cuore spalancati alla Sua Presenza, o chiusi e ciechi, di guardare gli angeli con occhi di bambino o di ornitologo, di fare il male, oppure di non farlo. Libero e quindi responsabile delle dottrine che elabora e delle conseguenze che ne scaturiscono. Libero quindi di usare o meno la sua ragione e responsabile dell'uso che ne fa. La consapevolezza del mistero della volontà che Dio ha creato libera, dona a Padre Brown l'ultima caratteristica che lo distingue da Sherlock Holmes, per tornare alla nostra tormentata pietra di paragone. Per quest’ultimo i criminali sono come la preda per il cacciatore, cioè sostanzialmente qualcosa di altro da sé. Ben diversa è la posizione di Padre Brown: egli non dimentica mai di essere egli stesso potenzialmente, in quanto uomo, un criminale, poiché peccatore. Dalla consapevolezza di condividere con tutto il genere umano il peccato originale nasce da un lato un superiore realismo nel giudicare la gente, per cui nessuno è "insospettabile" e dall'altro la pietà. Abbiamo già visto come proprio sull'identificazione col colpevole si basa il metodo di Padre Brown; quando il suo intervistatore gli chiede un po’ scandalizzato se questa identificazione non sia moralmente ambigua e pericolosa, egli risponde: “Nessun uomo può essere veramente buono finché non conosce la propria malvagità, o quella che potrebbe avere; finché egli non ha esattamente compreso quale diritto egli abbia di esprimere tutti quei giudizi e questo disprezzo, e di parlare di "criminali" come se fossero scimmie in una foresta lontana mille miglia; [...] finché egli non ha spremuto dalla sua anima l'ultima goccia dell'olio dei farisei; finché la sua unica speranza è proprio di aver catturato, in un modo o nell'altro, un criminale e di tenerlo chiuso al sicuro nel suo stesso corpo”. (Ibidem, pag. 599).