Le nozze di Cana in Giotto e il vedere di Maria - 1

La settimana della nuova creazione
Fonte:
CulturaCattolica.it
Cappella degli Scrovegni, Particolare della volta

Giovanni non a caso inizia il suo Vangelo con le stesse parole del libro della Genesi: in principio - en archè. Giovanni presenta infatti Gesù come il Verbo creatore che inaugura una nuova creazione.

Dopo il prologo, il Vangelo continua con la narrazione di una settimana in cui si celebra il passaggio dall‘antica alla nuova economia, una settimana dove Giovanni il Battista compie la sua missione e Gesù la incomincia.
Ricalcando i ritmi del primi sette giorni della creazione l‘evangelista colloca nel primo giorno la testimonianza del Battista, cioè il diradarsi delle tenebre attorno al Messia grazie allo sguardo capace di verità del Battista.

Nel secondo giorno ecco che le acque benedette del Giordano vedono arrivare il Benedetto, Colui che solo è in grado di santificare e purificare: Gesù il Cristo, additato dallo stesso Battista

Terzo giorno: germogliano i primi virgulti attorno al Germoglio per eccellenza, quello della radice di Jesse, il Cristo. Gesù chiama a dimorare con lui (cioè a mettere radici): Andrea - che in quello stesso giorno porterà a Gesù il fratello Simon Pietro - e un discepolo ignoto, tradizionalmente identificato con lo stesso apostolo Giovanni.

Il quarto giorno, che nella Genesi vede nascere la scansione del tempo in giorno e notte per mezzo dei luminari grandi e piccoli, ecco che Cristo si reca in Galilea e chiama altri suoi discepoli. Isaia aveva predetto che la Galilea, terra di Zabulon e di Neftali, terra tenebrosa, avrebbe visto sorgere la vera Luce e qui Gesù si manifesta come colui che ha adempiuto la legge e i profeti (le luci minori della storia della salvezza che indicano la Grande Luce della Presenza di Dio nel mondo) e chiama altri due discepoli i quali a loro volta risplenderanno come fiaccole di verità.

Si giunge così all‘episodio delle nozze di Cana che inizia con un‘annotazione temporale: tre giorni dopo. Calcolando i precedenti quattro giorni siamo, pertanto, al settimo giorno. Siamo nel giorno del compimento, siamo nel giorno del riposo, siamo nel giorno della comunione fra Dio e l‘uomo.
Siamo però anche nel giorno delle nozze. Alcuni rabbini di fronte a questo testo hanno letto non tre giorni dopo, come troviamo nelle nostre traduzioni, bensì il terzo giorno u-ba-yom Ha-shelishi cioè martedì. Il martedì era, presso gli ebrei, il giorno classico per stipulare le nozze, in quanto Khephel ki-tobh, giorno del doppio «era cosa buona» (cfr. Gn 1,10-12). Sebbene, infatti, il Talmud proponesse il mercoledì come giorno delle nozze, il popolo ha sempre preferito il martedì proprio perché in esso Dio benedice due volte: prima la terra e poi i semi che dalla terra germoglieranno.
Una tale interpretazione rompe la scansione della settimana che completa il rimando a quel Principio con cui Giovanni inizia il suo Vangelo, tuttavia è suggestiva.
Nella Genesi anche il sesto giorno, quello della creazione dell‘uomo, contiene una doppia benedizione, prima sugli animali, dei quali Dio disse «sono cosa buona», e poi sull‘uomo e sulla donna, sopra i quali Dio disse sono cosa molto buona.