Lazzaro: lo sguardo della vita - 3
Il dramma della morte- Autore:
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Di fronte all’oscurità della morte Giovanni registra le diverse posizioni dei vari personaggi. Anche Rembrandt le racconta rappresentando i convenuti al miracolo in posizione ricurva e, dunque, con dimensioni più ridotte rispetto a Cristo e racchiudendoli entro la corona di luce che sprigiona dal fondo del dipinto. La prima a notarsi, proprio come nel Vangelo di Giovanni, è Marta.
Marta porta nel nome l’indole del suo temperamento deciso e capace. Il suo nome significa, infatti, la Signora, colei che coordina la casa e viene dipinta e dal Vangelo e da Rembrandt con le medesime caratteristiche psicologiche.
Marta dunque, come seppe che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa chiederai a Dio, egli te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risusciterà». Gli rispose Marta: «So che risusciterà nell’ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno. Credi tu questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo». Dopo queste parole se ne andò a chiamare di nascosto Maria, sua sorella, dicendo: «Il Maestro è qui e ti chiama» (Gv 11, 20-28).
La schietta e fiera determinazione della donna si rivela in quel ripetuto oida: so! Nel suo dialogo col Signore viene a delinearsi il percorso delle sue certezze di fede. Prima ella sa che se Cristo fosse stato presente il fratello non sarebbe morto, dunque esprime la sua fede nella grandezza dell’uomo Gesù. Poi sa che, benché fosse intervenuta la morte per il fratello, qualunque richiesta Gesù avesse fatto al Padre avrebbe trovato risposta positiva. Manifesta in questo modo la sua fede nel rapporto fra Cristo e il Padre. Poi professa la sua fede nella risurrezione dei morti (cosa creduta dai farisei ma messa in dubbio dal partito influente dei sadducei) e infine dichiara di credere in Gesù come il Cristo, il Messia che deve venire nel mondo, il Figlio di Dio.
Totalmente illuminata dal cono di luce che da Cristo giunge a Lazzaro è, infatti, la Marta rembrandtiana. Ella tiene le mani levate tra lo stupore e la certezza ed è l’unica, in qualche modo, a ripetere lo stesso gesto del Maestro. Marta è anche l’unica a dirigere lo sguardo verso lo spettatore e a coinvolgerci direttamente nell’evento.
Il Vangelo di Giovanni continua ponendo in scena Maria. Questa sorella “rimasta in casa” viene chiamata da Marta “di nascosto”. Già con queste annotazioni s’individua il carattere più schivo di Maria, il cui nome tra i probabili significati include quello di Amata da Dio. E qui entra in scena il verbo vedere.
[Maria], udito ciò, si alzò in fretta e andò da lui. Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. Allora i Giudei che erano in casa con lei a consolarla, quando videro Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono pensando: «Va al sepolcro per piangere là».
Maria, dunque, quando giunse dov’era Gesù, vistolo si gettò ai suoi piedi dicendo: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». Gesù allora quando la vide piangere e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profonda-mente, si turbò e disse: «Dove l’avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: «Vedi come lo amava!». Ma alcuni di loro dissero: «Costui che ha aperto gli occhi al cieco non poteva anche far sì che questi non morisse?». Intanto Gesù, ancora profondamente commosso, si recò al sepolcro; era una grotta e contro vi era posta una pietra (Gv 11, 29-38).
Pur nel nascondimento cercato, e tutelato anche dalla sorella Marta, Maria si nota: Maria viene seguita. È; lei che conduce tutti a vedere Gesù. La preghiera di Maria è tutta supplica e adorazione: invoca la presenza del Maestro e si getta ai suoi piedi piangendo.
Rembrandt ce la dipinge proprio così, di spalle, vestita di nero segno del lutto e del pianto, ma segno anche dell’oscurità da cui ella volentieri si lascia avvolgere. Maria è tuttavia la sola ad essere rivolta verso Gesù. Pur rimanendo fuori campo, anch’ella, per quanto timidamente, solleva la mano come la sorella e con il ritrarsi leggero del suo corpo sembra far spazio alla fede degli altri.
Le due sorelle, proprio nei loro atteggiamenti, incarnano le due dimensioni fondamentali della fede: la missione e la contemplazione. Ma come nella dinamicità di Marta è presente lo sguardo profondo della contemplativa che “vede” in Gesù il Cristo il Figlio di Dio e l’atteggiamento contemplativo di Maria si rivela missionario, tanto che attraverso di lei altri vedono il Cristo, così nella Chiesa la dimensione contemplativa e quella missionaria sono intrinsecamente unite.