Vladimir Bukovskij: Ultima parola al processo

Fonte:
CulturaCattolica.it

Si tratta del secondo processo contro Vladimir Bukovskij, accusato di propaganda antisovietica e condannato, come recidivo a 2 anni di prigione, 5 di lager e 5 di confino. Bukovskij è uno dei più noti dissidenti della Russia, difensore dei diritti dell’uomo e soprattutto dei perseguitati innocenti. Alcuni dei suoi libri sono stati tradotti anche in lingua italiana come ‘La mentalità comunista’, ‘Il convoglio d’oro’, ‘Il vento va e poi ritorna’, ‘Una nuova malattia mentale nell’URSS: l’opposizione’, ‘URSS: dall’utopia al disastro’, ‘Gli archivi segreti di Mosca’.
Traduciamo la parte finale del suo intervento, che pur nella sua brevità fa capire dove fosse la forza dei dissidenti e della loro espressione nel samizdat: la certezza di combattere per la verità incarnata nell’uomo perseguitato, la certezza che la verità possiede in se stessa una forza che le assicura la vittoria, pur attraverso il sacrificio, senza bisogno di ricorrere alla violenza. “Chi non crede nella potenza della verità non crede in Dio, perché Dio è Verità” (Aksakov). Il problema allora è soltanto uno: vivere nella verità, “compiere la verità nell’amore” (S. Paolo)

Al processo furono convocati soltanto i testimoni richiesti dall’accusa. Ma che testimoni erano? Venne da me, probabilmente mandato dal KGB, un militare del reparto della sicurezza dello stato, un certo Nikitinskij, mio compagno di scuola, cui era stato affidato il compito di provocarmi a compiere un delitto: organizzare il trasporto di un macchinario per una tipografia clandestina. Ma lo sfortunato provocatore non riuscì a compiere la sua operazione. In seguito l’istruttoria cercò di servirsi di lui come testimone d’accusa al processo. Ma abbiamo visto proprio qui ancora una volta non è riuscito nel suo intento.
A che scopo hanno usato tutte queste provocazioni, queste volgari violazioni giuridiche, tutta questa valanga di inganni e di false accuse senza alcuna prova? Che scopi aveva il processo? Solo quello di castigare un uomo?
Non esiste un ‘principio’ dettato da una certa ‘filosofia’. Dietro le accuse manifeste c’è qualche cosa di non manifesto. Qui il potere, condannando me persegue lo scopo di nascondere i propri delitti, le ingiustizie psichiatriche contro i dissidenti.
Con le repressioni contro di me essi intendono spaventare quelli che cercano di parlare al mondo di tutti i loro delitti. Non vogliono ‘asportare l’immondizia dall’izba’ e neppure mostrare sull’arena mondiale questi incontaminati difensori degli oppressi.
La nostra società è ancora ammalata. E’ ammalata di paura che deriva a noi dai tempi dello stalinismo. Ma il processo del risveglio della nostra società è già iniziato; fermarlo è impossibile. La società già incomincia a comprendere che il delinquente non è colui che esporta dall’izba l’immondizia, ma colui che dal di dentro rende immonda l’izba. Anche se mi toccherà di vivere in prigione, non rinnegherò mai le mie idee e, appellandomi al diritto riconosciuto dallo articolo 25 della Costituzione sovietica, le diffonderò a tutti cloro che mi vorranno ascoltare. Combatterò per la legalità e la giustizia.
Mi rincresce soltanto che nel breve periodo passato in libertà 1 anno 2 mesi 3 giorni sia riuscito a fare troppo poco per la legalità e la giustizia.