La bellezza di Cristo oggi
Omelia di S. Ecc. Rev.ma Mons. Mauro PiacenzaPresidente della Pontificia Commissione per i Beni Culturali
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Sia lodato Gesù Cristo!
Come all'epoca di Madre Maddalena, noi viviamo in un tempo in cui ci troviamo immersi in una cultura che non sa più percepire, priva com'è degli occhi della fede autentica, la bellezza davvero sovrumana della sposa di Cristo e si accanisce a riflettere su di essa solo con categorie puramente mondane e quindi a rilevare in essa (parliamo della Sposa del Salvatore e quindi della Chiesa) solo la polvere e gli stracci di cui l'hanno circondata e la circondano le inevitabili debolezze umane. È facile allora che sfugga - anche ai vicini - la realtà più profonda a la preziosità del mistero di comunione in cui abbiamo la grazia di vivere; capita così che si smarrisca e si inaridisca la nostra gioia: senza gioia non si può vivere perché senza Pasqua non si può vivere e senza la gioia dell'appartenenza ecclesiale non si può vivere fruttuosamente nella Chiesa.
All'epoca di Madre Maria Maddalena alla Chiesa si voleva togliere, quasi, l'aria per respirare ignorando le risorse invisibili quanto chiarissime della stessa. Ci sono poi epoche, e alludo alla nostra, senza leggi particolarmente vessatorie, in cui, anzi, si vive entro un clima estremamente "libero" che giunge però a soffocare quel Christus Hodie, che è la Chiesa. Ciò avviene con la riduzione progressiva della Chiesa nella società e nei mezzi di comunicazione, con l'alterazione della visione autentica della Chiesa, con la relativizzazione della sua presenza nel mondo e con una informazione tendenziosa, perché ignorante, in un clima distruttivo di tutto ciò che è oggettivo.
Nei mari limacciosi dell'anticlericalismo più bieco e reazionario ed oscurantista dei propri anni, Madre Maria Maddalena ha saputo, però, volare alta, ha saputo prendere il largo, non ha avuto paura di allontanarsi dagli atteggiamenti e dalle opinioni dei grandi del tempo, dalle insipienze conclamate, aveva capito molto bene che una Chiesa assimilata alla mentalità di questo secolo - per dirla con la lettera di San Paolo ai Romani - non converte assolutamente nessuno, che una Chiesa soggetta alle mode fluttuanti non può adempiere la sua missione, perde sapore, diventa scipita e null'altro serve che ad essere gettata via e calpestata; per questo ha piegato le ginocchia e ha posto l'Ostia Santa sul trono eucaristico e ha operato una missione che è straordinariamente e perennemente attuale, come perennemente attuale è il Dio con noi: Gesù Eucaristico. Madre Maria Maddalena non ha avuto paura di essere travolta da quella tornata storica, perché il vivere nella conversatio coeli conduce ad essere al di sopra di determinate correnti, rende consapevoli che tutto passa e solo Lui rimane e anche ciò che in quel particolare momento può sembrare trionfale - mettiamoci nella situazione di allora - passerà, perché nella mente e nel cuore c'è l'eternità. Solo l'eternità rimane e solo le cose di lassù sono le cose veramente reali: l'Eucaristia. L'Eucaristia è il realismo del realismo, è il Dio con noi, il dono di nozze con cui il Signore ha abbellito l'umanità sposandola nel suo Sangue. La Chiesa è gelosa di questo dono, è santamente gelosa di questo dono al quale possono partecipare soltanto coloro che sono pienamente inseriti nella sua vita. L' Eucaristia è il dono che ogni giorno rigenera la Chiesa, la conferma nella sua santa e inalienabile identità di fronte a tutte le altre aggregazioni religiose o umanitarie e le infonde un desiderio, anzi direi di più, l'ansia di far conoscere a tutti Colui che l'ha amata fino a morire per lei: « ogni volta che mangiate questo pane e bevete questo calice annunciate la morte del Signore finché Egli venga». Questo, dunque, noi annunciamo: dall' Eucaristia zampilla la fonte di tutta la passione della Chiesa; non c'è Chiesa senza Eucaristia, non c'è missione senza Eucaristia e non c'è Chiesa senza missione.
Noi, che siamo qui a celebrare e adorare il Mistero, siamo consapevoli di essere stati raggiunti e presi dalla Verità che salva, ma non dobbiamo, questa Verità che salva, tenerla nascosta dentro di noi, noi dobbiamo annunciarla! Non possiamo semplicemente stare al riparo da tutto e da tutti, dobbiamo uscire, annunciare con grande coraggio, con umiltà, senza alcuna iattanza: non noi stessi, ma Colui che è la via, la verità e la vita.
Adoriamo l'Eucaristia e siamo persuasi che il mondo extraeucaristico - e dicendo extraeucaristico dico anche ovviamente extraecclesiale - non è la luce, ma è assetato di luce: ha bisogno di annunzi, ha bisogno di evangelizzazione e questo soprattutto quando ritiene di non aver bisogno di annunzi, di non aver bisogno di evangelizzazione.
Chi celebra l'Eucaristia e chi partecipa attivamente all'Eucaristia conosce l'intelligenza della fede ed è chiamato a far conoscere a tutti la realtà centrale e più decisiva dell'universo intero: la Pasqua, la Pasqua di sangue e di gloria, l'avvenimento che solo dà senso a giorni che diversamente sarebbero insensati. L'intervento di Dio, infatti, rianima ogni esistenza umana e la vivifica dandole nuovi significati. Voi annunciate sì una morte, ma la morte di Colui che è risorto. L'Eucaristia è vita, è tutta una vibrazione di vita! È principio in noi di autentica vitalità proprio perché è comunione nell'essere e nell'esistere con Colui che ha vinto ogni morte e ormai non muore più: voi annunziate sì, la morte, ma la morte di Uno che è vivo! Che è in mezzo a noi, con la sua presenza silenziosa e consolante, che colma di mistero e di grazia le nostre Chiese e le nostre anime; l'Eucaristia è il vertice, il tipo, la norma dell'intera esistenza cristiana che si configura come memoria di Cristo. Esistere da cristiani significa prestare continuamente attenzione a ciò che Cristo ha detto, a ciò che Cristo ha fatto, a ciò che Cristo è, sull'esempio della Chiesa che non si stanca mai di rileggere e contemplare parole e fatti del Signore, entro quel grande alveo che è la sua stessa vita, la tradizione della Chiesa. Rievocare ciò che Gesù è significa conoscere sempre meglio ciò che noi si ha, dal momento che, come Cristo è la perfetta icona del Padre, ognuno di noi è un'icona di Cristo. In Cristo noi sappiamo chi siamo e quale traguardo unico ci aspetta: se Egli è Salvatore allora noi sappiamo di essere i salvati e i salvati da Lui; se Egli è il Crocifisso allora noi ci rendiamo conto che la strada della Croce è anche la nostra strada; se Egli è risorto allora siamo certi che il nostro destino è la pienezza della vita eterna, è la gloria. Se Egli è Figlio noi siamo figli dello stesso Padre celeste; se Egli è uomo pienamente realizzato, allora ogni valore e ogni possibilità umana ci avvicina e ci conforma a Lui; se Egli è Dio vero da Dio vero allora un'arcana ma effettiva partecipazione alla vita divina è nella vita di grazia la nostra impreveduta ricchezza.
«Questo - ci ricorda Gesù - è il mio Corpo che è per voi»: in questa realtà noi possiamo trovare ogni ragione per non esistere invano e ogni energia per costruire liberamente il nostro destino di risposta al Padre e alla sua eterna chiamata. Eucaristia e vita costituiscono un binomio assolutamente inscindibile: quando l'azione eucaristica è avulsa dalla vita e dalla storia dell'uomo, allora rischia di apparire ritualistica; ma di converso, quando l'esperienza del correre, dell'agitarsi, del soffrire dei figli di Adamo, si estranea dalla Santissima Eucaristia, allora può diventare opaca fino all'assurdità e senza più difese contro i morsi della disperazione, sempre in agguato. Se vogliamo che la nostra Messa, la nostra adorazione, la nostra esistenza siano quello che devono essere secondo il disegno del Creatore, allora dobbiamo fare sì che l'intero nostro vivere si ricollochi dentro il contesto sacramentale, che può illuminarlo e trasformarlo integralmente, così come si transustanzia il pane e il vino nella presenza adorante del Cristo immolato e ormai splendente di gloria.
Portare la vita nella Messa, portare la vita nell'adorazione, portare insomma la vita nel cuore della vita cristiana, nell'Eucaristia, significa soprattutto sottoporla al giudizio della Parola di Dio e che nella celebrazione risuona e nell'adorazione viene come ruminata in modo salutare.
Nella luce di questa Parola le illusioni del nostro orgoglio, le adulazioni interessate, le opinioni superficiali si squagliano come neve al sole, ogni maschera cade e appare anche a noi stessi la nostra nuda realtà; portare la vita nell' Eucaristia - e mi pare che il messaggio e il carisma di Madre Maria Maddalena ce lo indichino con chiarezza - vuol dire inserire il nostro esistere, il nostro pensare e il nostro operare nella concretezza salvifica della Chiesa, che è continuamente costruita e avviata dal Sacramento del Corpo dato e del Sangue sparso. La vita eucaristica non è mai qualcosa di individuale da utilizzare secondo i propri criteri soggettivi: è sempre comunione con Colui che è il capo del corpo ecclesiale e con tutta l'autentica famiglia di Dio; è comunione con Colui che è il capo invisibile e realissimo del corpo ecclesiale e con colui che ne tiene le veci nel tempo, cioè il Santo Padre; sicché è postulata una duplice attenzione: a Cristo che si immola e agli altri; due sollecitudini mai separabili: quella verticale, che è obbligatoria, e quella orizzontale, che è appesa a quella verticale come il legno della croce.
Quello che riserviamo ai fratelli non può essere uno sguardo puramente sociale, non può essere uno sguardo puramente filantropico, non può essere uno sguardo da associazione di mutuo soccorso! Dobbiamo impegnarci sempre più a cercare negli altri l'arcana immanenza del Figlio di Dio, crocifisso e risorto, il solo che sappia davvero abolire ogni distanza, ogni separazione, il solo che di ogni lontano ne fa un vicino, di ogni essere che ci è, o ci pare ostile o indifferente, ne fa un essere da amare come lo ha amato Lui. Come membri consapevoli della città terrena, noi dobbiamo portare all'Eucaristia anche la nostra fattiva partecipazione ai problemi del mondo, perché l'Eucaristia e l'adorazione silenziosa non ci estraniano, ma ci pongono nel cuore dei problemi dell'uomo. Portiamo le ansie dei giovani che cercano (magari senza rendersene conto) ideali veri e perenni; le ansie per la sopravvivenza e per il giusto sviluppo; le umiliazioni dei tanti anziani non capiti o lasciati soli; degli oppressi, dei semplici, ingannati dai falsi maestri; portiamo le contraddizioni di una società che condanna il male nelle sue conseguenze, ma che pone tutte le premesse perché il male ci sia e vigoreggi.
Sì, perché sappiamo che dal Pane di Vita, dall'Ostia Santa proviene agli uomini ogni necessario alimento e una salvezza non illusoria. Con questi sentimenti noi vogliamo dire grazie a Dio per aver suscitato nella Chiesa il carisma di madre Maria Maddalena dell'Incarnazione e vogliamo, in comunione con lei e con tutti i Santi eucaristici, aggrapparci a questo Sole di Vita che è l'Eucaristia nel contesto della comunione della Chiesa della ininterrotta traditio ecclesiae, consapevoli che solo così possiamo realmente aiutare il mondo che con conosce Cristo e solo così possiamo essere davvero missionari, ricordando che senza missione non esiste fedeltà a Cristo.