Premessa

Fonte:
CulturaCattolica.it

È questo un argomento che “a prima vista”, può apparire un po’ “strano” o almeno “inusuale” per delle catechesi e che, di conseguenza, non mancherà di suscitare forse anche qualche perplessità: la vita di Marianna De Leyva, ovvero sr. Virginia Maria, ovvero “la Signora”, la Gertrude di manzoniana memoria. Perché? Perché proprio le vicende della Monaca di Monza? Sono domande più che legittime.
Il nome racchiude un po’ l’essenza stessa della persona. Sapere il nome di qualcuno, per gli ebrei, significava conoscere la persona. Ma, viene da chiedersi, Marianna De Leyva “conosceva il nome” di Dio? Quale idea del suo sposo divino aveva sr. Virginia Maria? Nasce da queste due semplici domande, sortemi quasi per caso (e non disgiunte da una innata simpatia da sempre suscitatami da questa figura di manzoniana memoria), la decisione di trattare questo tema: Sr. Virginia alla fine della sua vita giunge alla beatitudine della conoscenza di Dio ma il suo è un percorso che dura tutta la vita e… vi giunge solo “dopo aver compiuto il dantesco viaggio” attraversando, prima, “l’inferno” (il baratro di perversione, in cui, la relazione con l’Osio, l’aveva fatta precipitare) e, poi, il purgatorio (il lungo cammino di interiore conversione compiuto nei quattordici anni di reclusione cui era stata condannata).
Faremo, allora, un “percorso a tappe”. Prendendo in considerazione alcuni aspetti della sua vita e della vicenda da lei vissuta, delineeremo alcune tracce del cammino compiuto dalla Monaca di Monza, verso la conoscenza di Dio - del vero Dio - attraverso il suo cammino di conversione.
Premetto anche che, data la vastità e la delicatezza della materia (perché sono molte le cose che, in una ricerca approfondita, si potrebbero e dovrebbero dire sia sulla vita di Marianna De Leyva che sulla figura letteraria di Geltrude/Gertrude) e la profondità e l’insondabilità del “protagonista” di queste nostre riflessioni (l’animo umano, che solo Dio può scrutare e conoscere realmente) non pretendo certo di compiere un lavoro esaustivo o completo.
Quelli proposti, vogliono solo essere “brevi appunti di riflessione” a margine di una vita travagliata ed infelice, sfociata, però alla fine, nella pacificazione e nell’abbandono in Dio.