Fede: inizio di una nuova cultura
Risposta di S. Ecc. Mons. Luigi Negri- Autore:
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Mi ha colpito quando Ferdinando Vicentini Organi ha detto che in una vicenda di Fede - che non gli era molto consueta - abbia scoperto essere contenuta una capacità di lettura critica della situazione. Io credo che la Verità dimostra la sua forza facendo comprendere la realtà, tenendo conto di tutti i suoi fattori; l’ideologia invece decurta la realtà, per affermare una visione statica della realtà, astratta.
Ora, è straordinario che questa constatazione arrivi da una persona che, muovendosi da altri lidi, accosta l’esperienza della Fede nel suo aspetto più umile, più puro, più radicale ma anche più compiuto, perché che cosa c’è di più compiuto che dire a Gesù Cristo:«Tu sei il Figlio di Dio, il Redentore del mondo, il centro del cosmo e della storia»? Questo le Adoratrici lo dicono con la vita, e danno a questa affermazione, che è il contenuto della Fede di ogni cristiano, dal Papa fino all’ultimo cristiano, la forma dell’esistenza materiale cogliendo l’aspetto più radicale della Fede che è proprio la Presenza Reale. Diceva il grande Pascal che “Dio si era celato nella povertà di Gesù di Nazareth ma continua nella povertà dell’Ostia”: quindi la Presenza Reale è il terminale dell’Incarnazione, se non si arriva fin lì si perde l’Incarnazione; credo sia stato il tragitto di molti che, riferendosi a Cristo, ma non percorrendo tutta la sua strada, quindi non arrivando alla Presenza Reale, si trovano poi in estrema difficoltà.
Questa capacità di lettura critica è una cosa affascinante per l’uomo di oggi, perché in fondo l’uomo d’oggi ha bisogno di capire chi è, di capire da dove viene, dove va, ha bisogno di certezze da verificare, ma non ha certamente bisogno del problematicismo o del relativismo di cui parla Benedetto XVI, perché quel tipo di relativismo è un’illusione che cela la tentazione della violenza sull’uomo mentre il consentire alla Verità di porsi, mette in dialogo la Verità con il cuore dell’uomo: nessuno vuole imporre la Verità al cuore dell’uomo, ma nulla il cuore dell’uomo desidera di più che la Verità. Diceva San Tommaso d’Aquino: «l’affetto più grande dell’uomo è l’affetto verso la Verità».
Mi ha colpito il termine “un’espressione critica” perché mi ha fotografato la motivazione per cui io ho assunto una posizione cristiana consapevole durante i miei anni di liceo: aver capito che la Fede non mi sequestrava dall’impatto con il reale, dalla ricerca, dalla passione del conoscere, dal realizzare i rapporti vivi, con la realtà, ma mi dava una motivazione profonda e adeguata e oggi, parlando di una donna che ha fondato una realtà di Adoratrici Perpetue, noi diciamo che ci mette in grado di comprendere il passato, il presente e il futuro più di tanto intellettualismo: questa mi sembra una dimostrazione che la Fede contiene una cultura adeguata.
[Stesura non rivista dall’Autore]