Russia: I martiri di Suja
Da 'Martiri del XX secolo' di Damaskin Orlovskij vol. 2 p. 37 ss. (Riassunto)- Curatore:
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Nel 1922 in Russia la popolazione ridotta alla fame per la carestia e l'incuria del governo superava i 23 milioni. Il Patriarca Tichon si rivolse a tutti i patriarchi ortodossi ed al Papa di Roma per ottenere aiuto. Internamente al paese, per iniziativa del Patriarca, si era creato il 'Comitato ecclesiastico per l'aiuto agli affamati'. Il partito comunista sovietico intervenne perché tutti i beni raccolti dalla Chiesa venissero devoluti allo stato
Il 26 febbraio 1922 venne firmato il decreto per l'esproprio dei bei preziosi in possesso della Chiesa. Il 15 marzo una delegazione del Comitato si reca a Suja per espropriare i beni della cattedrale. Sulla piazza antecedente alla chiesa una folla di fedeli pacificamente impedisce alle guardie rosse di profanare la Chiesa. I rossi aprono il fuoco. Sul campo restano cinque morti e quindici feriti. La prima vittima fu Nikolaj Malkov; una pallottola gli trapassò la testa mentre gridava: "ortodossi, siate forti nella fede"; la seconda una ragazza, Anastasija e poi Avksentij Kalashnikov e Sergej Mefodiev. La quinta vittima è sconosciuta. Il parroco padre Pavel Michajlovich Svetozarov aveva invitato la folla a disperdersi e intendeva patteggiare con le guardie rosse. Borisov, parrocchiano di Suja, propone alle guardie rosse di offrire la somma corrispondente al valore degli oggetti che si intendeva espropriare, ma non viene ascoltato; altrettanto fanno un gruppo di donne.
Quando Lenin venne a sapere dei fatti di Suja, già il 16 marzo dettò la famosa lettera: "Noi dobbiamo attaccare il clero nel modo più deciso e senza pietà…con tale ferocia che se la rammentino per decine di anni… Occorre dare istruzioni perché a Suja siano arrestate il numero maggiore di persone…Dare istruzioni agli organi giudiziari perché il processo sia concluso con la fucilazione delle persone più influenti, e questo anche a Mosca ed in altri centri… Quanto più sacerdoti riusciremo a fucilare con questo pretesto, tanto meglio."
Il parroco della cattedrale padre Pavel era nato nel 1866 nel villaggio di Kartmagovo, governatorato di Vladimir. Compiti gli studi teologici a Kiev venne ordinato sacerdote e inviato come parroco a Suja dove si fece amare e stimare dalla popolazione come predicatore e pastrore d'anime. Quando venne abolito l'insegnamento religioso nelle scuole egli continuò in chiesa a insegnare il catechismo per ragazzi ed adulti. Fu arrestato la prima volta nel 1919 e in seguito nel 1921. Il 17 marzo 1922 vene arrestato a Suja. L'esproprio dei beni della chiesa avvenne il 23 marzo. Con lui vennero arrestati i sacerdoti Ioann Pozhdestvenskij, Ioann Lavrov, Aleksandr Smel'chakov, lo starosta della chiesa Aleksandr Paramonov e altri venti parrocchiani.
Padre Pavel durante il processo si dichiarò innocente: "Non mi sono mai opposto all'esproprio".
Il giudice insisteva per sapere se avesse avuto istruzioni dai suoi superiori.
Padre Pavel risponde: "Non ho ricevuto nessuna istruzione dal mio superiore. Era mio dovere leggere e diffondere la lettera pastorale del Patriarca. Mi era chiaro che occorreva dare i preziosi, ma non potevo farlo con le mie mani. Possono espropriare e noi non ci apporremo, ma non dobbiamo farlo con le proprie mani".
L'accusa propone la fucilazione per tutti gli arrestati.
Il giudice: "Riconoscete e proprie colpe e pentitevi: questa è la migliore difesa".
Padre Pavel: "Non posso dire il falso nell'imminenza della fucilazione. Ripeto che non ho preso parte al movimento di opposizione all'esproprio dei preziosi. Se ho sbagliato in qualche cosa forse è di non aver assunto una posizione decisa. La mia posizione era fra il potere e la chiesa. Il potere pretendeva tutto, ma da parte della Chiesa non venivano date delle indicazioni precise su come comportarsi. Nessuna sete di sangue da parte mia, come ha voluto alludere l'accusa. Vi prego di non condannarmi alla pena capitale, non per me, io sono pronto a morire, ma per i miei figli. La mia condanna colpirà soprattutto i miei figli, che non avranno più un padre, dopo aver perso anche la madre".
Il 25 aprile alle ore 18 e 15 fu letta la sentenza:
Condannati alla fucilazione i sacerdoti Pavel M Svetozarov, Ivan S. Rozhdestvenskij, i parrocchiani Petr I. Jazykov, Vasilij O. Pochlebkin. Per quest'ultimo, per aver riconosciuto la sua colpa, la condanna a morte è stata commutata a 15 anni di prigione. Altri nove furono condannati a pene inferiori.
Il 26 aprile i parrocchiani di Suja inoltrarono un telegramma al tribunale supremo perché padre Pavel venisse graziato. Il tribunale superiore si rivolse al Politburò che nella persona dei compagni Lenin, Trockij, Stalin e Molotov confermò la condanna alla fucilazione.
Padre Pavel e compagni furono fucilati il 10 maggio alle 2 di notte.
Il ricavato di tutti gli espropri estorti alla chiesa in Russia, non venne devoluto in favore degli affamati, come la propaganda affermava, ma per preparare la rivoluzione mondiale.
Padre Pavel Svetozarov, padre Ioann (Ivan) Rozhdestvenskij e il laico Petr Jazykov furono canonizzati dalla Chiesa ortodossa russa nell'agosto del 2000.