L'Enciclica e l'Ortodossia

Fonte:
CulturaCattolica.it

Dell'Enciclica già è stato detto molto e da molte parti. Qui mi limito a rilevare alcuni aspetti che, a mio parere, sono in sintonia con la tradizione orientale, e in particolare con la tradizione russa, della quale si interessa, come suo peculiare compito "Russia Cristiana".
Prima di tutto una constatazione generale positiva: di giorno in giorno si sta consolidando in Russia una simpatia crescente per l'attuale Pontefice. Una prova, ma è soltanto una: dalla stessa Commissione teologica del Patriarcato di Mosca, ci è stato richiesto di ristampare "Introduzione al cristianesimo" di Ratzinger e stampare altri scritti del Pontefice.
Per quanto riguarda l'enciclica 'Deus caritas est' possiamo anzitutto ricordare che la Chiesa ortodossa russa ama chiamarsi 'Chiesa di S. Giovanni Apostolo'. L'attenzione che Benedetto XVI riserva alla testimonianza e al commento di S. Giovanni non può essere sfuggita agli ortodossi. Ma ciò che maggiormente è in accordo con il pensiero russo è l'impianto complessivo della Enciclica. La Chiesa russa ha sempre voluto essere particolarmente agganciata ai Padri greci, ("conosco ciò che diventa in me vita") dai quali ha recepito il bisogno di tendere alla 'conoscenza integrale' che impegna, assieme alla mente anche il cuore, il sentimento, l'azione e l'esperienza della vita nella sua totalità.
Già nella Introduzione Benedetto XVI parla 'dell'inizio dell'amore cristiano dove non c'è una decisione etica o una grande idea, bensì l'incontro con un avvenimento, con una Persona…' 'La vera novità del cristianesimo - ribadisce il Papa - non sta in una nuova idea, ma nella figura di Cristo che dà carne e sangue ai concetti. Un realismo inaudito'.
Il dominio della logica porta al totalitarismo, assicura Hannah Arendt, il realismo invece tien conto della integralità e quindi dell'antinomia. L'antinomia, come suggerisce la tradizione orientale, diffida della definizione logica, troppo precisa per abbracciare la realtà in tutta la sua pienezza. L'antinomia invece ha bisogno del suo polo diverso sia per il suo completamento che per la sua giustificazione. Su questa linea per esempio, seguendo il discorso del Papa, l'amore a Dio e l'amore per il prossimo, antinomicamente considerati, pur nella loro distinzione, si giustificano vicendevolmente al punto da formare un unico amore.
Aver scelto come tema dell'enciclica l'Amore, non è per il Pontefice soltanto una scelta di un elemento importante, sia pure il più importante, del cristianesimo, ma il tema che "coinvolge tutte le potenzialità dell'uomo, e include, per così dire, l'uomo nella sua interezza."
Solitamente le chiese ortodosse accusano Roma di eccessivo giuridismo. E' difficile trovare conferma di questa accusa nell'enciclica Deus caritas est. Al contrario: "Siccome Dio ci ha amati per primo – sono le parole del Papa – l'amore non è più soltanto un comandamento, ma è la risposta al dono dell'amore con il quale Dio ci viene incontro". Non si tratta di aderire ad una norma che ci viene suggerita dall'esterno, ma di adeguarsi alla struttura del nostro essere. Così la persona ama Cristo per essere più se stessa: l'etica diventa ontologia dell'essere.
Una delle tentazioni del cristianesimo attuale (per il mondo non è neppure una tentazione, ma una tranquilla accettazione) è il predominio della morale sulla ontologia, sulla verità, o, in forma più sottile, l'autonomia della morale. L'eccessiva preoccupazione di aprirsi al mondo, per averne ambigui consensi, porta alla ricerca di 'valori comuni' che non hanno bisogno di ancorarsi alla verità e neppure di sottomettersi al controllo dell'esperienza. La cultura, si può leggere in una rivista cattolica, ha le sue leggi autonome, che si riducono alla ragione e alla democrazia.
A parte il tentativo tardivo (dopo la caduta delle ideologie) di dar valore alla ragione e alla democrazia, la tradizione russa si strapperebbe le vesti all'udire queste parole da un prete cattolico.
"L'orgogliosa autonomia" è per S. Basilio il Grande il peccato diabolico, radice di ogni peccato umano. Ma nello stesso tempo l'autonomia è la disgregazione dell'uomo e della società. Solo partendo dall'integro il particolare acquista il suo specifico valore.
"Il riconoscimento del Dio vivente – concludiamo con le parole dell'enciclica – è una via verso l'amore e il sì della nostra volontà alla sua, unisce intelletto, volontà, sentimento nell'atto totalizzante dell'amore".