Lazzaro: lo sguardo della vita - 4
Lo sguardo della vita- Autore:
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Guardando Maria anche noi ci accorgiamo di quanto Gesù veda. Vede il dolore dell’uomo, vede la fragilità umana di fronte alla morte, ma vede anche la poca fede di quelli che dubitando di Lui affermavano: «Costui che ha aperto gli occhi al cieco non poteva anche far sì che questi non morisse?».
Il dubbio tuttavia, ha il pregio di porre in relazione il miracolo del cieco con questo grande settimo segno, come la professione di Marta, getta luce sul senso misterioso delle parole di Gesù poste all’inizio del brano. Questa malattia rivela la gloria del Figlio di Dio l’inaugurazione del giorno ultimo senza tramonto che egli è venuto a portare.
Intanto Gesù, ancora profondamente commosso, si recò al sepolcro; era una grotta e contro vi era posta una pietra. Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, già manda cattivo odore, poiché è di quattro giorni». Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se credi, vedrai la gloria di Dio?». Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti ringrazio che mi hai ascoltato. Io sapevo che sempre mi dai ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». E, detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì, con i piedi e le mani avvolti in bende, e il volto coperto da un sudario. Gesù disse loro: «Scioglietelo e lasciatelo andare». Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di quel che egli aveva compiuto, credettero in lui.
E Rembrandt tutto questo lo esprime con una possanza senza pari. Cristo è il vero punto focale della scena sebbene la sua posizione sia leggermente spostata rispetto al centro della tela.
Il braccio alzato totalmente nella luce dice l’energia che sprigiona da lui. È; proprio dal braccio che pare uscire tutta la luce del quadro e diffondersi all’intorno. Il braccio del Signore è forse raccorciato? Chiedeva provocatoriamente il Signore nel libro dei Numeri (Nm 11,23). No! Ecco qui la potenza del braccio divino rivelare la sua vittoria sul male (le spade) e sulla morte (Lazzaro).
Lazzaro da par suo sembra adagiato in un oltre lontano. Il volto cadaverico, è proprio quello di un uomo morto da quattro giorni, cioè un tempo sufficiente per essere annoverati tra i dimenticati dello sheol. La sua posizione non è quella di un cadavere che improvvisamente si rianima, ma solo il capo sembra languidamente sollevarsi come richiamato in vita dalla forza misteriosa del Signore Gesù. Tra il braccio di Cristo e il volto di Lazzaro s’instaura un dialogo di luce, una corrente invisibile che narra una nuova creazione. Solo Marta tra i presenti si trova inghiottita nel flusso di questa corrente di vita. Lei, a cui Cristo ha rivelato poc’anzi: «Io sono la risurrezione e la vita». Io sono l’impronunciabile nome di Dio rivelato qui ad un’altra donna. Sette capitoli prima, infatti, era accaduto già, infatti, con la Samaritana.
Guardando questo cono di luce ci avvediamo, forse solo ora che il piede di Cristo poggia sopra un lastrone immenso di pietra. È; la pietra sepolcrale che serrava la tomba di Lazzaro. Un braccio di Lazzaro sembra essere ancora imprigionato in essa, ma il volto di Cristo e la postura del suo corpo dicono la certezza della vittoria. Rembrandt qui pensa certamente a quella straordinaria affermazione paolina contenuta nella 1 ai Corinzi: Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti. Poiché se a causa di un uomo venne la morte, a causa di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti; e come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo. Ciascuno però nel suo ordine: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo; poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo aver ridotto al nulla ogni principato e ogni potestà e potenza. Bisogna infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L’ultimo nemico ad essere annientato sarà la morte (1Cor 15, 20-26).