Emanuela Baio Dossi: "ho provato una grande pace"

Autore:
Baio Dossi, Emanuela. Senatrice
Fonte:
CulturaCattolica.it



Nell'arte come nella vita abbiamo la possibilità di stupirci ancora, di essere abbagliati, e noi attori o registi, pittori o modelli, musicisti o compositori, persone umane possiamo, anche solo per pochi istanti, immergerci nel flash back delle nostre esistenze, regalandoci lo stupore di una presenza.
Voglio legare la mia testimonianza ad un episodio riportato nel libro di Piero Damosso e Francesca Giordano. A pagina 71, nello scenario del 1818, si narra che suor Maria Maddalena è da pochi anni tornata a Roma, dopo essere stata costretta a lasciare la casa delle Quattro Fontane, il monastero dei Santi Gioacchino e Anna, e riceve una signora finora sconosciuta, Catarina Pariente. Questa donna dice di aver scoperto casualmente la Chiesa delle Adoratrici e, avendovi trovato una grande pace, ne ha parlato alla Regina di Spagna, Luisa.
Non voglio assolutamente fare confronti e paralleli impropri dal punto di vista storico e spirituale, ma anch'io, la prima volta che ho conosciuto le Adoratrici del Santissimo Sacramento di Monza, ho provato una grande pace. Volevo chiedere loro di conoscermi. Volevo chiedere loro di conoscermi e fortunatamente, già dal primo incontro, non si è trattato solo di una mera conoscenza, ma di una bella relazione di pace, che si sta approfondendo e che oggi è molto di più.
Sono entrata nel centro di Monza, nel cuore della Brianza. Il monastero di Santa Maddalena è posto al centro della città, ma allora non sapevo che questo è stato scritto e voluto dalla fondatrice. Monza è una cittadina che non vuole essere seconda a Milano, una realtà conosciuta per essere stata una fiorente città industriale, oggi alla ricerca di un ruolo in campo finanziario e terziario. I soldi e il lavoro sono il leit motiv dei brianzoli e la rincorsa del tempo è la regola di vita.
Mi hanno accolte come Marta e Maria accolgono Gesù, come un'amica, con il sorriso, con l'umiltà propria non solo della veste che indossano, ma della pace recondita del mistero della fede, vissuta con la scelta radicale di spendere tutte loro stesse all'adorazione del Santissimo Sacramento, e ho provato una grande pace.
Sono testimone non solo della pace che si vive e si riceve, ma anche di un altro quid voluto dalla Fondatrice: i monasteri devono essere al centro della città, come segno fisico di una presenza a servizio della convivenza civile.
Per chi cerca di vivere la politica come servizio gratuito e disinteressato per l'uomo, per il ben essere della comunità, essere accompagnate da donne e da suore, che testimoniano con la loro vita il servizio alla convivenza civile, è un dono che non ti fa sentire sola, che rafforza la tua scelta, che ti fa amare quello che stai vivendo.
Torno da loro spesso e trovo sempre lo stesso humus e la porta aperta, trovo sempre tanti sorrisi che ascoltano e, per un politico, essere ascoltato con amore è bellissimo, soprattutto in un momento, come quello che viviamo, di distacco, di conflitto, di crisi. E' un'amorevole accoglienza, fatta di confronto, di approfondimento, non di scontata accettazione.
Se non si vuole essere banale, dopo alcune volte ci si interroga su come sta crescendo questa bella relazione di pace al servizio della convivenza civile e allora si scopre con stupore che il rapporto che c'è fra la persona e le adoratrici perpetue del Santissimo Sacramento e, in modo particolare, con Suor Maria Gloria Riva, Goethe l'avrebbe chiamata "affinità elettiva", mentre Foscolo l'avrebbe forse definita "corrispondenza di amorosi sensi", ma in modo più semplice, possiamo chiamarla profondità umana e speriamo spirituale, ravvisabile già nei nostri sguardi che si incrociano. Una comunione che può essere definita "impercettibile" e difficilmente "descrivibile" con le parole della ragione, quando questa incontra un volto come quello delle Sacramentine la realtà si colora di fede. Come scrive Suor Gloria Riva: "...chi raccoglie l'eredità di Madre Maria Maddalena diventa ostensorio di Dio in mezzo agli uomini". Allora mi accorgo che questa comunione, anche se non è ritmata da tempi frequentissimi e vicini, è illuminata da ostensori viventi, dalla preziosità della preghiera testimoniata da loro, non esplicitata in modo uguale per tutte, perché a me è rivolta come contributo alla convivenza civile.
L'occasione di questo incontro e la lettura dei due testi, la vita e le opere della fondatrice e "Nell'arte lo stupore di una Presenza" mi ha permesso di capire meglio questa comunione. Mentre la mia formazione storica mi ha fatto apprezzare fin da subito il libro di Damosso e Giordano, mi sono avvicinata al libro di Suor Gloria con umile ignoranza, nel senso etimologico del termine e lo stupore è stato immenso. Lo stupore di conoscere e capire come attraverso delle opere d'arte sia possibile molto di più; il messaggio eterno dell'arte, la forza della bellezza artistica, ma anche e soprattutto il mistero della spiritualità.
Oggi la Chiesa sta valorizzando le diverse espressioni artistiche in modo nuovo.
Da sempre le opere pittoriche e la musica sono stati i linguaggi universali della Chiesa. Come si propone oggi questa novità artistica? Ricordo solo due note:

  • Papa Wojtyla è stato un attore d'altri tempi, vissuto per due anni nella stessa casa alle 4 Fontane, dal 1946 al 1948. E' stato un autore di opere, un regista teatrale, un attore sul palcoscenico, ma soprattutto un Grande artista sulla scena della vita e della Chiesa, ha fatto innamorare i giovani della bellezza;
  • Per il nuovo Papa Benedetto XVI, Papa Ratzinger, nato lo stesso giorno della Fondatrice, il 16 aprile, la musica è parte della sua vita. I suoi grandi studi, l'infinità di opere pubblicate denotano la Profezia della sua cultura e resteranno nelle menti come le note musicale di una grande opera classica.


Per il primo conosciamo, per l'altro ci sarà lo stupore di una scoperta. Per me hanno interpretato l'arte come proposta nuova che esce dal solo schema evangelico.
Attraverso l'opera di Suor Gloria entriamo in tanti mondi, ma il filo conduttore è la ricerca di quel quid in più, quel valore eterno, quell'humus dell'Eucaristia, attraverso le opere d'arte, presentate come conosciute e amate. Con la semplicità che è propria dell'ordine, fin dai tempi della fondatrice, il testo ci accompagna nella conoscenza, così da rendere delle opere eterne parte della nostra vita, come se scandissero il tempo della vita. Scoprendo per esempio il volto mesto e profondo di Gesù, nell'opera "Cristo alla porta" di Antonio Martinetti si scopre che Gesù tende l'orecchio, guarda, bussa alla nostra porta e solo la nostra libertà può spalancarla. Quest'opera ho potuto ammirarla dal vivo, ma non avevo notato quel piccolo squarcio di cielo turchino che si vede dietro il volto di Cristo e che rappresenta la profondità del mistero che ci chiama. Oggi la politica non si accorge che c'è una squarcio di cielo turchino. Ma per poter aprire gli occhi, dobbiamo aprire il cuore e la mente.
Questo testo ci trova imbarazzati nello scoprire quei particolari, che in uno sguardo leggero, si perdono nell'oblio del consueto, fotografando il rossore paonazzo ed entusiasta del bambino che, all'improvviso, dopo la collina, scorge il mare. Quel mare che si confonde all'orizzonte con un cielo azzurro che apre la comunione alla quintessenza del mistero eucaristico.
Perché non guardare con lo stupore proposto da Suor Gloria almeno una di queste opere: "Il Cenacolo" di Leonardo. Guardare i tanti volti. A me ha colpito quello di Giuda. Almeno una volta siamo stati Giuda, forse è meglio dire che chi fa politica come me, qualche volta ha rappresentato questo volto.
Un libro non semplice, ma che ci avvicina alla bellezza, allo stupore e al mistero dell'eucaristia, intrinseco in queste opere d'arte.
Grazie Suor Gloria, Grazie a tutte le sorelle delle adoratrici perpetue, la comunione di vita è un dono di Dio attraverso di voi.