Thomas Covenant: le forze del bene - la landa - 6

Autore:
Platania, sr. Marzia
Fonte:
CulturaCattolica.it



Il Bene

Fanno parte dello schieramento del bene tutte le altre realtà presenti nella Landa, e innanzitutto la landa stessa. Presenteremo alcuni aspetti sui quali ci è sembrato interessante soffermarci ai fini della nostra ricerca.

La Landa

Due sono gli elementi caratteristici della Landa.
Il primo è ovviamente la sua qualità magica, elemento topico del genere fantasy. Nella Landa la magia sostituisce la tecnologia. Tuttavia nella Landa la magia non è soltanto un analogo della tecnica, o meglio, non è soltanto una forma di potere sulle cose; è in qualche modo un potere delle cose. La Landa è la natura, e a differenza della nostra Terra è viva e possiede poteri.



- Nel luogo da cui provengo io, non c’è una “Landa”. Solo il “terreno”. Inanimato -. [1]


Ogni forma di magia nasce infatti dal Potere della Terra. È questo un potere che risiede negli elementi, in particolare roccia e legno (ma anche nell’acqua); un potere in qualche modo vivente, anche se non cosciente:


Covenant, che stava allora lentamente uscendo dalla sua apatia, non riusciva affatto a provare il reverenziale timore che forse gli altri si aspettavano da lui. Chiese, come già aveva chiesto in casa di Atiaran: - Voi adorate gli alberi?
-Adoriamo?- chiese Prothall, perplesso.- non capisco in che senso usate questa parola.
Covenant si limitò a fissarlo, senza parlare.
Un attimo più tardi, l’Alto Signore proseguì: - Forse vi chiedete se riveriamo la foresta. Certo. Gli alberi sono vivi, e in tutte le cose viventi c’è il Potere della Terra: nella pietra e nel suolo e nell’acqua e nel legno. Certo sapete che siamo i servitori di questo Potere. Noi ci prendiamo cura della vita della Landa. – guardò la Foresta e poi continuò: - Il Potere della Terra assume molte forme, dal legno alla pietra. La pietra fa da fondamento al mondo e, a quanto ne sappiamo, pur con la nostra conoscenza limitata, quella forma di potere non conosce se stessa. Ma il legno è diverso…” [2]


A questo potere l’uomo può fare appello, attraverso due mezzi: la parola e determinati strumenti, che sono dotati di una maggiore concentrazione di potere e agiscono come catalizzatori del potere diffuso.
Il Potere della Terra si manifesta anche attraverso doni più specifici: la sanargilla, una terra che guarisce le ferite o l’aliantha, una pianta che fornisce tutto l’anno i suoi frutti squisiti, sostanziosi e dissetanti, e che cresce ovunque, la prima a colonizzare il terreno e l’ultima a morire.
Anche le diverse Magie sono sempre concretizzazioni del fondamentale Potere della Terra.


Lena abbassò gli occhi e rispose tranquillamente: - la Terra ha un potere…ed è viva. Dovete saperlo. Mia madre Atiaran dice che le cose come la sanargilla, i poteri ed i misteri, sono dappertutto, ma che non li vediamo perché non siamo sufficientemente uniti alla Landa e alle altre persone. [3]

La tecnologia è sostituita dalla Magia del Legno e dalla Magia della Roccia. Gli adepti che conoscono queste forme di magia e hanno i poteri corrispondenti, si chiamano Pietrai e Fiaccolai, e possono sfruttare rispettivamente i poteri della roccia e del legno. Per esempio, possono con un canto riparare gli utensili rotti, oppure con il loro bastone sottoporre gli ospiti sconosciuti ad una specie di prova della verità. Ogni abitante sa invece usare le forme più umili e quotidiane di queste magie: per esempio usare pietre speciali o bastoncini che forniscono luce e calore. Le due forme di magia danno vita a due tipi di insediamenti diversi: i Pietrabbassi dove le case e tutti gli utensili sono ricavati dalla roccia, e i Silvani, case costruite sugli alberi in cui tutto è fatto di legno. I due materiali non vengono mai mescolati. La Rocca delle Celebrazioni, centro del potere dei Signori e unica grande città della Landa, ospita un numero cospicuo di adepti di entrambe le arti, mentre la Casa delle Tradizioni è la scuola dove chi lo desidera può apprendere questi saperi.
Il secondo elemento caratterizzante la Landa è il fatto che in essa è visibile la salute. Attraverso una specie di approfondimento della sensibilità anche le qualità morali sono in essa percepibili. Nella Landa è possibile “vedere” la sanità, la forza, la vitalità, e parimenti la malattia, l’innaturalità, la malvagità.



In un modo stupefacente, i suoi sensi avevano acquistato una nuova prospettiva. Guardò l’erba, ne fiutò la freschezza, ne vide il benessere, il desiderio di crescere e l’armonia. […] Sentì che i suoi pensieri vacillavano, procedevano a tastoni, e che poi, all’improvviso, tornavano a chiarirsi intorno all’immagine della salute. Vedeva la salute, sentiva l’odore dell’armonia e della vitalità naturali, ascoltava l’esuberanza della primavera. La salute era talmente vivida, attorno a lui, che lo spirito vitale della Landa pareva essere divenuto tangibile, pareva incarnato. Gli pareva di aver messo piede, senza preavviso, in un universo completamento diverso dal suo. [4]


Quando il protagonista ritorna nel mondo reale, la bellezza della natura gli apparirà, al confronto “superficiale”. Covenant puntualizza la differenza in questi termini:


- …tutto questo è bellissimo. È vivo…vivo nel modo in cui deve essere vivo. L’erba è gialla, rigida, sottile…ma vedo che è piena di salute. Sta bene qui, in questo genere di terreno. Maledizione! Posso perfino capire in che periodo dell’anno ci troviamo, soltanto guardando la terra. Riesco a vedere la primavera.
Nel luogo da cui provengo non vediamo queste cose.”
[…].
“Anche noi abbiamo la bellezza. La chiamiamo scenografia.
[…]
Significa che la bellezza è qualcosa di extra. […]. È piacevole, ma possiamo farne a meno. [5]


In pratica nella Landa l’apparenza corrisponde alla realtà profonda. Il valore delle cose è evidente come la loro esistenza.
Questo modo di essere della Landa costituisce la sua bellezza. Una bellezza tanto fisica quanto morale, perché tale modo di essere plasma anche le qualità dei suoi abitanti. Considerando degne del massimo rispetto le manifestazioni del Potere della Terra, gli uomini usano delle realtà naturali senza violentarle. Si considerano i servitori della terra, e non i padroni. Nulla viene usato in modo da distruggerlo: non vengono accesi fuochi, per esempio. Anche l’arte rivela lo stesso atteggiamento fondamentale: non si tratta di imprimere forme alla materia prima, ma di trarre fuori la forma che già è insita in essa [6], e non attraverso la lavorazione, ma solo mediante la scelta e l’accostamento delle parti.


- Il suru-pa-maerl è l’arte di ricavare immagini dalle pietre senza fissarle tra loro e senza scolpirle. Io salgo sui monti e cerco le forme delle rocce e dei ciottoli. Quando scopro una forma che riesco a capire, la porto a casa e le trovo un posto, mettendola in equilibrio con altre forme, o ponendola in mezzo ad esse, in modo da ottenere una forma nuova.
A volte, se ne trovo la forza, addolcisco qualche superficie troppo scabra, perché l’unione tra le pietre sia più salda. In questo modo ricompongo i segreti infranti della Terra e ricreo una bellezza di cui tutti potranno godere -
Distrattamente Covenant mormorò: - Deve essere difficile…Pensare a una forma e poi trovare le pietre che la realizzano.
-No, il modo non è questo. Io guardo le pietre e cerco le forme che già esistono in esse. Non chiedo alla Terra di darmi un cavallo. L’arte sta nell’imparare a riconoscere quel che la Terra ci offre spontaneamente. Forse potrà essere un cavallo. [7]

Lo stesso rispetto gli uomini nutrono gli uni per gli altri e per le realtà della vita umana: i pasti in comune, l’ospitalità, il matrimonio, la nascita, la morte. Le attitudini e i desideri di ciascuno sono rispettati per permettere a tutti di trovare il loro giusto posto nella comunità. Ci si astiene da ogni giudizio, nella convinzione che ciascuno farà ciò che ritiene meglio per il bene comune.
La vita, l’armonia e la bellezza della natura, così visibili ed evidenti come sono nella Landa, suscitano senza resistenza il senso di appartenenza e la devozione degli uomini.
Inoltre un patto esplicito lega gli uomini alla Landa dall’epoca di Berek Mezzamano. Egli fu il primo eroe della lotta contro il male nella Landa. Rimasto solo a difendere la Landa, sconfitto e fuggiasco, si lamentò con la Terra della sua indifferenza: essa infatti sopporta ugualmente chi la difende e chi la distrugge. La Terra rispose dicendo che anche i malvagi sono creature viventi che hanno bisogno di lei ma che tuttavia, la Terra avrebbe potuto essere un amico, per chi avesse nel cuore la saggezza di comprenderlo. Berek giurò col sangue delle sue ferite di dedicarsi alla difesa della Landa, e la Terra rispose distruggendo con un portento l’esercito nemico, e manifestando agli uomini il Potere della Terra. Berek fu il primo Signore della Landa.

Note

[1] GG, pag. 127.

[2] CS, pag. 301.

[3] CS, pag. 54.

[4] CS, pag. 116.

[5] CS, pag. 249.

[6] E’ una visione ancora più radicale di quella neoplatonica, già espressa da Leon Battista Alberti nel suo De statua, secondo il quale gli scultori “togliendo via quel che è di superfluo, scolpiscono, e fanno apparire nel marmo una forma, o figura d’huomo la quale vi era prima nascosta et in potentia” e ripresa poi da Michelangelo, in particolare nella lettera a Benedetto Varchi e nel sonetto in cui esprime la sua teoria Non ha l’ottimo artista alcun concetto. Il tema dell’artista non come creatore, ma come scopritore di una forma già data attraversa tutta la storia dell’arte, fino alla visione di Heidegger dell’essenza dell’arte come porsi in opera della verità dell’ente (cfr. M. Heidegger, Sentieri interrotti – L’origine dell’opera d’arte, Firenze, 1989, pag. 7-69, in particolare, per la definizione data, pag. 21); nella Landa non si tratta neppure di lavorare la materia per farne uscire la forma già insita, ma solo di metterla in luce togliendo la materia dal contesto naturale e accostandola ad altre. L’intervento umano è ancora più ridotto, e più simile alla teoria heideggeriana, secondo la quale l’opera d’arte nasce quando le cose sono sottratte all’uso, al loro esser-mezzo, perché solo così rivelano la loro natura di esser-mezzo.

[7] CS, pag 48.