Gli sportivi "superabili"

Lo sport praticato dai disabili presenta ha una valenza educativa all'ennesima potenza.
Autore:
Buggio, Nerella
Fonte:
CulturaCattolica.it ©

Se qualcuno crede che lo sport praticato dalle persone disabili sia uno sport minore, dove gli atleti si accontentano di fare ciò che possono, sappia che è sulla strada sbagliata.
Se lo sport ha in sé una valenza prima di tutto educativa, perché forgia il carattere, la tenacia, allena a superare le avversità, lo sport praticato dai disabili presenta queste caratteristiche all'ennesima potenza.

Peccato che come spesso accade, se ne parli poco, che i mezzi di comunicazione non se ne occupino se non in occasioni particolari, perché questi atleti hanno molto da insegnare, a chi pratica lo sport e a chi lo sport lo vive standosene seduto in poltrona da tifoso, più che da sportivo.

Sono tantissimi e in tutte le discipline gli atleti che con caparbietà, carattere, passione per lo sport e per la vita, non si arrendono a quelle situazioni che potrebbero sembrare la fine di tutto "il bello della vita", ci sono tornei di calcetto a cinque per non vedenti, campionati di basket in carrozzina, atleti che praticano il tiro con l'arco, il ciclismo, lo sci alpino o il nuoto, che corrono la maratona.

Solo per citarne alcuni:

Fabian Mazzei, ventinove anni, il miglior tennista italiano.
Ha perso l'uso delle gambe a otto anni a causa di un banale incidente sugli sci.
Oggi è numero trenta al mondo, e ai campionati Open di tennis in carrozzina ha conquistato il titolo italiano vincedo per 6-0 6-0.

Fabrizio Macchi, ciclista, corre con una sola gamba.
Il 13 giugno 2003 è partito per un tour europeo, 150 chilometri al giorno sino al 6 luglio. Si avete capito bene, 150 chilometri con una sola gamba.

Paola Fantato, la poliomielite la obbliga a stare seduta in carrozzina, ma da quando le hanno messo tra le mani arco e frecce non si è più fermata, è campionessa paraolimpica in carica, di tiro con l'arco, con alle spalle quasi 20 anni di carriera agonistica..

Claudio Antoci ha conseguito il brevetto di sub. C'è infatti una scuola come l'Hsa Italia che aiuta a diventare esperti subacquei e negli abissi marini le barriere non esistono.

Eppure di loro si parla poco, le loro storie non si conoscono, i loro risultati non meritano menzione nei programmi sportivi.
Se la televisione, che tanta visibilità concede a persone prive di qualsiasi dote artistica e sportiva, dedicasse uno spazio a questi atleti, farebbe un servizio davvero pubblico, quello di far conoscere degli sport spesso definiti minori, che sono invece affascinanti, che coinvolgono il pubblico che si stupisce della bravura e della professionalità di questi atleti, ma soprattutto la televisione sarebbe il mezzo per far conoscere delle realtà, a volte difficili a volte dure, ma vere.
Uomini e donne, seri con la vita, che amano divertirsi, lottare e vivere con lo stesso impegno.
Un incoraggiamento per tutti ad affrontare la realtà con passione per la vita, guardando alle potenzialità di ognuno senza soffermarci sulle limitazioni.