Le nozze di Cana in Giotto e il vedere di Maria - 2

C’era la Madre di Gesù
Fonte:
CulturaCattolica.it
Giotto, Cappella degli Scrovegni, Le nozze di Cana

L‘episodio delle nozze di Cana si apre dunque all‘insegna di un giorno benedetto, il giorno delle nozze eterne fra Dio e l‘umanità. La menzione del terzo giorno, tuttavia, getta su questa festa anche l‘ombra del dramma. Tutta la Scrittura è costellata da accenni a questa scansione temporale: tre giorni durò il cammino di Abramo verso il monte Moria; tre giorni Giona rimase nel ventre del pesce; per tre giorni Gesù restò chiuso nel sepolcro.
Tre giorni segnano lo scoccare di un‘ora, quella per cui Cristo è nato. Non a caso protagonista dell‘evento è la Vergine Maria: Tre giorni dopo, ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c‘era la madre di Gesù (Gv 2,1).
Come nel primo giorno della settimana inaugurale Giovanni aveva presentato come testimone autorevole nel grande processo intentato contro Gesù il Battista, ora al culmine della settimana ecco la seconda testimone, ancora più autorevole del primo: la Vergine Madre.
Sul numero tre gioca anche Giotto che, nella celebre Cappella degli Scrovegni, ci permette di entrare nella sala del banchetto di nozze e vedere con Maria, il primo dei sette grandi segni narrati da Giovanni nel suo Vangelo.
Tre, infatti, sono gli invitati per ogni lato del tavolo, tre hanno l‘aureola e tre sono senza aureola, tre sono le giare in primo piano, tre i testimoni del miracolo. Tre sono anche i lati della sala che ci è consentito vedere, opportunamente sottolineati da un elegante cornicione di legno intarsiato. La sala, dunque, si apre generosa allo sguardo dell‘osservatore: vediamo tuttavia solo tre dei suoi quattro lati. Il quarto lato è quello in cui noi siamo immersi ed è anche quello in cui è chiamato in causa il nostro vedere.
Fedele agli intenti dell‘Evangelista, Giotto ci avverte che a questo banchetto tutti siamo invitati perché si tratta del banchetto ultimo, quello messianico promesso dai profeti.
I personaggi sono, in totale, 11. Questo è l‘inizio, è il luogo dove si svela qualcosa della sua gloria, ma non è ancora il compimento, manca ancora quell‘uno all‘appello per realizzare la totalità simbolicamente inscritta nella dozzina. E che questo banchetto sia per la totalità lo dicono gli intarsi e le decorazioni lungo le pareti della sala che propongono il tema del quadrifoglio, antico segno bene augurale ma anche, nella sua forma quadripartita, rimando alla totalità della terra (i quattro punti cardinali).
Ad affrettare il manifestarsi della gloria di Gesù è la Madre.
Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno più vino» (Gv 2,3).
Siamo lontani qui dall‘insistenza con cui Giovanni ha usato nel capitolo precedente il verbo vedere. Giovanni infatti, per dirci che Maria si è accorta della carenza di vino, in questo caso non usa il verbo vedere. Qualche riga sopra l‘evangelista aveva narrato di come Natanaele si fosse meravigliato perché Gesù aveva mostrato di averlo visto sotto il fico e, di fronte allo stupore del discepolo trasformatosi subito in fede in lui, Gesù rispose: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto il fico, credi? Vedrai cose maggiori di queste!» (Gv1,50).
Maria vede già, prima di ogni altro, queste cose maggiori. Ella partecipa intimamente allo sguardo di Gesù. Perciò vede e il vedere di Maria è tutto racchiuso in quella frase lapidaria: non hanno più vino.
Nell‘affresco di Giotto nessuno pare essersene accorto: non il paggetto che si appresta a tagliare il pane, non quello ozioso e tranquillo a braccia conserte. Vede solo Maria e pare oltretutto vedere ben oltre la semplice mancanza di vino, continua infatti il testo: Gesù rispose: «Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora».La madre dice ai servi: «Fate quello che vi dirà» (Gv 2,4-5) Pare un battibecco familiare e sconcerta un po‘ la frase di Cristo a sua Madre. Sconcerta ma lascia nel contempo intravvedere un oltre a cui la Madre allude con la sua richiesta, un oltre che Cristo intuisce.
Non è ancora giunta l‘ora di Gesù l‘ora, cioè, della sua rivelazione che sarà sigillata dalla croce e dalla relativa risurrezione gloriosa. Ma come si può parlare di morte e di risurrezione durante un banchetto di nozze? E perché poi considerare un anticipo dell‘ora, il miracolo sul vino? Perché non un miracolo sulla morte, una risurrezione, come quella che verrà operata di lì a poco con Lazzaro?