Il funerale di Claudio Chieffo:… un fatto grandioso
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Io l’ho sentito dire a tanti, parlando del funerale di Claudio Chieffo, perché la sua morte è stata un raggiungere il Mistero che aveva sempre cercato e cantato, la lettera che Anna Pia ci ha scritto racconta questo avvenimento, dove il dolore e la morte hanno la certezza lieta della resurrezione.

Quando dalla piccola stazione usciamo sul piazzale, non c’è neanche un taxi. La mia piccola Forlì non è abituata alla folla da Meeting che oggi l’ha invasa. Ma, per l’appunto, è piccola: a passo sostenuto, seguite da altri, evidentemente scesi dallo stesso treno, guadagniamo in breve il cuore della città. Abbiamo la grazia di arrivare quando il corteo si è appena mosso dalla chiesa di san Filippo in direzione del Duomo. Vediamo in testa la banda. Nel silenzio irrompono le note di “Oh, when the saints…” ed è l’irrompere di una bellezza struggente, perché c’è già dentro tutto: il destino e il nostro tendervi, il desiderio e la preghiera, l’annuncio e la speranza. “Quando i santi arrivano marciando/ oh, Signore, voglio essere con loro.” C’è dentro il sacrificio lieto vissuto da Claudio in questi anni di malattia, la forza della sua testimonianza e la tenerezza della Chiesa che ci fa alzare lo sguardo da questa apparenza di assenza alla luce dove Claudio adesso cammina (e canta?). Così l’interminabile teoria di sacerdoti che viene dietro la banda si confonde con questa teoria di santi della canzone e stupisce come un miracolo. Poi la musica si distende nel ritmo largo di un canto popolare mariano: “Mira il tuo popolo…”. Claudio un anno fa al Meeting cantò tenendo al polso il rosario. Certo la Santa Vergine c’entra con questa grazia di morire proprio nei primi giorni del Meeting di Rimini… Il popolo, che Chieffo ha voluto salutare con il suo concerto al Meeting di un anno fa, oggi è qui, ancora più numeroso di quel giorno. Lo ha voluto tutto alla più bella delle sue feste, per la gloria di Dio, e gli è stato concesso.
“Avrei voluto essere una banda…”. Il ritmo allegro di questa sua canzone lo accompagna alle porte del Duomo. E’ proprio l’accento di una festa, e anche il contenuto di questo canto, qui, oggi, è trasfigurato in un annuncio più grande. Le campane del Duomo suonano a festa. Dentro il Duomo, dall’inizio alla fine, i canti fanno da contrappunto alla liturgia. Adriana Mascagni dirige con impeto e passione “Povera voce”. La gente canta con compostezza, ma con vibrante partecipazione, tutto, anche il gregoriano del Sanctus. Si percepisce una coralità intensa. La chiesa è strapiena e non basta a contenere tutti, ma c’è ordine, precisione: è evidente che il servizio d’ordine del Meeting oggi in buona parte è qua.. Celebra (lo affiancano fra gli altri concelebranti altri due vescovi) il vescovo di San Marino e Montefeltro monsignor Luigi Negri: anche la sua omelia è bellissima, sapiente come sempre, ma con in più il calore del discorso fatto ad un carissimo amico.
La lettura del Vangelo è quella della morte di Gesù: ogni nostra morte è assimilata alla Sua. C’è il silenzio commosso del venerdì santo. Proprio come nel venerdì santo, fra l’altro, non si è cantato l’Alleluia, ma “Iesu, tibi vivo”. Poi è un crescendo di festa: “Ave Maria, splendore del mattino…”, “Lui m’ha dato…”, che parla di gioia e così giustamente dice: “…m’ha dato la bocca per cantar”, e, alla fine, il canto della resurrezione. Così la festa culmina nella proclamazione del fatto che la rende possibile. Un popolo canta con forza la verità in cui, anche di fronte alla morte, riconosce il proprio destino. Ed è chiaro che è un evento del Meeting, un fatto dentro al Meeting, ma che, nello stesso tempo, lo supera.
La folla si apre e la lunga teoria dei sacerdoti passa di nuovo. Passa la bara, scrosciano gli applausi: è un rendere omaggio, è un grazie, grazie per la tua vita, per i tuoi canti che sono diventati i nostri canti, per la gioia dei tuoi occhi nel giorno del tuo ultimo concerto e per questa festa che ci fa piangere anche di desiderio: “Quando i santi arrivano marciando: / oh, Signore, voglio essere con loro”.