Cantici d’Amore tra stupore e Mistero - 3 Tela: Cantico Nuziale

Fonte:
CulturaCattolica.it

Dopo la notte dell'attesa ecco l'alba della speranza:

Uscite figlie di Sion,
guardate il re Salomone
con la corona che gli pose sua madre,
nel giorno delle sue nozze,
nel giorno della gioia del suo cuore
(Ct 3,11).



Uscite dalla notte! Sorge l'alba di un nuovo giorno, la notte è passata ed è giunto il tempo del canto.


Che cos'è che sale dal deserto
come una colonna di fumo,
esalando profumo di mirra e d'incenso
e d'ogni polvere aromatica?
(Ct 3,6).


a sposa come nube luminosa procede, avvinta allo sposo, in testa a un corteo festoso: è l'esodo dell'amore in cammino verso il suo pieno compimento. La direzione è nuovamente da sinistra a destra: l'amore totalizzante non è cosa del cielo, è impastato di terra e il suo teatro è la storia. Ai piedi della coppia nuziale, infatti, quasi ne fossero l'ombra, giacciono i due amanti.

Io vi scongiuro, figlie di Gerusalemme,
per le gazzelle e per le cerve dei campi:
non destate, non scuotete dal sonno l'amata
(Ct 3, 6).

Non è ancora l'unità piena, lo sposo guarda la sposa, l'amante l'amata, ma in entrambe i casi la donna abbassa lo sguardo tutta compresa nel suo mistero. Lo sposo è una fiamma azzurra, il suo corpo, coperto dalla rugiada notturna, anela al giorno senza tramonto di cui la sposa, tutta bianca e luminosa, è promessa certa. Sì, l'unione è un amplesso reale, eppure è profezia di un Altro amplesso; sì, la storia in cui si realizza l'incontro quella degli uomini, eppure si narra di un'Altra storia

La tela celebra la dualità dell'esistenza: l'intera scena si compone entro il profilo nudo del corpo della donna: i due seni e il ventre.
Nel ventre la città duale: in alto - con le sue mura fortificate - St. Paul de Vence, la città dove Chagall vive quando dipinge queste tele e sotto Vitebsk, la città che emerge intatta e magica dai ricordi dell'infanzia, che riempie di gratitudine la memoria e la vita.
Come lo sposo notturno si specchia nella luce dell'amata così la città antica, la città fortificata si rispecchia magicamente nella città rinnovata dall'amore, liberata dalla schiavitù del male.
Doppio è anche l'albero della vita, dipinto sotto Vitebsk: l'uno dalla chioma bagnata dal sole, l'altro ancora avvolto nell'oscurità.
Nei due seni il dualismo è superato, si annuncia la pienezza dell'uno. Nel seno destro infatti appare la coppia sotto la Huppà - segno della presenza di Dio che sigilla l'unione - attorniata da testimoni con le coppe della benedizione; nel seno di sinistra vi sono simboli che ripropongono un medesimo significato. L'angelo segna il carattere sacro della liturgia nuziale e il candelabro che regge fra le mani indica la divina benedizione, più sotto l'anello nuziale sigilla l'unione della sposa- simboleggiata dalla colomba – con lo sposo che suona lo shofar, annuncio della novità di vita.

Questo è l'unico dipinto in cui Chagall si ritrae. Egli figura qui come il cantastorie, il narratore visionario. L'arte, la danza l'aspetto ludico dell'esistenza (segnalato dal giocoliere posto sull'estrema sinistra) dicono i luoghi in cui il dualismo è superato e la profezia della capacità di rinnovamento dell'Amore annunciata.

Nella città nuova, Vitebesk, cammina un altro cantastorie: il rabbino, il saggio chassidim che segna lo spazio atemporale creato dall'Amore: l'Amore presente, l'Amore che unisce il Sacro al profano, il divino all'umano, il tempo all'eternità.