La vita dell’assunzionista americano padre Braum in Russia

Da 'Istina i Zhizn' n. 6 - 2006
Autore:
Bobrova, Natal’ja

Non temere, piccolo gregge

Nel secolo scorso in Russia vivevano 22 assunzionisti, ora a rappresentare l'ordine sono rimasti soltanto in 2. Ciononostante i cattolici ritengono la loro presenza un fatto importante della storia e valutano grandemente il ruolo che gli assunzionisti svolsero un tempo e svolgono oggi in Russia nello sviluppo dei reciproci rapporti fraterni, nella collaborazione reciproca e nella reciproca comprensione fra i cristiani dell'Oriente e dell'Occidente, fra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa russa.
I fratelli assunzionisti insieme alla Russia hanno attraversato le prove toccate in sorte nel secolo XX. Assieme agli ortodossi hanno condiviso il calvario e il martirio. Rischiando molto, a prezzo di non pochi sforzi, gli assunzionisti informavano l'Occidente sulle persecuzioni contro i credenti a opera del regime totalitario, in nome della solidarietà con il popolo russo e la Chiesa ortodossa. Durante il regime sovietico, grazie anche al coraggio degli assunzionisti, venne mantenuta aperta la chiesa di S. Luigi dei francesi che era diventato un centro di comunione fra cattolici ed ortodossi. La Chiesa di S. Luigi dei francesi era visitata dai rappresentanti ufficiali della Chiesa ortodossa russa. Durante molti anni un vescovo ortodosso assisteva alle funzioni del Natale e della Pasqua assieme a semplici sacerdoti e laici.
Superando, come essi stessi riconoscevano, alcuni pregiudizi del passato, gli assunzionisti aiutavano i cattolici dell'Occidente ad aprirsi alla comprensione dell'ortodossia. Inoltre, alcuni di loro, dopo essere vissuti per molti anni in Russia, si erano imbevuti della cultura russa, e dello 'spirito russofilo'.
Oggi il senso della permanenza in Russia dei monaci assunzionisti consiste, secondo quanto essi stessi affermano, nello sviluppo della 'cultura del dialogo, della cultura dell'amicizia' nel collaborare alla rinascita della Chiesa ortodossa russa, la Chiesa sorella.

Per la gloria di Dio non ci sono catene

Negli anni 1934–1999 cappellani all'ambasciata USA in Russia erano assunzionisti e per molto tempo celebravano pure nella chiesa di S. Luigi dei francesi che si trova sulla piazza della Lubjanka, di fronte alla prigione politica. Sotto Stalin, Chrushchev e Brezhnev che non nascondevano la loro avversità contro il cattolicesimo e in genere contro qualsiasi religione, gli assunzionisti americani erano fra i pochi sacerdoti cattolici, ai quali era ufficialmente permesso di celebrare nella Russia centrale. Padre Mario Leopoldo Braun (1903–1964) era fra loro la figura più eminente.
Durante gli undici anni di servizio (1934–1945) di padre Braun, i parrocchiani erano i diplomatici americani, i cattolici di altri paesi, i russi cattolici e altri fedeli di diverse confessioni che le autorità politiche avevano privato dei loro luoghi di culto. Nella soffocante atmosfera delle repressioni staliniste, nelle terribili peripezie della seconda guerra mondiale, costantemente controllato dalla polizia politica, padre Braum conservava una completa padronanza di spirito.
Quando padre Braun giunse a Mosca non aveva ancora raggiunto i trenta anni. Uomo colto, conosceva alcune lingue europee, aveva insegnato letteratura tedesca in un collegio americano, aveva studiato teoria della musica a Londra, suonava discretamente il pianoforte, ma lui si considerava semplicemente 'un giovane prete' preoccupato per essere stato mandato a Mosca. Non conosceva la lingua russa e men che meno la letteratura russa.
Durante i primi due anni del suo soggiorno a Mosca, padre Braun svolgeva la sua opera spirituale per il personale dell'Ambasciata americana e nello stesso tempo aiutava Mons. Nive, amministratore apostolico a Mosca. Nel sevizio pastorale nella chiesa di S. Luigi dei francesi (egli abitava vicino al vescovo in territorio dell'ambasciata francese). Durante questo periodo imparò la lingua russa e si adattò alla realtà sovietica.
Nel 1936 il vescovo Nive fu costretto ad abbandonare per sempre la Russia e così padre Braun rimase l'unico prete a celebrare nella chiesa di S. Luigi fino al 1945 quando pure lui dovette abbandonare l'URSS. Nel 1937 la chiesa di S. Luigi rimase l'unica chiesa cattolica aperta a Mosca per 25.000 cattolici. Pochi anni prima le chiese erano 3, e dal 1938 in tutta la Russia oltre a S. Luigi era funzionante la chiesa della Madonna di Lourdes a Leningrado. Nei giorni feriali padre Braun celebrava alle otto del mattino per poche persone. Nei giorni festivi celebrava due S. Messe, una in lingua inglese per il personale dell'ambasciata e l'altra in francese. Nelle messe solenni padre Braun predicava in russo. A quel tempo a S. Luigi era l'unico luogo dove si osasse predicare. " nelle mie prediche – annota padre Braun nel suo diario – non dipendevo assolutamente dal potere. Come le autorità sovietiche potessero sopportare le mie prediche, questo è un altro problema" Per me era chiaro che le autorità sovietiche non vedevano di buon animo la mia attività sacerdotale. La domenica nella chiesa di S. Luigi veniva una stenografa che annotava tutto quello che io dicevo.

Il coraggio della fede

Nel 1937 il delegato per le questioni religiose della regione di Mosca pretese che gli venisse consegnato l'elenco delle persone battezzate e cresimate nella chiesa di S. Luigi. Padre Braun gli presentò un libro con tutte le pagine bianche. Il delegato avvertì padre Braun che sarebbe stato punito se non avesse presentato l'elenco richiesto. Padre Braun rispose tranquillamente: "Questi libri non la riguardano, non hanno nessuna forza politica o giudiziaria. Essi hanno soltanto un carattere sacramentale; tutto ciò che riguarda l'amministrazione dei sacramenti non sottostà in alcun modo alla competenza del governo".
Nell'autunno del 1937 padre Braum scrive a Parigi: "Per quanto riguarda la Chiesa, tutto è abbastanza tranquillo". In realtà la situazione si faceva sempre più tragica... Arrestavano uno dopo l'altro i parrocchiani più fedeli. Dopo la cacciata dall'URSS del domenicano padre Michel Floran, si attendeva da un momento all'altro l'arresto di padre Braun. Ben cinque volta i ladri penetrarono nella chiesa di S. Luigi e rubarono le cose più preziose. Benché la chiesa fosse sotto la 'protezione' della Lubjanka, i ladri potevano lavorare indisturbati. La polizia di stato aveva più paura dei santi che dei delinquenti. Normalmente ottimista padre Braun cerca di intravvedere ogni segno, anche apparente di indebolimento della persecuzione, ma poi in una lettera che clandestinamente fa giungere all'estero è costretto a scrivere: "Prega il Signore perché ci venga in aiuto. La situazione non solo non migliora e non si chiarisce, ma di giorno in giorno diventa sempre più tenebrosa e complessa". Se la campagna antireligiosa era rivolta contro tutte le religioni, in modo particolare si accaniva contro la Chiesa cattolica. Il panorama politico si fa sempre più tetro, mentre la popolazione, irrigidita dalla paura, sembra diventare sempre più indifferente a tanta brutalità. Fra i cinque milioni di militanti dell'ateismo, padre Braun pensa che ci sia anche qualche credente che si è iscritto all'associazione angosciato dalla paura.

L'onestà nella lotta

Prevedendo l'attacco degli hitleriani, padre Braun scrive al Vaticano nella primavera del 1941 che "con l'aiuto di Dio sono pronto a restare sul posto in qualsiasi situazione". Il Papa approva la sua decisione e gli manda una particolare benedizione. La chiesa di S. Luigi ebbe a soffrire non poco a causa dei bombardamenti dell'esercito tedesco. Nell'inverno degli anni 1941-1942 le persone che lavoravano nelle ambasciate di Mosca abbandonarono la capitale, ma padre Braun rimase desiderando condividere la sorte dei suoi parrocchiani. Durante la guerra la campagna antireligiosa si era indebolita, per motivi politici dettati dalla contingenza più che per un cambiamento di intenti.
All'inizio del 1945 padre Braun nell'ambasciata degli Stati Uniti ebbe la possibilità di parlare con il rappresentante del Presidente degli Stati Uniti che ritornava da Jalta. La dettagliata relazione sulla situazione della religione nell'URSS non piacque al rappresentante degli USA. In particolare quando padre Braun disse che la struttura del cattolicesimo era stata eliminata quasi totalmente, l'americano sembrò non credere. Nelle tre diocesi cattoliche presenti nell'URSS non era rimasto né un vescovo, né un sacerdote e né un seminario. Alla fine della relazione l'americano Edvar Flain gli disse: "Perché si lamenta, la sua chiesa di S. Luigi è rimasta aperta". Che fossero state chiuse 1.500 chiese cattoliche di rito latino sembrava che non lo avessero minimamente impressionato. Nella sua relazione l'attento osservatore americano poteva scrivere: "Nell'Unione Sovietica il cattolicesimo si pratica attivamente". Di tutti i diplomatici che si trovavano a Mosca soltanto l'ambasciatore polacco teneva rapporti amichevoli con padre Braun e sosteneva la sua attività pastorale.
Anche quando era evidente per tutti gli onesti osservatori che la strage degli ufficiali a Katin era stata opera degli stessi sovietici e non dei tedeschi come sosteneva la propaganda sovietica, padre Braun protestò in Ambasciata Usa contro gli americani che sostenevano come autentica la versione sovietica.
Il 29 dicembre 1945 padre Braun fu costretto ad abbandonare l'URSS. L'ambasciata americana fece saper al superiore degli assunzionisti che avrebbe desiderato il cambio del cappellano. Del resto gli stessi superiori assunzionisti desideravano che padre Braun potesse ritornare negli Stati Uniti perché avevano saputo che la sua salute era cagionevole e abbisognava di cure specifiche. In realtà ritornato in patria ci vollero due anni prima che padre Braun potesse riacquistare la salute, che rimase cagionevole per tutti gli anni fino alla sua morte (1964).