Russia: Ultima parola al processo

Landa Mal'va Novena: perché viva la memoria
Fonte:
CulturaCattolica.it

Ho letto molti scritti diffusi dal Samizdat (l'editoria clandestina), ma in essi non ho mai trovato falsità evidente e calunnia. Falsità l'ho frequentemente trovata nella stampa sovietica, dal momento in cui ho imparato ad essere critica nei confronti di ciò che leggo, ascolto e vedo.
Il samizdat è un fenomeno sollecitato dal monopolio partitico su tutta la stampa del nostro paese, trasformato in mezzo di propaganda partitica e governativa. Questo monopolio si applica da circa 50 anni, mentre il samizdat ha appena 10 – 15 anni di vita. La nascita del samizdat coincide con il fallimento, nella coscienza di una parte della gente del nostro paese, dell'incondizionata autorità dei nostri dirigenti, e della fede cieca nella propaganda sovietica. Coincide con un certo superamento della paura. La nascita e la esistenza del samizdat è l'espressione della tensione alla 'trasparenza' (glasnost') e alla legalità autentica e non a quella bolscevica, all'esigenza di una informazione diversificata (e non soltanto partitica), al desiderio di esprimere un'opinione propria, una propria concezione del mondo, che non fosse riveduta dal duce o dal Comitato Centrale del Partito Comunista. Il samizdat, per quanto limitate siano le sue capacità reali, ha ottenuto qualche cosa nello smascherare la falsità e la calunnia della propaganda sovietica, e condannare moralmente quelli che la sostengono…
Io non rispetto la legalità sovietica, non posso considerarla una legalità autentica. Io non mi ritengo una delinquente degna di condanna.

22 dicembre 1972
Vol'noe Slovo n. 13