La Samaritana: uno sguardo profetico - 3
Un’esistenza profetica- Autore:
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Il Carracci la ritrae così, vinta.
La Samaritana si trova al centro della scena ormai non guarda più Cristo e nella sua postura si individua l’urgenza della corsa, il bisogno della testimonianza. Cristo è immortalato nel gesto di indicare se stesso con la mano destra, mentre con la sinistra indica l’orizzonte lontano, forse Gerusalemme. I colori dell’abito di Cristo sono rovesciati rispetto al dipinto del Moretto. Il mantello della sua divinità è ormai abbandonato, avvolge il pozzo dell’incontro e l’anfora della donna: la rivelazione è avvenuta. La corda per attingere acqua giace a terra inerte, abbandonata. Ormai l’acqua viva sgorga nel seno della donna e la spinge alla missione. Cristo ha i piedi sulla roccia, è lui quell’acqua viva che sgorgò un tempo nel deserto e che soddisfece la sete del popolo durante il lungo esodo. Il corpo di Cristo è vibrante di luce, una luce che si riflette sulla samaritana. Gli abiti della donna, infatti, sono luminosi, i più luminosi di tutta la scena: ella è investita della luce di Cristo e rivestita della sua santità.
Carracci allarga l’orizzonte della scena. Sopraggiungono i discepoli.
In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliarono che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia gli disse: «Che cosa desideri?», o: «Perché parli con lei?». La donna intanto lasciò la brocca, andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia forse il Messia?». Uscirono allora dalla città e andavano da lui (Gv 4 27-30).
Al sorprendere Gesù in quel colloquio, nessuno – precisa Giovanni- gli chiese spiegazioni, nessuno lo interrogò. Lo sguardo dei discepoli resta ancorato all’evidenza dei fatti. Il loro Rabbi parla con una donna, per giunta eretica, una samaritana. Essi, pur essendo ormai da tempo suoi discepoli, sono incapaci avere il suo stesso sguardo sulle cose. Il contrasto tra la loro lentezza a capire e la rapidità con cui, invece, comprende la samaritana è sorprendente. Caracci lo esprime mirabilmente ritraendo la donna vibrante di luce e in corsa, mentre i discepoli sopraggiungono con passo lento, quasi furtivo, di dietro al pozzo, alle spalle di Gesù. Il loro gesti commentano puntuali il dialogo.
I discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». Ma egli rispose: «Ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno forse gli ha portato da mangiare?»(Gv4,31-33).
Giovanni è in primo piano (lo si riconosce - oltre che per la giovinezza del volto - anche per i colori dell’abito con i quali viene sovente raffigurato: il verde e il rosso) reca nel mantello la provvista di cibi acquistati, tra cui spicca il pane. Dietro si scorge Pietro e, forse, Andrea seguiti da altri due discepoli.
Giovanni guarda la scena con aria interrogativa. Gli altri discutono tra loro quasi a darsi risposte. Restano però ancorati alla realtà materiale, al pane che sporge generoso dal manto dell’apostolo. Gesù invece, come parlava alla samaritana di un’altra acqua (diversa da quella sorgiva del pozzo), parla a loro di un altro pane. Gesù invita i discepoli ad alzare lo sguardo, a riconoscere i segni dei tempi
Gesù disse loro: «Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Non dite voi: Ci sono ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: Alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. Chi miete riceve salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché ne godano insieme chi semina e chi miete. Qui infatti si realizza il detto: uno semina e un altro miete. Io vi ho mandati a mietere ciò che voi non avete lavorato; altri hanno lavorato e voi siete subentrati nel loro lavoro» (Gv 4, 34-38).
Chi segue Cristo non può rimanere ancorato a vecchi schemi, senza lasciarsi continuamente provocare dalla storia. Una samaritana e con essa poi molti altri, si avvicinano alla vera fede. Questo è il fatto straordinario, questo è il segno che i tempi della Nuova Alleanza sono maturi. I discepoli sono inviati a mietere sul lavoro di un Altro, quello di Cristo stesso e del Padre Suo, i quali operano nei cuori nelle coscienze in modo misterioso prima e più di loro.
Come si scruta l’orizzonte e si colgono dalla natura i segni di ciò che deve accadere così chi segue Cristo deve stare in profondo ascolto e con sguardo vigile per cogliere nella storia i segni dell’agire del Padre.
Significativamente Carracci dipinge Pietro mentre indica un punto lontano dell’orizzonte, verso Gerusalemme. È; lo stesso gesto di Gesù e anche il colore degli abiti di Pietro rimandano a quelli di Cristo. Pietro, pur senza comprendere appieno – esattamente come gli altri-, è già interprete di quella volontà del Padre che è per Cristo il vero cibo e che sarà nel corso dei secoli cibo per la Chiesa.
Molti Samaritani di quella città credettero in lui per le parole della donna che dichiarava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregarono di fermarsi con loro ed egli vi rimase due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e dicevano alla donna: «Non è più per la tua parola che noi crediamo; ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo» (Gv4,39-42).
Dietro al pozzo, semi nascosto dalle fronde di un albero (o di un grosso cespuglio) si scorge un uomo, reca una lancia in mano. Non pare un apostolo, forse è uno di quei samaritani che, incuriositi dalla testimonianza della donna, vanno da Gesù.
Questi, come dice il vangelo, crederanno, e non più semplicemente per le parole della samaritana, ma perché, come attestano nel vangelo, «ora sappiamo» «oidamen».
La parabola si chiude. La donna dallo sguardo confuso e turbato, la donna che si nascondeva nella solitudine di un mezzogiorno assolato è uscita in piena luce. Ora ha lo sguardo fiero della testimone, uno sguardo che contagia.
Carracci non narra l’esito del suo annuncio presso i correligionari lascia che ciascuno di noi si senta coinvolto nella vicenda. Vuole che ci immedesimiamo o nello sguardo interrogativo di Giovanni, o nel gesto inconsapevole di Pietro o, infine, nello spuntare timido del samaritano dietro al pozzo. Tocca noi ora scandagliare in fondo al pozzo del nostro cuore e rinnovare lo sguardo alla fonte viva della Parola di Cristo. Tocca a noi abbandonare le cisterne screpolare delle nostre certezze per acquisire la capacita di cogliere i segni dei tempi e conservare uno sguardo profetico sulla nostra storia.