L’uomo cattivo
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maggio 1965
alla mia nonna Elvira
Era un uomo cattivo, ma cattivo, cattivo, cattivo,
eppure così cattivo il Signore lo salvò:
quando si alzava la mattina tutto gli dava fastidio
a cominciare dalla luce, perfino il latte col caffè.
Ma un dì si chiese Chi era che gli dava la vita,
un dì si chiese Chi era che gli dava l’amor.
«Chi se ne frega della vita! Chi se ne frega dell’amore!»‚
lui ripeteva queste cose, ma gli faceva male il cuore.
Ed il Signore dal cielo tanti regali gli mandava,
lui li guardava appena, anzi alle volte poi si lamentava.
Ma un dì si chiese Chi era che gli dava la vita,
un dì si chiese Chi era che gli dava l’amor.
Poi un giorno vide un bambino che gli sorrideva,
vide il colore dell’uva e la sua nonna che pregava,
poi vide ch’era cattivo e tutto sporco di nero,
mise una mano sul cuore e pianse quasi tutto un giorno intero.
E Dio lo vide e sorrise, gli tolse quel suo dolore,
poi gli donò ancor più vita, poi gli donò ancor più amor…
Era un uomo cattivo, ma cattivo, cattivo, cattivo,
eppure così cattivo il Signore lo salvò.
«Per essere cattivi non occorre fare fisicamente del male agli altri: uno è cattivo quando non vuol bene a se stesso, quando non capisce che la luce del mattino è un dono di Dio, che il latte col caffè è un dono di Dio, che il colore dell’uva è un dono di Dio. La canzone è dedicata a mia nonna Elvira, che viveva con noi e aveva una strana percezione della mia conversione, perché io ero molto resistente e in casa non cercavo di vivere quello che invece fuori mi veniva così bene… Ero un brontolone, ero disattento nei confronti dei miei familiari, però lei continuava a farmi vedere che stava solo aspettando che cambiassi. Mia nonna aveva sposato un repubblicano storico, che non andava in chiesa, ma, pur essendo una donna del popolo, non aveva alcun dubbio sulla propria fede. Continuamente mi incitava alla preghiera e a rivolgermi a Gesù e alla Madonna nei momenti in cui ero dubbioso oppure cattivo, insofferente, acido. L’uomo cattivo è dedicata a lei, ma nasce per i bambini di una parrocchia di periferia che cercavamo di far giocare e che finivano continuamente per litigare: volevo spiegare loro che, anche il più cattivo, il Signore lo avrebbe salvato».
Claudio Chieffo in: Paola Scaglione, La mia voce e le Tue Parole. Claudio Chieffo, una lunga storia di musica e poesia, Ares, Milano 2006, p. 85